Una cena per Gaza alla città dell’Altra Economia

La sera del 9 marzo, a completamento della manifestazione nazionale per la pace che ha sfilato, in mattinata, lungo via dei Fori imperiali, per chiedere ancora una volta il “cessate il fuoco” a Gaza, si è tenuta una iniziativa alla città dell’Altra Economia, nel quartiere Testaccio, organizzata da HummusTown, un’organizzazione non-profit di Roma, che da anni si occupa di dare supporto e lavoro ai rifugiati siriani, insieme ad attivisti culturali italo-palestinesi della comunità romana.

Cena per Gaza: l’evento

 

 

Già all’imbrunire lo spazio all’aperto della città dell’Altra Economia, allestito con tavoli e gazebo, ha cominciato ad affollarsi di persone desiderose di partecipare alla serata e diligentemente in fila per accedere prima alla distribuzione dell’aperitivo- composto da un drink e  hummus di ceci – e poi per ritirare il vassoio con la cena tipica siriana, che si è fatta attendere più del previsto poiché gli organizzatori non avevano calcolato una così massiccia adesione di pubblico.
Il ricavato della cena di beneficenza è stato devoluto al Ghassan Abu Sittah Children’s Fund, organizzazione fondata dal chirurgo palestino-britannico Ghassan Abu Sittah, noto per le numerose interviste ricevute da parte di media internazionali sin dall’inizio dell’aggressione a Gaza, quando ha parlato alla stampa dei bombardamenti sugli ospedali e le amputazioni senza anestesia. La sua organizzazione ora si occupa di operare, in Libano, i bambini feriti di Gaza.
Le finalità della serata sono state spiegate da Maya Issa, studentessa palestinese appartenente alla comunità dei giovani palestinesi in Italia, che ha esortato i presenti a raccontare le storie degli abitanti della Palestina, le loro vite perché sono vite e non numeri ed ha infine invitato ad osservare un minuto di silenzio per tutte le vittime.

La cena per Gaza: i personaggi

 

 

Rania Hammad, energica attivista italo-palestinese, una delle menti dell’evento, dice che questo era il momento buono per organizzarlo. Nata a Damasco da madre siriana e padre palestinese e cresciuta a Roma, “ Ho ancora parenti nei campi profughi a Beirut che aspettano di fare ritorno nella loro terra d’origine.” racconta e nel frattempo corre da una parte all’altra dell’ampio spazio aperto della Città dell’Altra Economia per accogliere gli ospiti e per tutti ha una parola,  “Tutti mi chiedono di organizzare, questo è un momento in cui dobbiamo esprimere la nostra solidarietà al popolo palestinese“  poi aggiunge seria,  “Gli Israeliani saranno condannati dalla Corte di Giustizia Internazionale per questo genocidio”.
Negli spazi interni della struttura è stata allestita un’esposizione di opere d’arte dell’artista di Gaza, Yasmine Al-Jarba, presente all’evento, specializzata in arti plastiche e fotografia concettuale. Oltre alle sue opere sono state esposte stampe di altri artisti e fotografi di Gaza. ”Vengo dal campo profughi di Al-Burj nella Striscia di Gaza”, racconta Yasmine Al-Jarba presentandosi, mentre é intenta ad illustrare le sue opere a chi le si avvicina “ ora però vivo a Milano, per studiare alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, sono arrivata con una borsa di studio sei giorni prima dell’attacco di Hamas.”  “Ho assistito a innumerevoli guerre che non sono riuscite a cancellare la mia passione per la pittura. Le arti sono il linguaggio della comprensione reciproca tra i popoli e sono più facili e più vicini di altre lingue.” I capelli sono raccolti sotto il velo, non indossa la kefiah palestinese, e sorride orgogliosa mentre firma le stampe, in vendita, delle sue opere esposte.

La cena per Gaza: la musica e la poesia

La serata è proseguita con momenti di musica e letteratura che hanno coinvolto i presenti: giovani, persone mature e famiglie con al seguito bambini che si rincorrevano in giardino, e ballavano ai ritmi delle musiche del cantante-compositore italo-tunisino Ziad Trabelsi  e del Nubras Ensemble che hanno eseguito composizioni mediorientali-mediterranee spaziando tra jazz, sonorità dei Balcani e del mondo arabo.
Toccante e partecipato anche il reading di poesie, interpretate da poeti e attori, tra cui Dalal Suleiman, attrice di origini palestinesi, Zingonia Zingone, poeta e traduttrice. Simone Sibilio, professore di lingua e letteratura araba all’Università Ca’ Foscari di Venezia,  ha letto, inizialmente, la poesia di un giovane poeta palestinese Najwan Darwish, “ dormire a Gaza” scritta dopo l’operazione “piombo fuso”, che fece 1400 morti per l’uso del fosforo bianco ed influì, per le conseguenze devastanti, su intere generazioni di palestinesi ed una poesia della giovane scrittrice e poetessa Heba Kamal Saleh Abu Nada, che ha perso la vita con il figlio sotto i bombardamenti, nell’ottobre scorso, scritta pochi giorni prima di morire. Una delle più giovani poetesse uccise, Sono già tanti, gli artisti morti sotto le bombe israeliane, dall’inizio della risposta agli attacchi del 7 ottobre.

Ti proteggerò/ se sarai ferito o morirai/ nel cuore di questo assedio/nel ventre della balena/ad ogni bomba caduta/le nostre strade lodano Dio/e pregano per case e moschee/ Ti proteggerò/ se sarai ferito o morirai/con le sacre scritture ho custodito/ dal fosforo il sapore delle arance/ e dal fumo tossico le tinte delle nubi/ Ti proteggerò/ un giorno la polvere si disperderà/ e rideranno i due innamorati morti/mano nella mano.

La reazione di Israele all’attacco di Hamas del 7 ottobre con l’assalto di Israele a Gaza e il lungo assedio ha spazzato via una generazione di artisti che per decenni avevano rappresentato la creatività e la resilienza palestinese. Allora, il significato autentico di questo evento del 9 marzo a Roma risiede proprio, nelle parole della giovane presentatrice: “nonostante a Gaza sia in corso un genocidio, noi abbiamo deciso di organizzare questa serata con musica e poesia per dimostrare che il popolo palestinese è un popolo ricco di cultura, storia e attraverso essa resiste. L’arte per i palestinesi assume un ruolo importante soprattutto quando questi si trovano sotto minaccia, è un mezzo per resistere ai tentativi di cancellazione e rimozione, la cultura è una forma di memoria contro l’oblio, la resistenza culturale è un’arma politica in grado di far tremare la forza occupante tanto da spingere il governo israeliano a censurare puntualmente libri, poeti, registi e film. Sono stati uccisi tantissimi intellettuali, ma le loro parole continuano a vivere se noi li ricordiamo.”

Testo di Nadia Luminati
foto di Alessandro Guarino
(10 marzo 2024)

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