14.1 Dialogo Ebrei Cristiani “Potranno queste ossa rivivere?”

 

La Bibbia ebraica e cristiana, l'importanza della Scrittura
La Bibbia ebraica e cristiana

Il 14 gennaio, presso il Monastero di Sant’Antonio a Roma, si è svolto l’incontro annuale per celebrare la XXXV giornata per l’approfondimento del dialogo tra ebrei e cristiani.

La tavola rotonda viene introdotta da Stefano Ercoli, presidente del SAE, Segretariato per le Attività Ecumeniche, romano. Il professore dà brevi cenni storici per ricordare le origini della giornata del dialogo, istituita il 28 settembre 1989, su sollecitazione dello stesso SAE e della CEI, Conferenza Episcopale Italiana)“Il dialogo” dice Ercoli, è la condizione necessaria per “la conoscenza del patrimonio culturale del popolo ebraico” e per avere “una visione libera da pregiudizi”. Le sue parole richiamano il Messaggio della CEI per la 35° giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei. . Il messaggio della Commissione Episcopale fa riferimento al Concilio Vaticano II (GS 21) e sottolinea la necessità di creare un mondo nuovo fondato su una continua conversione: nel rapporto con Dio, nel rapporto fra persone, nel rapporto tra Stati.

Dialogo Ebrei Cristiani: capitolo 37 del Libro di Ezechiele

Il dibattito si incentra sul capitolo 37 del Libro di Ezechiele.  Il Libro consta di 48 capitoli e fa parte della Bibbia ebraica e cristiana. Fu scritto dal profeta dopo la distruzione di Gerusalemme e la prima deportazione degli ebrei in Babilonia, avvenuta nel 586 A.C. Il capitolo 37 si incentra sulla profezia di annientamento del popolo ebraico, in seguito alla distruzione di Gerusalemme, e alla sua rinascita. Nel capitolo Dio invita Ezechiele in una valle, piena di ossa sbiancate, rinsecchite, simbolo della paura più radicata nell’uomo che è la morte definitiva, la perdita della speranza.
Il testo. “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?” viene letto da Roberta Ascarelli, presidente dell’AEC, Amicizia Ebraico Cristiana, di Roma. Il testo “amaro ma bellissimo” perché, dice Ascarelli, richiama alla mente il miracolo ed è intriso di speranza nel futuro.

Un messaggio di speranza: “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?”

Il comunicato della Comunità Episcopale sottolinea il messaggio di speranza insito nel testo scelto, Ezechiele annuncia ciò “che sembra impossibile: la rinascita dalla morte…lo spirito di Dio è capace di far rinascere, creare vita là dove c’è solo caos e morte”.
Rav Cesare Moscati, rabbino capo di Napoli, chiarifica il significato della profezia. La valle è l’esilio in terra di Babilonia e le ossa sono quelle del popolo ebraico. La deportazione degli Ebrei è conseguenza di una colpa di cui il popolo di Israele si è reso responsabile. Quindi, Dio chiede al Profeta, in quanto “ben adham” uomo comune: “Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere?”. Con questa richiesta Ezechiele, come noi tutti, viene chiamato ad essere l’artefice della propria rinascita, nella consapevolezza che questo sarà possibile solo se l’uomo si affida a Dio. Infatti, Rav Moscati prosegue, il Profeta risponde,  “Tu sai quello che vuoi fare!”.
Intervengono nel dibattito Ester Abbattista, docente di Sacra Scrittura e Teologia Biblica, che illustra il significato della profezia di Ezechiele e la colloca ai nostri giorni, nel conflitto in corso in Medio Oriente. La professoressa sottolinea come il discorso di Ezechiele si trasforma da messaggio di morte a messaggio di speranza perché, dice il Profeta, “la mano del Signore è sopra di me” e il Signore è il Signore della vita e della Speranza. I cristiani, dice Abbattista, devono capire ed accettare l’alterità, “Se non so chi sono io, uccido l’altro” e riconoscere che la Cristianità non può esistere senza riconoscere le proprie radici.
Ricordiamo che dal Patriarca Abramo, Padre nella Fede, discendono le tre grandi religioni monoteiste, Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo e Gerusalemme è città sacra per ebrei, cristiani e musulmani.

Il dialogo tra Ebrei e Cristiani ha ancora senso?

I campi di sterminio sono la valle di ossa

Guido Coen, consigliere dell’AEC di Roma inizia il suo intervento ricordando l’incubo che si sta vivendo in Medio Oriente. Su tutto, il timore che la profezia di annientamento di Israele e del popolo ebraico possa ripetersi. Coen teme che non si possa trovare una soluzione perché, dice, “Gli argini si sono rotti e l’odio dilaga”.
Rav Cesare Moscati conclude i vari interventi con un monito: la storia non deve ripetersi, Aushwitz è la valle di ossa di cui parla Ezechiele. L’ultima resurrezione avviene nel 1948 quando, dopo la Seconda guerra mondiale, nasce lo Stato di Israele.  Rav Moscati esprime, peraltro, la volontà di non soffermarsi sulle odierne questioni politiche.
Al termine dell’incontro, Roberta Ascarelli chiosa, “Lasciatemi dire che sono soddisfatta dell’incontro e della volontà di dialogo che ne è scaturita”. La convivenza e il dialogo restano quindi alla base di questo incontro e a dispetto del momento difficilissimo che stiamo attraversando.

Livia Gorini
(19 gennaio 2024)

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