Fondazione Leone Moressa: Rapporto 2024

Facilitare l’immigrazione regolare e l’inserimento lavorativo degli stranieri può aiutare a contenere gli effetti economici negativi della recessione demografica, nel nostro paese, sono le conclusioni che si possono trarre dal rapporto annuale della Fondazione Leone Moressa sull’economia dell’Immigrazione, quest’anno incentrato sulle “conseguenze economiche della recessione demografica” e presentato, il 16 ottobre scorso al Viminale e alla Camera dei deputati.

Fondazione Moressa: i numeri

Sono 5,1 milioni gli stranieri residenti nel 2023 in Italia, rappresentano l’8,7% della popolazione totale; la presenza straniera è mediamente più giovane, hanno una media di 35,7 anni contro i 46,9 anni degli italiani  e offre un contributo positivo nel contrastare “l’inverno demografico” in corso in Europa e soprattutto nel nostro paese. Significativo anche il numero di stranieri “naturalizzati” italiani: dal 2011 al 2023 hanno chiesto la cittadinanza e sono diventati cittadini italiani 1,8 milioni di stranieri, 213 mila solo nel 2023; il 18% dei cittadini stranieri sono nati in Italia. Una riforma che riguardasse la legge sulla cittadinanza, amplierebbe di circa 2 milioni questa platea. Questi solo alcuni dei numeri emersi dalla presentazione del rapporto.

La presentazione del rapporto Leone Moressa

Il rapporto è stato realizzato con il sostegno della CGIA –Assoc. Artigiani e Piccole Imprese di Mestre e con il patrocinio di OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, OIL- Organizzazione Internazionale del Lavoro e  dal MAECI, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. In apertura dei lavori, la Prefetta Laura Lega, Capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero, ha osservato come il fenomeno delle migrazioni sia in continua evoluzione e strettamente legato alla struttura demografica delle popolazioni; ha poi affermato “L’impegno del Ministero è quello di favorire e promuovere l’immigrazione legale e contrastare quella illegale” ; in questa prospettiva si è provveduto ad ampliare le quote d’ingresso per lavoro subordinato prevedendo, nel triennio 2023-2025,  452.000 ingressi – ma si sono favorite, allo stesso tempo, iniziative di collaborazione con i paesi da cui hanno origine le migrazioni per la realizzazione di programmi di sostegno allo sviluppo, con l’obiettivo di rendere meno attrattiva per le persone la prospettiva di abbandonarli”.

L’andamento economico è condizionato dall’andamento demografico

“Economia e demografia hanno un legame” ha premesso, presentando il rapporto, Chiara Tronchin della Fondazione Leone Moressa“ Una popolazione elevata in età attiva produce Pil e riesce a sostenere anche la popolazione che è uscita dal mercato del lavoro: è su questo fenomeno, che si basa il rapporto di quest’anno. La crescita demografica nel corso del XX secolo è stata costante ed esponenziale, oggi ha da poco superato la soglia degli 8 miliardi ma, mentre alcune aree come l’Africa crescono ancora a ritmo sostenuto, altri paesi sono già in recessione demografica come l’Europa e la Cina” “L’Europa e l’Italia, sono da tempo dentro la quarta fase della transizione demografica: con bassa natalità e bassa mortalità, alcuni studiosi sostengono che l’Italia, sia già nella quinta fase, caratterizzata dal crollo delle nascite e quindi da un progressivo calo della popolazione. L’Italia, con meno di 400 mila nascite e un numero medio di figli per donna pari a 1,24, rappresenta l’esempio più significativo di quello che possiamo definire “l’inverno demografico”  E’ di questi giorni la notizia sugli ultimi dati ISTAT riferiti alle nascite: nel 2023 scendono a 379.890, 13mila in meno rispetto al 2022 registrando un calo del 3,4% . “ Le ricadute sociali sono notevoli” continua la rappresentante della Fondazione, “il primo effetto è la carenza di mano d’opera, più volte lamentato dalle imprese italiane negli ultimi anni.“

Fabbisogno di manodopera

“Secondo le previsioni di Unicamere Excelsior, nel quinquennio 2023-2027 , le imprese e la Pubblica amministrazione avranno bisogno di circa 3,8 milioni di lavoratori, una parte di questi posti di lavoro sarà occupata dai lavoratori immigrati: si stima che saranno 640 mila immigrati, un numero superiore del 21,3% rispetto agli ingressi previsti dall’attuale Decreto Flussi che, nell’attuazione, sappiamo presenta numerose criticità. Il fabbisogno di manodopera straniera in Italia è quindi un dato reale”. Ribadisce la relatrice della Fondazione.

Occupati e imprenditori stranieri in Italia

“Nel mercato del lavoro italiano, si continua a registrare una forte differenza tra la componente autoctona e quella immigrata, con quest’ultima concentrata prevalentemente nelle professioni di bassa qualifica. Sono 2,4 milioni gli occupati stranieri in Italia, il 10,1 % del totale e malgrado aumenti il numero della popolazione straniera in Italia, l’incidenza rimane la stessa perché è influenzata dalla richiesta di cittadinanza; considerando anche gli impiegati naturalizzati l’incidenza sale al 13%. Gli stranieri però fanno dei lavori diversi rispetto agli italiani, sono relegati in professioni a bassa qualifica. In continuo aumento anche gli imprenditori immigrati, che nel 2023 sono 776 mila, il 10,4% del totale; in dieci anni, dal 2013 al 2023, gli imprenditori immigrati, a differenza di quelli italiani sono in costante crescita, registrano un +27,3% mentre gli italiani sono diminuiti  del 6,4%.”

Immigrati produttori di Pil

Passando poi ad esaminare i dati sulla produttività, il rapporto fa notare che questi occupati producono valore economico (Pil). “Nonostante la bassa produttività media, i 2,37 milioni di occupati stranieri offrono un contributo al Pil pari a 164,2 miliardi di euro, 8,8 per cento del totale, con punte superiori al 15% in agricoltura ed edilizia.” conferma la relatrice.

Impatto Fiscale dei lavoratori immigrati

I contribuenti immigrati in Italia sono 4,6 milioni, l’11,0% del totale e nel 2023 hanno dichiarato redditi per 72,5 miliardi di euro e versato 10,1 miliardi di Irpef. “Anche a livello fiscale, nonostante la differenza di reddito medio rispetto agli italiani, oltre  8 mila euro annui pro-capite di differenza, i contribuenti immigrati offrono un saldo positivo tra benefici , cioè tasse pagate e contributi versati e costi, intesi come spese per la sanità, i servizi di welfare e pensionistici. Per l’anno d’imposta 2022, tra entrate ed uscite, il saldo é +1,2 miliardi di euro, quindi rappresentano un beneficio per l’Italia,  anche a livello fiscale,  e non pesano sulla spesa pubblica.” conclude la dottoressa Tronchin della Fondazione.

Le indicazioni del rapporto della Fondazione Moressa

“In questo quadro, è importante che vengano al più presto superate le criticità che continuano a riscontrarsi nel decreto flussi triennale 2023-2025 che ha previsto l’ingresso di 452 mila lavoratori non comunitari in tre anni, ha ribadito anche Stefania Congia, del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali , “Sappiamo che meno del 50% delle persone che hanno ottenuto il visto d’ingresso a seguito della richiesta del datore di lavoro sono state poi effettivamente assunte da quello stesso datore, questo mancato incontro tra domanda e offerta crea il fenomeno per cui, tra i nuovi permessi di soggiorno rilasciati ogni anno, l’Italia registra la percentuale di permessi per lavoro più bassa d’Europa. Rispetto ad altri stati europei, infatti, il nostro paese ha una quota molto maggiore di ingressi per ricongiungimento familiare e per asilo, che per ingressi per lavoro”  Misure che favoriscano un afflusso maggiore di lavoratori stranieri regolari, sono state più volte richieste anche dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Pennetta” continua la dottoressa Congia , ”con il nuovo decreto legge 145 del 2 ottobre scorso si è provato a mettere dei correttivi alle disfunzioni burocratiche del Decreto Flussi attuale, speriamo siano sufficienti”.

Nadia Luminati
(23 ottobre 2024)

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