Memorandum Italia Albania: contenuti, interrogativi e limiti

il Premier albanese e la Presidente del Consiglio italiana (foto Ansa)

Il 6 novembre è stato stipulato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal primo ministro albanese Edi Rama un protocollo di intesa tra Italia e Albania, sulla gestione dei migranti, in base al quale i migranti soccorsi in mare, in acque internazionali, da navi italiane verranno portati in Albania, in due strutture gestite dall’Italia a proprie spese e sotto la propria giurisdizione.
Ieri, 21 novembre, nella seduta pomeridiana della Camera dei deputati, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, “ha reso all’Assemblea comunicazioni sul Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria”. Si è svolto il dibattito al termine del quale la Camera ha approvato tre risoluzioni.

Memorandum Italia Albania: i fatti

La notizia del protocollo di intesa Italia Albania è stata diffusa, priva di dettagli, dalla Presidente del Consiglio in persona che, cogliendo di sorpresa anche i suoi stessi alleati di governo, ha messo in risalto, con enfasi istituzionale, la sottoscrizione del protocollo  “con un paese amico, quale l’Albania, con il quale l’Italia ha già sottoscritto protocolli di collaborazione e che presto farà parte dell’Unione europea” lasciando intendere che esso costituirà un evento storico in grado di incidere sul fenomeno migratorio per due motivi:

  • alleggerirà la pressione insostenibile sulle nostre strutture di accoglienza e di detenzione, causata degli sbarchi continui sulle nostre coste;
  • avrà un effetto deterrente sulle persone che decidono di intraprendere il Viaggio.
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  • Gli obiettivi dichiarati di questo protocollo, secondo il governo, sono tre:
  • Il primo contrastare il traffico di esseri umani;
  • Il secondo, prevenire gli arrivi irregolari; 
  • Il terzo, rimpatriare le persone che non sono riconosciute per la protezione con più facilità.

In Albania, la notizia è stata invece data ufficialmente dal governo di Tirana che ha pubblicato il testo integrale del protocollo sul sito del primo ministro, Edi Rama, si possono consultare, in lingua albanese, tutti i 14 articoli del protocollo d’intesa e i due allegati.
Il primo allegato riguarda le aree, destinate alla realizzazione delle strutture, messe gratuitamente a disposizione dell’Italia. Il secondo è sulla “regolazione dei rimborsi da parte italiana a parte albanese” e, fra l’altro, prevede che, entro 90 giorni dall’entrata in vigore dell’intesa, Roma accredita a Tirana 16,5 milioni di euro per il primo anno di attuazione del protocollo. Nello stesso termine l’Italia deve costituire un fondo di garanzia presso una banca che opera in Albania. Il protocollo avrà la durata di 5 anni e si rinnova automaticamente se non verrà data la disdetta da una delle parti, con un preavviso di 6 mesi.

Memorandum Italia Albania: presentazione alla Camera

Il 21 novembre è stata data comunicazione sull’intesa Italia-Albania, dal vice Presidente del Consiglio nonché ministro degli Esteri, Antonio Tajani il quale, dopo aver presentato il documento alla Camera dei deputati, ha manifestato l’intenzione del governo di sottoporre, in tempi rapidi, alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all’attuazione del protocollo
Il ministro degli Esteri ha ridimensionato le altisonanti proclamazioni iniziali, per affermare che il protocollo Italia-Albania è un tassello significativo nella strategia complessiva del governo, non certo la panacea per bloccare l’immigrazione clandestina. Ha ancora dichiarato: “Questo Protocollo non è paragonabile all’accordo tra Regno Unito e Ruanda. Non c’è esternalizzazione ad un paese terzo della gestione delle domande di asilo. E non si deroga ai diritti internazionalmente garantiti”.
L’Aula della Camera ha dato il via libera al testo. I voti a favore sono stati 189, 126 i contrari: tutta l’opposizione.

Memorandum Italia Albania: i contenuti

L’attuazione del Memorandum comporterà che:
i migranti salvati in mare dalle navi di Guardia di finanza, Guardia costiera e Marina militare (ma non dalle navi delle ong), provenienti dai paesi “sicuri”, potranno essere trasportati direttamente in Albania ad eccezione di minori, donne incinte e vulnerabili;
due centri verranno costruiti, entro la primavera del 2024,  uno nel porto di Shengjin, circa 70 chilometri a nord di Tirana, e l’altro a Gjader, a circa 30 km dal porto, nell’entroterra, in grado di accogliere complessivamente tremila persone al mese.
• in una prima struttura, quella che si trova nel porto di Shengjin, l’Italia si occuperà delle procedure di sbarco e di identificazione e opererà una prima attività di screening. Sarà una procedura accelerata, sulla base della recente normativa scaturita dal decreto Cutro,  cioè l’applicazione delle procedure accelerate di frontiera;
• nella seconda struttura situata nella località all’interno, sarà svolto l’esame della domanda di protezione internazionale e, per chi non ne avrà i requisiti, saranno effettuate le procedure per il rimpatrio.
• le strutture saranno realizzate e gestite dall’Italia, con personale italiano, a proprie spese e sotto la propria giurisdizione e affidate in gestione alla Croce Rossa.
• Le persone, secondo il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in audizione al Comitato parlamentare Schengen, saranno trattenute con provvedimento convalidato del giudice, per il tempo necessario per svolgere le procedure accelerate di identificazione e gestione della domanda di asilo di persone provenienti da Paesi sicuri. Non sono Cpr, ha specificato ancora il Ministro, ma strutture come quella di Pozzallo-Modica.
• Le procedure di frontiera, che saranno interamente a carico dell’Italia, seguiranno un iter accelerato: entro 28 giorni il migrante sarà rimpatriato o portato in Italia.
• il diritto di difesa, secondo il protocollo, sarà assicurato consentendo l’accesso alle strutture di avvocati e ausiliari, organizzazioni internazionali e agenzie Ue che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale, nei limiti della legislazione italiana ed europea.
• I migranti avranno esattamente lo stesso trattamento previsto dalle norme italiane ed europee.
• le domande d’asilo saranno valutate da commissioni italiane in base alle leggi italiane ed europee.
• la vigilanza all’interno dei centri sarà compito della Polizia dello Stato italiano, mentre la polizia albanese si occuperà di vigilare all’esterno delle strutture e di accompagnare i migranti nei centri.
• L’Italia provvederà all’assistenza sanitaria per i migranti nei centri, eventuali ricoveri in ospedali su territorio albanese saranno comunque a carico dello Stato italiano.
• L’Italia provvederà anche a risarcire i contenziosi interni e internazionali che dovessero insorgere nonché le spese per l’accoglienza dei migranti che chiedessero asilo in Albania.
• A carico dello Stato italiano saranno le spese per la costruzione degli alloggi del proprio personale nonché quelli per gli agenti della Polizia albanese.
Tipologia dei migranti accolti:
1. richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera. Quindi persone non vulnerabili provenienti da Paesi sicuri o migranti che abbiano già presentato domanda di asilo, ottenendo un diniego;
2. persone in attesa di rimpatrio, dopo l’accertamento dell’assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia;
3. nelle strutture in Albania non potranno, in alcun caso, essere accolti soggetti vulnerabili, quali, ad esempio, minori e donne in gravidanza.

Memorandum Italia Albania: limiti, domande, criticità

Sin da una prima lettura, l’accordo sembra presentare diversi aspetti problematici: sia dal punto di vista logistico che per la difficoltà di rispettare il diritto internazionale e le leggi italiane ed europee in materia di immigrazione. E infatti ci sono almeno 10 domande che rimangono senza risposta
1. Appare un mistero capire come saranno selezionate le persone da portare in Albania, dove e con quali tempistiche, dal momento che le navi adibite a trasportarle sono le stesse che avranno eseguito i salvataggi in mare e si ritroveranno a bordo anche migranti vulnerabili, donne incinte e bambini che invece devono essere sbarcati in Italia. Come e da chi sarà eseguita la selezione? Come verrà determinata la minore età del migrante, in caso di dubbio? Se, come presumibile, sbarcheranno prima in Italia le persone vulnerabili, come faranno poi a portare le altre in Albania, senza che questo trasferimento venga interpretato, dal punto di vista giuridico, un respingimento di fatto?
A febbraio, il TAR di Catania ha dichiarato illegittimo il decreto interministeriale del governo che aveva imposto alla nave della ong SOS Humanity di far sbarcare soltanto le persone in condizioni più fragili. In base alla Convenzione di Amburgo sul soccorso in mare, entrata in vigore nel 1979 e firmata dall’Italia, le persone in difficoltà in mare vanno soccorse e portate in un porto sicuro “senza tener conto della nazionalità o dello statuto di detta persona, né delle circostanze nelle quali è stata trovata”.
2. Imporre alla Guardia Costiera e alla Guardia di Finanza di sbarcare alcune persone a Shëngjin significa costringerle a un lungo viaggio: dalle coste meridionali della Sicilia, il porto di Shëngjin dista almeno 700 chilometri. Dovrebbero, poi, fare il percorso inverso per tornare in servizio nel Mediterraneo centrale. In tutto 3-4 giorni di navigazione fra andata e ritorno. Da Lampedusa il tragitto sarebbe ancora più lungo. Non sarebbero pochi i problemi e le spese da affrontare per le persone, le autorità e le navi coinvolte.
3. Mandare le navi italiane in Albania- tra l’altro le navi della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che si occupano di soccorso in mare, sono imbarcazioni medio-piccole, inadatte per compiere tragitti così lunghi-significherebbe lasciare sguarnito il Mediterraneo centrale per altre operazioni di soccorso, e per operare in soccorso dell’hotspot di Lampedusa, che deve venire periodicamente svuotato dalle navi della marina militare.
La decisione di inviare le navi italiane in un porto così lontano potrebbe violare diverse norme del diritto internazionale che regolano il soccorso in mare e prevedono che debba concludersi nel più breve tempo ragionevolmente possibile.
4. Una volta arrivati inizierebbero una serie di problemi derivati dalla condizione pressoché unica in Europa, di avere un centro italiano, sotto la giurisdizione italiana all’interno di un altro Stato, che per di più non fa parte dell’Unione Europea. 
5. Per compiere tutte le procedure necessarie allo sbarco ed esaminare le richieste d’asilo, l’Italia dovrà inviare decine e forse centinaia di funzionari, che inoltre dovranno collaborare in maniera molto stretta con le autorità albanesi. E’ assai difficile, anzi improbabile, conoscendo la burocrazia italiana, mettere in piedi una struttura del genere in pochi mesi.
6. In che modo verranno valutate le richieste di protezione internazionale? I funzionari della Commissione per il diritto alla protezione internazionale dovranno fare i colloqui per via telematica o si recheranno sul posto?
6. Se la commissione rigetta la domanda, il richiedente può fare ricorso per vie legali. A questo proposito, in teoria, l’accordo prevede che Italia e Albania consentano ad avvocati, assistenti e organizzazioni internazionali di accedere ai centri. Ma in pratica, se l’avvocato si trova a centinaia di chilometri di distanza, il richiedente asilo come potrà esercitare il suo diritto di difesa garantito dalla costituzione?
7. Tutta la procedura dovrà avvenire entro 28 giorni- se si vorranno mantenere i numeri programmati:- presentazione della domanda, esame della documentazione, colloquio davanti alla commissione, esito e, in caso di diniego, ricorso avverso la decisione della Commissione. Come sarà possibile rispettare tempi così brevi quando, attualmente, passano anche due anni perché si concluda tutta la procedura?
8. La definizione di paese “sicuro” è contenuta in una direttiva europea del 2013 oggi il Ministero dell’Interno considera sicuri 16 paesi, l’elenco dei paesi sicuri viene aggiornato periodicamente. Questo punto dell’accordo ricalca la normativa scaturita nell’ambito del “decreto Cutro”. Secondo il decreto legge del 14 settembre 2023 , infatti, le persone migranti provenienti da paesi “sicuri” non devono fare lo stesso percorso di tutti gli altri, poiché è molto probabile che la loro richiesta d’asilo verrà respinta.
9. Se la richiesta viene accolta, il migrante viene trasferito in un centro di accoglienza; se respinta, viene trasferito e ristretto nel secondo centro dove iniziata la procedura di espulsione e rimpatrio. Questa trafila è stata giudicata già incostituzionale dal Giudice di Pace di Catania che, qualche mese fa, non ha convalidato il fermo per un migrante che doveva essere trattenuto nell’unico centro aperto in Italia, di questa tipologia, a Pozzallo. Nelle scorse settimane il tribunale di Catania ha deciso di non convalidare il fermo, disposto dalla questura di 14 richiedenti asilo provenienti da “paesi sicuri”, con la stessa motivazione. Come pensa il governo di superare in Albania il profilo di incostituzionalità rappresentata dalla detenzione amministrativa di chi formula una richiesta di protezione internazionale e in base all’art.13 della Costituzione del nostro paese, non può essere detenuto né subire qualsiasi altra forma di limitazione della libertà se non per un atto motivato dell’autorità giudiziaria?
10. I rimpatri, una volta trascorsi i 18 mesi previsti dalla nuova normativa sui CPR italiani come verranno organizzati? Si dovranno necessariamente riportare i migranti in Italia, per poi rimpatriarli, con notevole aggravio di spese e di risorse umane rispetto ai rimpatri effettuati direttamente dall’Italia, già molto difficoltosi, come sappiamo, proprio per carenza di uomini delle forze dell’ordine impiegati e risorse economiche. Le persone rimesse in libertà per mancanza di accordi con i paese che dovrebbero riprenderseli, resteranno in Albania o comunque saranno trasferite, a spese nostre in Italia?                                                                                                                                                                           

 Nadia Luminati
(22Novembre2023) 

                                                                                     

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