I vincitori dei premi letterari promossi dalla Fondazione Centro Astalli: La scrittura non va in esilio, arrivata alla sua XVIII edizione, per gli studenti delle scuole superiori, la X edizione di Scriviamo a colori, riservata agli studenti delle scuole medie e la III edizione di Versi Diversi – la Poetica della pluralità sono stati premiati oggi 30 ottobre, all’Auditorium del Massimo in Via Massimiliano Massimo 1 a Roma. Presidenti delle giurie, P. Camillo Ripamonti, Presidente del Centro Astalli, e P. Alessandro Manaresi, Presidente della Fondazione Centro Astalli.
I progetti didattici per le scuole promossi dalla Fondazione Centro Astalli
I racconti nascono dai progetti didattici, Finestre-Storie di Rifugiati e Incontri-Percorsi di dialogo interreligioso, che hanno coinvolto circa 30.000 studenti e 200 istituti italiani. Gli elaborati arrivati alle giurie sono stati 300, fra racconti e poesie, i temi affrontati: il diritto d’asilo, l’immigrazione, il dialogo interreligioso e la società interculturale.
La festa delle scuole amiche dei rifugiati
La festa viene inaugurata dal Gruppo musicale dell’Istituto Massimo. L’atmosfera è gioiosa, i ragazzi sono emozionati. Il presentatore Giovanni Anversa sottolinea il ruolo fondamentale della scuola per la creazione di una società inclusiva. P. Camillo Ripamonti, ricorda l’obiettivo del Centro Astalli, “Pensare ad un mondo dove si possa essere insieme nella diversità” e sottolinea “l’importanza di avere un sogno da realizzare, il sogno deve abitare la nostra realtà”.
Artisti, sportivi e scrittrici, premiano i vincitori
I primi ad essere premiati sono gli studenti delle medie che hanno partecipato al concorso “Scriviamo a colori”, consegna il premio Emanuela Anechoum autrice di “Tangerinn”, Premio bancarella 2024, e Tezeta Abraham, modella, attrice a autrice del romanzo “Nostalgia”. Segue la premiazione degli autori di “Versi diversi”, accolti dagli atleti Amelio Castro Grueso e Mahdia e dalla scrittrice, rapper e attivista Karima2G, all’anagrafe Anna Maria Gehnyei, autrice del romanzo “Il corpo nero”.
Infine, Marino Sinibaldi e Saba Anglana, autrice de “La signora delle meraviglie”, romanzo in agrodolce delle peripezie di un’anziana signora di origine africana per ottenere la cittadinanza italiana, premiano i primi classificati del concorso “La Scrittura non va in esilio”. Una festa che si ripete ogni anno, da molti anni e che è, come ricorda Giovanni Anversa, una boccata d’ossigeno e di speranza.
Il primo classificato del concorso Versi Diversi – La poetica della pluralità
Daniele Di Piazza frequenta la terza media dell’Istituto Comprensivo Umberto Nobile di Ciampino e ha scritto la poesia, Il grido dei migranti. Daniele fa ruotare il tema sulla dicotomia poesia – non poesia, poesia è ciò che è bello e giusto, la non poesia è un mondo al contrario dove i gatti abbaiano, migranti vengono respinti e le speranze si spengono. Daniele sogna di diventare un bravo calciatore, gioca con la maglia N.21, quella del suo idolo Dybala, nella Mat di Ciampino, campionato U 14.
Come ti è venuto in mente di scrivere la poesia?
“L’ho scritta di getto”, ci pensa un attimo “in verità è stato il mio migliore amico, Tidane a farmi pensare agli immigrati, mi ha raccontato di un suo parente che era partito dall’Africa e delle difficoltà che ha incontrato prima di arrivare in Italia”.
Anche il tuo amico è africano?
Daniele aggrotta la fronte, “No, luiè nato qui, insomma è italiano”.
Cosa pensi quando vedi le immagini delle guerre che ci sono nel mondo?
“Penso che io non posso fare nulla, della guerra parlo con un’amica che viene dall’Ucraina, mi racconta dei parenti che sono rimasti in Ucraina. Lei però è tranquilla, è in Italia da anni”
Continuerai a studiare?
“Per me studiare è facile, non mi costa fatica, prima prenderò la licenza scientifica, sezione Cambridge e andrò comunque all’Università. Altrimenti potrei fare il magistrato”, l’opzione di smettere di giocare non sembra renderlo molto felice.
La sensazione è che Daniele abbia scelto, in modo del tutto naturale, di fare della sua vita una poesia, come quella che ha scritto in classe, densa di emozioni, che fa apparire semplice ciò che a molti adulti sembra impossibile: accogliere e “stringere le mani in amicizia”.
Il primo classificato di “La scrittura non va in esilio”
Ernesto Mascioli classe 2007, vince il primo premio con il racconto “Rette parallele”. Ernesto frequenta la 4^ classe del Liceo Scientifico “Vito Volterra” di Ciampino. È la narrazione asciutta delle vite di Jaamal, un palestinese, e Yoh’anan, un israeliano, due uomini diversi per estrazione sociale, religione e cultura, due rette parallele destinate a non incontrarsi mai. La guerra causa la morte dei loro famigliari e i due personaggi decideranno di vendicarsi. Il racconto termina con l’incontro dei due, diventati uno terrorista e l’altro militare, uno davanti all’altro, pronti ad uccidersi, Jaamal e Yoh’anan capiscono di essere in realtà: “due facce della stessa medaglia, non paralleli ma complementari”. Ernesto è uno studente appassionato e curioso. Dice “Sono interessato a molto di tutto, di sicuro, mi piace tenere una penna in mano”. Il judo è lo sport che ha praticato fino all’anno passato.
Per quale motivo hai scelto il conflitto nel Medio Oriente?
“Il racconto è stato scritto a novembre ‘23, ad un mese dall’attacco dei terroristi palestinesi contro Israele. Mi sono chiesto il motivo del massacro, la ragione di tanta violenza. Fino ad allora, non sapevo molto del conflitto in Medio Oriente. Intanto, ho capito è che in tutti i conflitti le dinamiche sono sempre le stesse, il territorio, le religioni, la razza. Gli interessi dell’essere umano non coincidono mai con quelli di chi decide di fare la guerra”.
In quest’ottica, possiamo dire che non esistono guerre giuste?
Ernesto non esita, “No, non esistono. La guerra è comunque aberrante, ci sono principi giusti ma anche in questo caso, non riesco ad accettare l’idea di uccidere un altro essere umano. Ad esempio, io ammiro i partigiani ma non credo che sarei stato capace di fare quello che hanno fatto loro. Mi sento un cittadino del mondo, sono italiano da un punto di vista culturale. Del resto, anche la difesa dei confini non ha senso, i confini sono delle linee immaginarie disegnate dagli uomini”. Fa l’esempio delle formiche, se si traccia una riga sul foglio, le formiche non la oltrepasseranno mai, anche se è solo di una linea fatta con una matita.
Perché ti piace il judo?
Ernesto sorride, spiega, “Il judo è un’arte marziale che si basa sulla difesa e il rispetto dell’avversario, è grazie a lui riesco a capire i miei limiti”. Il rispetto è alla base di tutto ed è forse è per questo che i protagonisti del suo racconto smettono di odiarsi nel momento in cui guardandosi negli occhi, riconoscono nell’altro un essere umano.
Il primo classificato del concorso “Scriviamo a colori”
Riccardo Sinestrari è l’autore del racconto “Un nodo alla gola”, scritto nel ‘23 quando frequentava la 3^ media dell’Istituto “Via P.A. Micheli”, Roma. Quest’anno, Riccardo è iscritto al 1^ anno del Liceo Scientifico Augusto Righi, Roma.
Riccardo ha scritto una storia di emarginazione e ci racconta di Saleh è un bambino siriano che in classe tutti evitano. Saleh è “lo Strano”, non ha amici, vive in un suo mondo. Accade che l’io narrante sia costretto a condividere il banco con lui e scopre che Saleh è solo un bambino riservato. Intanto disegna benissimo e parla volentieri del suo passato. Potrebbero diventare amici ma sfidare le regole della comunità richiede coraggio. L’io narrante continuerà ad ignorare lo Strano ma ciò sarà la causa del nodo alla gola, ovvero la mancanza del coraggio di essere amico di Saleh. Riccardo è un ragazzo brillante e acuto ed è uno sportivo, corre nelle lunghe distanze. Gli allenamenti non gli impediscono di eccellere a scuola. Sul suo futuro, non ha dubbi, da grande studierà matematica pura perché, ““I numeri misurano tutto, a scuola si danno i voti e i giudizi corrispondono ai numeri perché la valutazione più oggettiva. Anche essere accettato dagli altri deriva da tante piccole cose. L’accettazione è la somma di tanti fattori”
Hai scritto una storia che sembra realmente accaduta.
“No, in realtà l’ho inventata, Saleh, il ragazzo siriano, è il diverso. Non necessariamente il diverso è lo straniero o il più debole, potrebbe essere il più dotato. In classe c’è sempre qualcuno che viene escluso e l’esclusione dipende dalla personalità. Tutti vogliano essere accettati e, di solito si adeguiamo al comportamento dei ragazzi più popolari
Chi è, secondo te, un ragazzo popolare? Un leader oppure quello più sfrontato?
“Non è un leader, i ragazzi popolari sono in genere quelli più simpatici, che hanno la battura pronta, casomai anche a loro costa fatica essere sempre all’altezza delle aspettative”
Quindi, se Saleh fosse stato più socievole, non sarebbe stato escluso?
Immagino di sì però, forse, “lo Strano” non può essere altro che così, Sono gli altri a decretare chi è diverso, per motivi futili, non è socievole, è timido. In classe ho avuto ragazzi figli di migranti ma non avevano alcun problema”.
Cosa pensi dei ragazzi immigrati che arrivano sulle nostre coste?
“Io non posso fare molto, certo bisognerebbe anche capire come accoglierli. In ogni caso, anche per Riccardo il rispetto è alla base di tutto”. Come scrive, lo Strano, il diverso può essere una persona interessante, intelligente e con molte qualità.
Livia Gorini
(30 ottobre 2024)
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