Una fila di alberi, due bambine piccole che giocano, un’altalena, la giovane mamma di poco discosta, la nonna dall’altro lato della strada vicino allo steccato, dietro una casa fra gli alberi.
La quiete prima della tempesta.
La strada ora è vista da un’altra posizione, da un mezzo in movimento. Poi buio e bombe, case e palazzi sventrati, strade scomparse sotto cumuli di macerie. Questo l’incipit di Intercepted il documentario della regista ucraina Oksana Karpovych presentato nella sezione Forum al 74° Festival internazionale del Cinema di Berlino che si sta svolgendo in questi giorni e terminerà il 25 febbraio.
Intercepted il documentario della regista ucraina Oksana Karpovych
Intercepted ha alle spalle 900 conversazioni, oltre 30 ore di telefonate fra i soldati russi e le loro famiglie, registrate nel corso della guerra in Ucraina iniziata due anni fa, il 24 febbraio 2022, inseguito all’invasione russa. Conversazioni che hanno scioccato la regista quando le ha scoperte su you tube e che hanno dato il via all’idea del film e alla ricerca che è seguita.
Il lavoro su immagini e voci procede in parallelo e impone due diverse realtà, racconta la regista, ”la mia e quella dei soldati russi e delle loro famiglie”, il filo delle immagini procede autonomo e non illustra i testi.
Intercepted: le telefonate dei soldati russi dall’Ucraina
“Dove sei?” è la prima domanda, ricorrente, da parte di chi riceve la chiamata. Le risposte sono elusive, l’ordine è di non rispondere, perché queste sono informazioni che potrebbero servire ai nemici: gli ucraini.
Segue, diffusa, la comunicazione dello stupore dei soldati russi di fronte al benessere che trovano nelle case abbandonate.
Case distrutte dove la telecamera entra a raccontare vite interrotte, lasciate in sospeso: nelle cucine, alle scrivanie, davanti alla macchina da cucire.
Anche le aule scolastiche e gli uffici trasmettono questo terribile senso che tutto sia stato abbandonato improvvisamente, mentre la vita quotidiana scorreva.
A intervalli squilla il telefono e un altro dialogo si attiva, domande di chi è a casa, soprattutto donne: mogli, madri, figlie, sorelle.
Intercepted: i pensieri dei soldati russi in Ucraina
Chi è al fronte vive la guerra in modo diverso rispetto a chi è a casa: nelle voci degli uomini prevale la stanchezza, la sfiducia rispetto a una possibile soluzione rapida della guerra. Un marito supplica la moglie affinchè impedisca che il loro figlio diventi soldato. La parola bullshits ricorre spesso di fronte alle richieste di conferme, da casa, di notizie positive.
Inaspettatamente le donne sono le più dure, le più incattivite nei confronti del nemico. Una constatazione che accomuna gli spettatori e la regista che la esplicita nel dibattito con il pubblico. Al racconto di un figlio sconvolto dall’uccisione, da parte di un collega, di una mamma ucraina davanti ai suoi bambini piccoli, la madre russa non esita a dichiarare “anche lei è un nemico”. E del resto l’ordine è “uccidere tutti, anche i civili”.
In chiusura del film, la dedica: a tutti gli Ucraini che si sono opposti all’invasione.
Nicoletta del Pesco
(23 febbraio 2024)
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