Si aprirà giovedì 5 maggio la nona edizione del Festival del cinema spagnolo: a Roma verranno proiettati al Cinema Farnese Persol i film più rappresentativi della scena contemporanea spagnola, come Hablar, ossia parlare, un omaggio alla vita e al cinema stesso. Un unico piano sequenza, mille storie che si confondono nella Madrid moderna e disincantata, viavai di umori e dolori, di gioie e slanci vitali. La stessa Madrid nella quale Daniel Guzman ha deciso di ambientare il suo A Cambio de Nada, storia di un ragazzo e del suo rapporto con i genitori, in procinto di divorziare. Lo sguardo questa volta è immerso nella banlieue iberica, tra storie che nulla hanno a che vedere con il magico universo di Almodóvar, ma che trapassano confini e generazioni: i luoghi di una Madrid, a volte madre amorevole e a volte matrigna crudele, si rincorrono sullo schermo, insieme all’ansiosa voglia di un ragazzo di crescere e di evadere dallo squallore. E’ l’altra faccia della Spagna, nascosta e oscura, quella che si fa largo sulla scena di La Isla Mínima: un piccolo paese è il teatro di misteriosi omicidi e due detective molto diversi tra loro, sono costretti ad indagare. Un’altra isola, un altro mondo, quello raccontato dal film Isla Bonita: atmosfere magiche, ritmi rilassati e paesaggi mozzafiato delle Baleari fanno da sfondo alla relazione fra uomo e donna e tra madre e figlia.
Non sono solo le città le protagoniste di questo festival: i rapporti umani, le amicizie insolite e inaspettate, le famiglie, fragili e nuove, irrompono sullo schermo con la forza della sincerità. Così il poliedrico Ricardo Darín, premio Goya per la migliore interpretazione, è solo il volto umano di un’amicizia profonda, quella fra il padrone e il suo cane, nel pluripremiato Truman, storia di un uomo, della sua malattia e del legame che lo unisce al suo animale. E ancora rapporti tra padri e figlie, come quello raccontato in Magical Girls: un professore universitario disoccupato vuole comprare a tutti i costi un vestito di una serie manga alla figlia dodicenne, malata di cancro. L’impresa si rivelerà più complessa del previsto, portandolo in un mondo oscuro e misterioso. Con l’acclamato Güeros, di Alonso Ruizpalacios, l’attenzione si sposta in una Città del Messico in bianco e nero, teatro di una gioventù difficile e di una società che non dà futuro ai ragazzi.
L’omaggio del Festival è a Marisa Paredes, musa di Almodóvar: tre i titoli dei suoi film, compreso quello che l’ha consacrata come attrice di fama mondiale, La Flor de mi secreto.
Ma il più grande omaggio è sicuramente quello dedicato al cinema stesso, con El Hombre que quiso ser segundo, ricostruzione minuziosa del cineasta spagnolo Segundo de Chomón (1871-1929), pioniere di tecniche cinematografiche e di generi innovativi.
Elisa Carrara
(04 maggio 2016)
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