Su rifugiati, immigrati e richiedenti asilo c’è troppa approssimazione e tante sono le false credenze, che ne impediscono la conoscenza reale e ne fanno una questione divisiva.
False credenze alimentate da una politica in affanno — noncurante o incapace di una visione chiara e veritiera del tema — contribuiscono a renderci una società peggiore, più chiusa e impaurita, se non fosse per chi resiste a difendere il valore della solidarietà.
Utile per contrastare una rappresentazione falsata del tema è l’ultimo libro del sociologo Maurizio Ambrosini, Stato d’assedio. Come la paura dei rifugiati ci sta rendendo peggiori, in cui, dopo aver fatto una precisazione lessicale, invitando a sostituire termini come “migrante” o “profugo”, troppo vaghi, con quelli indicati qui di seguito, procede con dati e fatti a smontare il mito dell’invasione, dimostrando che:
- non è vero che Unione Europea e Nord globale siano l’area che accoglie il maggior numero di rifugiati;
- non è vero che i rifugiati arrivino soprattutto dal mare, provenienti dall’Africa e ricorrano alla richiesta di asilo per ricevere accoglienza; l’Italia in questo è del tutto marginale;
- non è vero che il nostro paese sia lasciato da solo da un’Europa indifferente e egoista.
Rifugiati, Richiedenti asilo, Immigrati internazionali
È sbagliato sovrapporre immigrati internazionali e rifugiati — si legge nel libro. La maggioranza dei rifugiati(link a definizione?) resta dentro i confini del proprio paese, perciò sono sfollati interni; il richiedente asilo è colui che ha oltrepassato un confine di Stato e presenta richiesta di una forma di protezione. Il numero dei rifugiati è andato aumentando sensibilmente con le guerre e i conflitti in Ucraina, Corno d’Africa, Sud Sudan, arrivando nel 2023 a 110 milioni. Essi costituiscono una quota della più ampia categoria degli immigrati internazionali, che nel 2022 erano 280 milioni.
I primi 6 paesi di provenienza dei rifugiati internazionali al 2022:
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- Siria: 6.550.000;
- Ucraina: 5.680.000;
- Afghanistan: 5.660.000;
- Venezuela: 5.450.000;
- Sud Sudan: 2.290.000
- Myanmar: 1.250.000.
Campi profughi – Sfollati interni e rifugiati internazionali ricevono accoglienza come soluzione emergenziale nei campi profughi, che però diventano luoghi di permanenza a tempo indefinito come il complesso di Dadaab, in Kenya, che ospita oltre 200.000 persone; si tratta della terza generazione di persone che vivono in questa zona desertica e inospitale.
Chi accoglie – Europa e Italia in particolare agli ultimi posti
I dati che seguono demoliscono l’idea che Europa e Italia soprattutto sopportino il carico maggiore dell’accoglienza, idea alimentata dalla sovraesposizione mediatica di sbarchi in condizioni drammatiche.
I primi 6 paesi che accolgono più rifugiati al 2022
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- Turchia:3.600.000;
- Iran:3.400.000;
- Colombia:2.500.000;
- Germania:2.100.000;
- Pakistan:1.500.000;
- Uganda: 1.500.000.
Ma, tenendo conto del rapporto tra abitanti e rifugiati, il carico sociale maggiore è in: Libano, Giordania, Turchia. Mentre l’incidenza dei rifugiati all’interno della UE è dello 0,6%, e comunque con grandi differenze: ogni mille abitanti la Svezia accoglie 25 rifugiati, Malta 18, l’Italia con 3,5 è il paese che ne accoglie di meno. Quindi, osserva Ambrosini, se andasse in porto il disegno di una redistribuzione più equilibrata di rifugiati il nostro paese dovrebbe accoglierne di più.
Questa situazione è dovuta alla politica di esternalizzazione delle frontiere, che punta a mantenere i rifugiati lontani dai loro territori grazie ad accordi con i paesi di transito, come Turchia, Niger, Libia, Marocco. In virtù di questa politica i governi UE mantengono le mani più o meno pulite, delegando il lavoro di contenimento dei passaggi a quei paesi, molto meno preoccupati del rispetto dei diritti umani. A completare la strategia di chiusura dei confini ci sono da aggiungere la costruzione di barriere fisiche, come in Ungheria, in Polonia, nelle exclave spagnole di Ceuta e Melilla, e gli interventi di respingimento operati da Frontex.
Realismo e solidarietà – Alcune soluzioni praticabili
Le forme concrete di integrazione finora praticate sono:
- i corridoi umanitari organizzati da organizzazioni religiose (Sant’Egidio, Chiesa valdese, Caritas e altre) in accordo con le autorità governative;
- le sponsorizzazioni private: Ong, associazioni, gruppi di cittadini assumono l’impegno di provvedere al sostegno economico del rifugiato aiutandolo nell’inserimento lavorativo e sociale. Il primo paese a praticare la sponsorizzazione è stato il Canada; in UE la Germania nel 2013 accolse 20.000 siriani; il Regno Unito nel 2016 coinvolse 140 gruppi locali.
Operare salvataggi in mare, garantire condizioni di accoglienza dignitose, praticare azioni di integrazione — osserva Ambrosini — non sono questioni solo morali, originate da compassione, ma si tratta di diritti, sanciti dalle norme delle società democratiche. “La solidarietà verso i rifugiati è oggi un campo discriminante per l’affermazione dei valori umanitari”.
Luciana Scarcia
(19 maggio 2024)
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