Senzatomica, la mostra per l’abolizione delle armi nucleari, è a Roma dal 20 marzo al 18 maggio, allestita negli spazi dell’Ospedale delle Donne, in Via San Giovanni in Laterano. 74, con il patrocinio del Comune di Roma e della Regione Lazio.
“È mai esistito un momento in cui il mondo non sia polarizzato in due fazioni opposte?”, ci si chiede mentre si attraversano gli spazi dell’Ospedale delle Donne, la suggestiva cornice di “Senzatomica”. La mostra ha lo scopo di informare e consapevolizzare i visitatori sulle conseguenze di una guerra nucleare.
La visita immersiva nei luoghi della memoria
L’esperienza più toccante è rappresentata dalla visita immersiva nei luoghi della memoria. Cosa accadrebbe se una bomba atomica fosse sganciata su una città? La realtà virtuale precipita il visitatore in una megalopoli giapponese, uomini e donne camminano tranquilli, è una bella giornata di sole, palazzi, strade, negozi, la vita che pulsa e poi, improvvisamente una ventata grigia spazza via tutto, il sole scompare e restano solo macerie. Lo spettatore virtuale si ritrova quindi tra i visitatori del Museo della memoria di Hiroshima, lo sguardo cade sulla foto di un triciclo bruciato, appartiene a un bambino che, quando cadde la bomba stava giocando in giardino, e su quella di un altro ragazzo che porta sulle spalle il fratellino morto. Si poteva mostrare altro, foto o filmati che impressionassero di più ma gli organizzatori hanno scelto di rispettare il dolore e la dignità delle vittime.
I pannelli che raccontano la storia
I visitatori percorrono il percorso disseminato di pannelli che ricordano la storia e spiegano perché tutti gli Stati dovrebbero firmare il Trattato per la proibizione delle armi nucleari (TPNW). Si inizia con le immagini che ricordano le bombe sganciate il 6 e il 9 agosto 1945 sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. La prima bomba venne chiamata “Little Boy”, ragazzino, un appellativo tranquillizzante per quello che sarebbe stato un ordigno devastante. Le vittime furono 200.000 senza contare quelle che avrebbero causato in seguito le radiazioni, per le ferite e per le malattie. C’è il pannello che ci ricorda la storia di Sadako Sasaki: aveva due anni quando Little Boy fu sganciata, morirà nove anni più tardi a causa della leucemia. Al susseguirsi dei moniti: cosa accadrebbe se si facesse uso di armi nucleari? Conseguenze umanitarie e caos ambientale, si alternano i messaggi di speranza, come quello che ricorda l’approvazione nel 2017, del TPNW da parte dell’ONU e le parole di Setsuki Thurlow, l’Hibakusha, sopravvissuta di Hiroshima, quando ritirò il Nobel per la pace per conto della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari (International Campaign for Abolishing nuclear weapons), ICAN, “Sono stata sopraffatta dalla gioia quando la maggioranza delle nazioni ha firmato il Trattato sulla proibizione della Armi nucleari”. Né mancano le informazioni che ricordano le spese sostenute dall’Italia per il mantenimento delle testate nucleari presenti nelle basi Nato. Fra tutti, il pannello che ricorda quanto sia illusorio il concetto di deterrenza nucleare perché le armi nucleari non servono ad altro che assicurare la vicendevole distruzione tra gli Stati, MAD Mutual Assured Destruction.
Un viaggio virtuale tra presente e passato, le conseguenze della bomba atomica
Nel mentre due gruppi di bambini delle primarie, attraversano la sala stranamente silenziosi, catturati dalle informazioni trasmesse dalle insegnanti e delle guide che li accompagnano. Apprendono di una realtà che non conoscono, la mostra Senzatomica è forse una di quelle rare occasioni on cui la storia viene ancora raccontata con l’imparzialità propria dei moniti che vogliono arrivare al punto, mettere in guardia senza cadere nella politicizzazione. Se Oppenheimer, che diresse il gruppo di scienziati che portò alla creazione della prima bomba atomica capì di essere diventato morte, i giovani sono la vita e la speranza!
Daniel Hogsta, vicedirettore di ICAN, l’Organizzazione no-profit che fu promotrice del Trattato per la Proibizione delle Armi nucleari (TPNW) e che per questo ottenne il Nobel per la pace nel 2017, sostiene che uno dei principali problemi è che la gente avverte l’ipotesi di guerra nucleare come irreale. Non sanno, sostiene, che “un conflitto nucleare potrebbe banalmente essere scatenato da un errore umano”. A tale proposito ricorda il caso del tenente colonello sovietico Stanislav Petrov, grazie al quale nel 1983 si evitò la catastrofe nucleare per una sua semplice intuizione personale. Hogsta è convinto che le persone abbiano “un’idea molto vaga di quello che potrebbe accadere”. In Svezia dice, c’è stata una scarsa sensibilizzazione sul tema dell’adesione della Svezia alla Nato, la mostra ha il compito di informare, partendo da ciò che è accaduto nel 1945, su ciò che potrebbe accadere in caso di un conflitto mondiale. “Possedere più armi nucleari” ribadisce “non è un deterrente ma innesca un meccanismo perverso per cui ogni conflitto potrebbe degenerare e causare una catastrofe umanitaria e ambientale”.
La mostra, nata dall’iniziativa dell’Organizzazione Internazionale ICAN, della Rete Italiana Pace e disarmo, di Pugwash (premio Nobel per la pace 1995), di Youth for TPNW, dell’Associazione di Fisici per la prevenzione di una guerra nucleare (IPPNW), dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (IRIAD) e grazie al sostegno economico dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, farà tappa in diverse città. L’attività di ICAN, della Soka Gakkai e degli altri partners è volta a far aderire tutti gli Stati al trattato TPNW.
Senzatomica è visitabile tutti i giorni dal lunedì al giovedì dalle 9:00 alle 19:00 e dal venerdì alla domenica dalle 9:00 alle 20:00.
Livia Gorini
(27 marzo 2024)
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