Expat Vite Africane di Riccardo Capocchini verrà presentato al pubblico mercoledì 16 ottobre alle ore 18.30 presso la Libreria Panisperna 220, Via Panisperna 220 Roma
Come vive un espatriato in Africa subsahariana? Quali sono le avventure, le sfide e le difficoltà che si trova ad affrontare? E quali cambiamenti politici, sociali ed economici sono avvenuti nel continente durante gli ultimi decenni? Riccardo Capocchini si pone questi interrogativi in una serie di racconti brevi di esperienze vissute in prima persona in Ciad, Burkina Faso, Senegal, Gambia, Benin, Ghana, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Burundi e Mali. Un’immersione nel continente africano attraverso un mosaico di immagini e racconti, lontani da luoghi comuni e stereotipi, narrati senza lasciare spazio alla retorica. Un reportage narrativo autobiografico nel quale le storie, gli aneddoti e le avventure personali, anche curiose e divertenti, si fondono con la cultura e le tradizioni di alcuni popoli dell’Africa.
“Ho voluto scrivere questo libro perché sentivo di avere qualcosa da dire su due fronti distinti” racconta l’autore a Piuculture. “Il primo, per la valanga di stereotipi sull’Africa che ne danno un’immagine molto distorta e parziale; il secondo perché ho pensato che mi avrebbe fatto piacere trovare un libro di questo tipo quando, uscito dall’università, mi affacciavo al mondo della cooperazione. Un testo che raccontasse quali sono le difficoltà, le sfide, il bello ma anche il brutto di questa vita itinerante, nomade, dove a fronte di bellissime esperienze, conoscenze ed avventure, si vivono anche pesanti mancanze”.
Un libro dedicato a quanti amano scoprire storie e culture diverse, a chi lavora o è interessato alla cooperazione internazionale e a tutti coloro che sono in viaggio alla ricerca di un mondo più giusto. Expat, vite africane è stato inserito dalla casa editrice Efesto nella collana De ortibus et occasibus. “Abbiamo deciso di pubblicare il libro di Capocchini perché ogni narratore che parli d’Africa riesce a darne sempre una visione nuova. In particolare, di questo libro, ci ha colpito questo sguardo quasi da etnologo, quel saper carpire dai vari luoghi e comunità nelle quali ha vissuto delle particolarità che non sono propriamente mediatiche”.
Natascia Accatino
(12 ottobre 2024)
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