A fine settembre nello Sri Lanka si sono tenute le elezioni presidenziali, il risultato ha rappresentato una svolta storica per il Paese: Anura Kumara Dissanayaka, leader del Fronte popolare di liberazione, è stato eletto presidente della Repubblica con il 42,31% dei voti; per la prima volta, un politico marxista è a capo dello Sri Lanka. Nella Casa del Popolo di Torpignattara la vittoria del Fronte popolare di liberazione è stata accolta con gioia dalla comunità srilankese che ha organizzato un incontro a cui sono state invitate tutte le realtà della sinistra. A presiedere l’evento c’era Sudath Adikari, rappresentante del comitato in Italia del partito.
Sri Lanka e Italia: la viva voce della comunità
Adikari ha raccontato della sua vita nello Sri Lanka e del motivo che lo ha spinto a emigrare in Italia: “Lì in Sri Lanka lavoravo come insegnante e facevo politica per il nostro partito. Poi c’è stata la guerra civile dall’87 fino all’89. Sono morte sessantamila persone e anche io ho avuto problemi”. La guerra civile dello Sri Lanka è un conflitto scoppiato nel 1983, quando le Tigri di Liberazione del Tamil Eelam, un gruppo militare separatista, è insorto contro il governo e ha lottato per la creazione di uno stato indipendente nel nord e nell’est dell’isola. Dopo decenni di rappresaglie, il Paese ha mantenuto integra la democrazia elettorale, la quale, tuttavia, non lo è ancora per i Tamil, in gran parte esclusi dal potere. Nel nord e nell’est dell’isola, dove i Tamil e i musulmani costituiscono la maggioranza, l’esercito è ancora una presenza pervasiva. Vittima degli scontri avvenuti alla fine degli anni ‘80 è stato anche Adikari, che ricorda con dolore quel periodo: “Mi hanno arrestato illegalmente, mi hanno sparato e torturato e in qualche modo sono riuscito a scappare. Sono venuto in Italia per salvarmi la vita. Ho chiesto asilo politico e adesso sono più di trent’anni che vivo qui”. La sua vita a Roma è stata punteggiata da varie difficoltà, prima fra tutte la barriera linguistica. “Non sono andato a una scuola di italiano, ho imparato parlando con la gente.” dice Adikari. “E ora posso esprimere le mie idee anche su un palco”.
Anche per Tharusha De Silva, studentessa srilankese di Roma, la barriera linguistica ha rappresentato la difficoltà maggiore. Tharusha ha 24 anni ed è venuta in Italia quando ne aveva 17, insieme a mamma e ai due fratelli minori. «Papà era già qui, da diverso tempo. Noi lo abbiamo raggiunto. Tra le difficoltà incontrate, mi ricordo che la lingua italiana era, per me, un grande ostacolo – dice -. All’inizio facevo fatica a comunicare, la trovavo complicata. Poi con il tempo e grazie ad alcuni corsi universitari di lingua italiana, ho imparato a parlare bene». Nata in Sri Lanka e laureata in economia aziendale in inglese all’Università di Washington, la giovane oggi prosegue i suoi studi a Roma dove al momento sta svolgendo un tirocinio online in economia: «Voglio continuare a studiare, ma questa volta desidero farlo in italiano. Una volta terminato il tirocinio, mi piacerebbe fare un master sempre in questo settore». Sull’accoglienza romana, la ventiquattrenne non ha dubbi: «Roma è una città che ti abbraccia. Mi sono integrata sin da subito e non ho mai avuto difficoltà legate all’adattamento culturale. Nemmeno i miei genitori che appartengono a un’altra generazione hanno avuto problemi nell’inserimento in Italia».
Diversamente è accaduto per Nayana Fernand, mamma di due bambini, un maschio e una femmina rispettivamente di 6 e 9 anni, che accompagna ogni settimana in chiesa per permettere loro di familiarizzare con la lingua italiana e con il cattolicesimo. “Parlo poco italiano, perché sto quasi sempre a casa. Lo studio con i bambini mi aiuta, sono loro a insegnarmi come parlare bene” riferisce preferendo rilasciare l’intervista in lingua inglese davanti alla Basilica dei Santi XII Apostoli. È qui che si riunisce ogni domenica la comunità cattolica degli srilankesi per seguire le lezioni, nonché per imparare i fondamenti della religione cattolica. “I miei figli vengono qui per imparare non solo l’italiano, perché ancora non capiscono molte parole, ma anche i precetti della Bibbia e le preghiere” aggiunge. Grazie alla frequentazione della chiesa ha potuto formare nuove amicizie e ha scelto di aderire pienamente alla fede cattolica, fatto peculiare poiché, secondo l’ultimo censimento, il 70,2% degli srilankesi sono buddhisti e solo il 7,4% cristiani, una esigua minoranza. Sudath Adikari e i membri del suo partito, invece, non professano nessuna religione. “Io vengo da una famiglia buddista, però sono ateo in quanto comunista. Anche i miei figli non seguono una religione, siamo diventati una famiglia atea”.
A differenza di Adikari, Nayana Fernand è emigrata dallo Sri Lanka e arrivata a Roma per ricongiungersi con il marito che era venuto qui prima di lei in cerca di lavoro. Ciò conferma i dati sulla comunità srilankese per cui il motivo predominante di ingresso per i cittadini srilankesi è il ricongiungimento familiare che rappresenta il 58% dei nuovi permessi rilasciati, e che può essere considerato un indicatore significativo del livello di integrazione di un individuo poiché testimonia il consolidamento della presenza del richiedente nel territorio. “Abbiamo ormai abbandonato lo Sri Lanka e rimaniamo qui per viverci” afferma Nayana. I suoi primi anni in Italia, però, non sono trascorsi senza qualche difficoltà. “Per me è stato un grande cambiamento perché la nostra cultura è molto diversa. Così non è stato invece per i miei bambini che, andando a scuola, si sono adattati meglio”. La barriera culturale e linguistica non ha rappresentato comunque un ostacolo insormontabile e, oggi, trascorre felice la sua vita in Italia. “Abbiamo tanti posti speciali dove andare, ma soprattutto possiamo vedere Papa Francesco e andare in chiesa”, conclude Nayana.
Altra frequentatrice della Basilica dei Santi XII Apostoli è Christine Fonseka, una signora srilankese di 52 anni che si è trasferita anche lei a Roma per ricongiungersi con il marito. Nonostante avessero completato tutti gli studi, entrambi hanno lasciato lo Sri Lanka per motivi economici: una profonda crisi, infatti, ha colpito il Paese quando, nel 2022, ha fatto default sul suo debito, sprofondando in una crisi economica senza precedenti, con un’inflazione al 50%, lunghe code per acquistare beni di prima necessità e un sensibile peggioramento generale a partire dalla sanità. In Italia, Sudath Adikari, la cui aspirazione è quella di dedicarsi completamente alla politica, in realtà ha dovuto adeguarsi: “Per vivere faccio anche altro, per esempio mediatore culturale, o qualsiasi lavoro che capiti, come le pulizie”. I dati sulla comunità srilankese riportano che più della metà dei lavoratori srilankesi, il 55,6%, è impiegata nei servizi pubblici, sociali e alle persone, in lavori manuali non qualificati e la tipologia di impiego in cui risulta prevalente il genere femminile è il lavoro domestico.
Sri Lanka: le donne all’interno della comunità
Nada El Khattab, Alessandro Masseroni & Francesco Mancini
(30 ottobre 2024)
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