Al centro dell’incontro, la fondatrice e presidente del MFF, Ginella Vocca: «Sono emozionata e pienamente soddisfatta del lavoro fatto in questi 30 anni. Si tratta di un numero che è un portale incredibile attraverso cui passano storie e personaggi reali. In questo senso, il MedFilm è luogo di ascolto».
MedFilm Festival: Premio Koinè a Matteo Garrone
Tante le realtà e altrettanti i registi che hanno portato sul grande schermo i propri capolavori e discusso sui temi più importanti del Mediterraneo: immigrazione, crisi di identità, difficoltà economica e razzismo. Tra questi, il regista Matteo Garrone con «Io Capitano» il quale – in occasione della cerimonia di inaugurazione – ha ricevuto il più alto riconoscimento del MedFilm Festival: il Premio Koinè. Si tratta di un attestato che viene attribuito a personalità del mondo dell’arte – che siano esse della cultura, della scienza, della politica o del cinema – e che si sono contraddistinte per l’impegno a mantenere vivo il dialogo interculturale, promuovendone la creatività come motore di progresso civile. Per la prima volta viene conferito a un regista: «Io capitano è un film che ha tanto da narrare. È un film dedicato all’ascolto, allo scambio tra culture. È la storia assordante che ha l’obiettivo di smuovere le coscienze», racconta con emozione Matteo Garrone.
Sul dibattito politico nei meriti della questione migranti, il regista romano riflette: «È sconcertante come ci siano tanti Io capitani che guidano i barconi vengono verso la salvezza ma vengono torturati e incarcerati. Mentre noi, con le nostre tasche, paghiamo quelli che, in Libia o in Turchia, insegnano a questi ragazzi a guidare quei barconi. Che paradosso». Su quale fosse l’obiettivo del film, Garrone non ha dubbi. «Non ho mai pensato che con “Io Capitano” potesse cambiare qualcosa a livello politico. Questi problemi la politica li conosce. Volevamo, invece, che il film potesse sensibilizzare una parte di pubblico che sa ma magari si è dimenticata che dietro quei numeri ci sono persone. E il cinema, questo, lo può fare – dice -. Soprattutto l’opera è indirizzata ai giovani che sicuramente possono costruire un qualcosa di migliore rispetto a quello che si è fatto sin ora».
Al MedFilm: Marocco e tradizioni
Everybody loves Touda del regista marocchino Nabil Ayouch ha dato inizio al MedFilm Festival di Roma. Un tripudio di emozioni e di vite da raccontare.
La storia è quella di Touda, una sheika che viene dal Marocco. Le sheikhat sono figure femminili tipicamente conosciute come danzatrici del ventre. Nella storia araba hanno iniziato a portare, per la prima volta, temi provocanti come l’amore e il desiderio, l’erotismo e la sensualità, i corpi e la libidine. Sono donne coraggiose, impavide e piene di vita. Touda è una di loro. La sua è una storia bella quanto difficile: un abuso sessuale, un fratello che la misconosce, un figlio sordomuto e una società che lo esclude dall’educazione. Una vita di lavoro per stare al passo con le difficoltà economiche. L’unica certezza è il figlio, a cui la giovane sheikha si aggrappa nei momenti più complicati. La strada pare essere tutta in salita ma finalmente appare l’occasione della vita, il momento più atteso: la rinascita. Ed ecco che tutti quanti amano Touda.
«Le sheikhat sono donne dal grande coraggio, le prime ad aver portato sullo scenario marocchino tematiche di questa portata» – racconta Nabil Ayouch -. «Si tratta di personaggi molto importanti all’interno del contesto storico-culturale del Maghreb. Parlano di lotta femminile e di diritti di donne. Con questo film l’intento era proprio quello di rivedere in chiave positiva la loro figura e il grande impatto che ne hanno avuto sulla società».
Presente all’evento anche Nisrine Erradi, attrice che interpreta Touda: «Ho lavorato duramente a questo incredibile progetto che è durato circa un anno. Ho dovuto imparare a danzare come le sheikat, a muovermi e a parlare come loro. Ho anche seguito diversi corsi di canto per poter imparare naturalmente a cantare – spiega -. Per cercare di assimilare pienamente il loro modo di essere, Nabil, il regista, mi ha addirittura mandato una vera sheikha a casa mia – racconta – Ci ho vissuto insieme per due settimane».
Nada El Khattab
(8 novembre 2024)