Ancora sui CPR: intervista a Gabriella Stramaccioni

I Centri per il Rimpatrio (Cpr) tornano tristemente alla ribalta della cronaca. È di due giorni fa la notizia del 22enne originario della Guinea che si è tolto la vita nel Cpr di Ponte Galeria, dove era giunto pochi giorni fa, trasferito dal Cpr di Trapani Milo e di come, sembra, fosse psicologicamente provato, tanto da aver provato già ad uccidersi, per la nostalgia della famiglia lontana e il disagio di un trattenimento che non capiva.
Solo qualche giorno fa un ragazzo tunisino è, invece, caduto dal tetto del Centro di Gradisca d’Isonzo, probabilmente per fuggire, è ora ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Udine. I racconti parlano di una sommossa, di letti dati alle fiamme, di decine di migranti sul tetto. L’anno scorso, sempre a Gradisca, un altro migrante era morto, per lo stesso motivo, dopo 8 mesi di coma.
Dai Cpr si cerca di fuggire, molti stranieri compiono atti di autolesionismo: quello che è più frequente è che si fratturano gli arti in modo da essere portati via per essere medicati, come hanno raccontato alla stampa il deputato e segretario di +Europa Riccardo Magi dopo la visita di ieri alla struttura romana, insieme alla garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone, e alla senatrice dem Cecilia D’Elia. 
Le pessime misure di accoglienza riservate agli stranieri detenuti in questi centri, così come la mancanza dei diritti, sono state più volte denunciate dalla società civile, dal Garante dei diritti delle persone private della libertà, dalle numerose associazioni umanitarie, che hanno prodotto copiose relazioni trasmesse, a più riprese, al Ministero dell’Interno, senza riuscire mai ad incidere sulle criticità segnalate. Gli unici interventi sostanziali sono stati ottenuti solo grazie alle ispezioni della Guardia di Finanza e alle indagini delle Procure. Il Centro di permanenza per i rimpatri di via Corelli, a Milano, è stato infatti commissariato dal Giudice per le indagini preliminari, che ha accolto la richiesta dei pm che indagano sulla società che gestiva la struttura, per conto della Prefettura di Milano, per frode in pubbliche forniture e turbativa d’asta, sono inoltre state individuate irregolarità nei pagamenti dei collaboratori e finte convenzioni con enti che avrebbero dovuto garantire servizi aggiuntivi, mai erogati. Analogamente, le indagini della procure hanno fatto emergere diverse ipotesi di reato nella gestione del Cpr lucano di Palazzo San Gervasio, dove i migranti sarebbero stati sottoposti a maltrattamenti e sedati con psicofarmaci senza un reale bisogno medico.
I CPR continuano, quindi, ad essere luoghi che generano disagio, ribellione e violenza, che difficilmente riescono a rimpatriare gli stranieri che trattengono, per mancanza di accordi bilaterali con i paesi d’origine , ma invece di chiuderli o di provare a migliorarli l’attuale governo, negli ultimi mesi, ha provato a fare di tutto per potenziarli ed ha esteso, inoltre, a 18 mesi (6 mesi iniziali, seguiti da proroghe trimestrali) il limite massimo di permanenza degli stranieri non richiedenti asilo.


Ancora su i Cpr : intervista a Gabriella Stramaccioni, già garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale.



Piuculture è voluta tornare sull’argomento ed ha intervistato Gabriella Stramaccioni, garante dei diritti delle persone private della libertà di Roma Capitale per sei anni, dal giugno 2017 al marzo 2023, per un resoconto obiettivo di chi ha conosciuto “dal di dentro” la realtà dei Cpr ed ha cercato di intervenire sulle loro disfunzioni e criticità per migliorarli.


D – I Centri per il Rimpatrio sono divenuti simili ad un carcere, ma al contrario delle carceri sono luoghi senza tutele per le persone trattenute perché non sottoposte al controllo dell’autorità giudiziaria. Come giudica questa anomalia del sistema democratico?
R- La detenzione amministrativa è un obbrobrio giuridico. Vengono portati in questi luoghi persone che non hanno commesso reati e vengono trattenute senza un controllo di legittimità. A differenza del carcere, dove comunque esiste la figura del magistrato di sorveglianza, in questi centri non vi è nessun controllo ed in più sono gestiti da strutture private con personale spesso non qualificato e precario.


DIl governo italiano è intenzionato a raddoppiare il numero dei CPR: l’obiettivo è  costruirne uno per regione. Perché perseguire questa politica sull’immigrazione incentrata sulla creazione di un sistema di detenzione dello straniero piuttosto che favorirne l’integrazione?
R- L’idea, ed ormai la certezza, di costruire nuovi Cpr risponde ad una vaga e fumosa tendenza securitaria, ma anche ad un preciso piano di aumentare il business. L’Affidamento ai privati che molto spesso sono riconducibili a multinazionali, tipo quella che gestisce il Cpr di Ponte Galeria e non solo. Multinazionale che fanno grandi guadagni in tutta Europa sulle spalle dei migranti.


D – Ha fatto molto discutere l’accordo Italia-Albania che prevede la costruzione di almeno due centri per migranti su territorio albanese, uno dei quali sarà  un Cpr, cosa ne pensa e come sarà possibile tutelare le persone che vi saranno trattenute?
R- il centro in Albania mi sembra una altra invenzione di “pancia” per affrontare il problema. Si sposta in un altro paese quello che non si riesce a gestire in Italia. Mi sembra però che qualche falla in questa proposta si sia già verificata, ma sicuramente vanno rafforzati e potenziati tutti i sistemi di difesa del diritto internazionale.

D-La normativa del Testo Unico Immigrazione prevede che, se non si riesce a dare esecuzione al provvedimento di espulsione, il questore ordini allo straniero di allontanarsi entro il 7 gg. Spesso lo straniero non ha i mezzi economici per andarsene e rimane in Italia da clandestino e prima o dopo ritorna in un Cpr; ce chi passa da un centro all’altro per anni. Questo è degradante per la persona  e  antieconomico per lo Stato, mentre è un affare molto remunerativo per gli Enti privati che hanno in gestione i Centri. Cosa ne pensa?
R – A tale proposito posso raccontare cosa si trova nei cestini dei rifiuti vicino alla fermata del treno di Ponte Galeria: sono i fogli di via dal nostro paese che la Prefettura fa arrivare a tutti gli stranieri che non è riuscito a riportare nel proprio paese. E sono la maggior parte . Escono dal Cpr e tornano nella nostre città in condizione di clandestinità . Ma la formalità è salvaguardata.

Il Cpr di Roma Ponte Galeria

D – Durante il suo mandato quante volte ha visitato Il Centro di Rimpatrio di Roma Ponte Galeria? quando è stata l’ultima visita ?
R- Sono andata spesso al Cpr di Ponte Galeria. È il primo luogo che ho visitato non appena diventata garante e l’ultimo di quando sono andata via. Conoscevo questa realtà in quanto me ne ero occupata già precedentemente con la campagna LasciateCIE entrare, insieme a Cittadinanzattiva, ed ho sempre riscontrato criticità e palesi violazioni dei diritti umani. Sempre. Non solo ora e non solo con questo gestore.

D – È stato difficoltoso ottenere il nulla Osta all’accesso da parte della Prefettura?
R- Solo nell’ultimo anno del mio mandato e cioè nel 2022 sono riuscita ad entrare a Ponte Galeria senza richiedere autorizzazione alla Prefettura. Ciò è stato possibile dopo una lunga trattativa del Garante Nazionale che è riuscito a stipulare un accordo con il Ministero dell’Interno affinché fosse consentito anche ai garanti territoriali l’ingresso nei Cpr senza passare tramite la Prefettura. Fino ad allora dovevo inviare richiesta di ingresso ed aspettare la risposta del funzionario addetto. Questo ha spesso comportato il fatto che non ho mai potuto effettuare ingressi a sorpresa ma il mio arrivo era sempre annunciato. È fondamentale che invece in queste strutture possano accedere anche volontari ed associazioni per organizzare attività ricreative.


D – È stato possibile, nel corso delle visite, parlare con le persone trattenute? può raccontarci qualcuno di questi incontri?
R – Ogni volta che sono entrata nel Cpr ho chiesto di parlare con le persone trattenute. Ho raccolto sempre molto dolore, richiesta di ascolto, di cura. Difficoltà anche nel comunicare a causa delle diverse lingue. Mi hanno particolarmente colpito le donne . Quasi sempre lì trattenute perché prive di documenti e mai perché avessero compiuto un reato; erano alloggiate in una parte distinta della struttura, con spazi senza porte, bagni alla turca e d’ estate piene di zanzare. Un luogo terrificante dove trascorrere tutta la giornata senza fare nulla.

D – Quali sono state le lamentele più gravi rappresentate dagli stranieri o dalle straniere? quali le criticità più frequenti che ha portato all’attenzione del Prefetto?
R – La maggior parte delle persone trattenute si lamenta delle condizioni di invivibilità all’interno di questi centri. Molti di loro non capiscono il motivo per cui sono stati portati lì. In tanti hanno problemi di salute e non vengono curati. In tanti vorrebbero sentire la propria famiglia che molto spesso non è a conoscenza che loro sono in quel centro.

D – Sono recenti le inchieste delle Procure sul CPR di Potenza, di Milano che hanno messo in luce, ancora, i maltrattamenti ai migranti e la somministrazione indiscriminata di farmaci e psicofarmaci, senza prescrizione del medico specialistico. Ha potuto riscontrare le stesse carenze a Ponte Galeria
R – Le inchieste delle Procure andrebbero fatte in tutti questi centri. Sono tutti luoghi degradati ed è importante quindi intervenire con gli strumenti della legge ma vi sono troppe omissioni e troppe coperture e poca mobilitazione della società civile. Oltre che assenza totale di una politica che sappia far valere le ragioni di diritto.

Il CPR di Ponte Galeria: i corsi di italiano e i protocolli sanitari 

D – Il Cpr di Ponte Galeria ha applicato il nuovo Regolamento per i Centri di Permanenza approvato il 19 maggio 2022 dal Ministero dell’Interno, che dovrebbe prevedere maggiori tutele per le persone trattenute: stipula di protocolli sanitari con le ASL territoriali, per l’effettuazione di visite specialistiche e per l’attestazione della dichiarazione di idoneità alla vita di comunità. Le risulta che questi protocolli funzionino?
R – Per quanto riguarda i protocolli sanitari a Ponte Galeria erano fondamentalmente disattesi. Il medico interno, pagato dai gestori, era presente poche ore e ad esempio le incompatibilità con la detenzione dovevano essere certificate dal medico della Asl che però era presente solo in alcuni giorni. Mi è capitato più volte di trovare persone in gravissime condizioni fisiche che non dovevano essere li.

D – Cosa comporterà per le persone, dal punto di vista psicologico,  il prolungamento del periodo di trattenimento, dal momento che a ponte Galeria gli stranieri non svolgono attività ricreative o formative  e non dispongono di un cellulare perché, agli uomini, viene requisito all’ingresso?
R- Aumentare il tempo del trattenimento, detenzione, significa allungare solo l’agonia. In questi centri, a differenza del carcere, non vengono organizzate attività di nessun tipo, neanche corsi di italiano che potrebbero essere utilissimo per il loro futuro.


D – Le relazioni inoltrate alla Prefettura di Roma, sulle criticità riscontrate, hanno avuto un seguito? cosa è stato concretamente migliorato?
R- Ho scritto e inoltrato reclami più volte in prefettura, ma sempre con scarsi risultati. Almeno negli istituti penitenziari si può fare riferimento alla Magistratura di Sorveglianza. Qui rimane tutto lettera morta.

CPR: la presenza di MSNA 

D – Ha mai trovato MSNA, minori stranieri non accompagnati, all’interno del Cpr di Ponte Galeria e se sì, da quanto tempo erano lì?
R – Non li ho visti direttamente con i miei occhi ma ho saputo che alcune volte nel centro siano entrati anche minori. Cosa che è vietata dai regolamenti.

Sulla presenza dei MSNA nei Cpr, interessanti anche i dati, aggiornati al marzo del 2023, riferiti dal Garante dei diritti della regione Lazio .  La detenzione dei minori non dovrebbe mai avvenire in quanto la c.d. legge Zampa (legge 47/2017) prevede che nel dubbio sull’età il minore non debba essere trattenuto presso un CPR ma immediatamente collocato in un centro dedicato e li sottoposto all’accertamento dell’età e non il contrario, ovvero sottoposto all’accertamento dell’età presso il CPR e poi eventualmente collocato in un centro per minori, come invece è accaduto, in alcuni casi, negli scorsi anni: ben 19 minori presenti nel 2020 e due nel 2022 ,il dato del 2021 non era ancora disponibile.

Gabriella Stramaccioni è nata a Roma dove si è laureata in Lettere e in Scienze dell’educazione. E’ stata coordinatrice nazionale dell’associazione Libera, poi garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale da giugno 2017 a Marzo 2023, nel corso dei quali ha lungamente ascoltato le denunce dei detenuti del carcere romano di Rebibbia, sulla cattiva qualità e gestione del vitto, a seguito delle quali ha scritto un dossier di 170 pagine, consegnato alla procura della Repubblica. Se la magistratura romana ha indagato per oltre un anno sul vitto servito nelle carceri, il merito è suo.  Atleta, con una lunga storia di competizioni e di vittorie-, ha anche organizzato la prima corsa in un carcere: nel 1994, a Rebibbia.
Attualmente fa parte del direttivo della “Fondazione Perugia-Assisi” e sta organizzando un percorso della pace, mille chilometri di corsa, da Comiso ad Assisi, «contro l’assuefazione alla guerra».

 

Nadia Luminati
(6 febbraio 2024)



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