Sri Lanka e tradizioni: la Festa dei Popoli

Canti spirituali, pietanze srilankesi e danze tradizionali. I passi due ballerine che, leggiadre come piume, danzano su note musicali cingalesi: i capelli lunghi e gli abiti colorati di rosso e arancione fanno da contrasto con il luccichìo dell’oro, utilizzato per i ricami. Il tutto inserito in un quadro suggestivo tra sculture di Antonio Canova e affreschi de il Baciccio. È questa la Festa dei Popoli che si è tenuta domenica 27 ottobre alla Basilica dei Santi dei XII Apostoli a Roma e che ha voluto celebrare una ricorrenza religiosa della tradizione srilankese. I festeggiamenti si sono svolti negli spazi della Basilica e nel chiostro interno e si sono articolati in diversi momenti.

Festa dei popoli: tra riti e preparativi

Nelle stanze retrostanti la Chiesa, si sono susseguiti diversi momenti di preparazione al rito: trucco, acconciature e abiti sfarzosi. Il protagonista, però, è stato il Gelungan: un enorme copricapo interamente d’oro con decorazioni lavorate a mano e perle rosse, che si è poggiato sui capi delle ballerine. I capelli, invece, sono stati raccolti in uno chignon ben stretto. Mentre anelli, bracciali e un vivace tocco rosso sulle labbra hanno completato il look finale. Non sono mancati i preparativi anche delle bambine, graziose e vestite di bianco come simbolo di innocenza e purezza. Delle corone con fiori bianchi hanno incoronato i loro capi, mentre i capelli cadevano lunghi sulle spalle. Nell’attesa di inizio della messa religiosa, le fanciulle esploravano, curiose, i luoghi di culto del chiostro.
Di fronte al presbiterio, diversi cesti di frutta e verdura coloravano la tavolata preposta agli omaggi offerti al prete. Tra questi, non è mancato il vino rosso, contenuto all’interno di una caraffa di vetro. Come la tradizione srilankese vuole, questi alimenti rappresentano un simbolo di riconoscenza e rispetto nei confronti del prete.
All’ingresso della Basilica, invece, i ragazzi si sono preparati indossando lunghe tuniche bianche e rosse. In mano tenevano diversi oggetti di rito d’oro.

La messa religiosa: preghiere e danze srilankesi

E dopo la quiete, ecco che arriva il momento della celebrazione eucaristica tra recite religiose, canti di gruppo e balli spirituali. Un primo momento ha visto la lettura del prete srilankese di alcuni passi della Bibbia, ricordando alcuni valori universali come la compassione, la condivisione e l’accoglienza. «In una occasione come questa, è importante ricordare che mondi diversi creano una straordinaria unione multietnica. In questo senso, la Festa dei Popoli è simbolo di fratellanza». A rafforzare le parole del prete, la lettura in tre lingue differenti delle preghiere: cingalese, inglese e italiano, come testimonianza che la diversità culturale è ricchezza. In un secondo momento, c’è stato il canto spirituale di sei voci da contralto: sei donne, in piedi sull’ala destra della navata, con un velo trasparente e decorato con ricami a mano sul capo, cantavano note musicali religiose. Ad accompagnarle, una giovane ragazza che suonava il piano. Anche il prete italiano, che ha coordinato la cerimonia, ha ribadito che: «La festa dei popoli è modo per celebrare le peculiarità di culture e popoli differenti. Si tratta di un momento di condivisione ed è un modo per dialogare con gli altri. In fondo, nessun uomo può vivere senza l’altro». La messa religiosa si è conclusa con un ballo tradizionale di due giovani ballerine: movimenti sensuali, spesso di mimica, e piedi scalzi e ben saldi sul pavimento. La loro danza è stata accompagnata da note musicali orientali e dallo sventolio della bandiera dello Sri Lanka, tenuta con forza e gloria dal più giovane tra tutti.

Tra cibo e convivialità

Da ultimo, il momento più atteso della festa: la condivisione del cibo. Una lunga tavolata con le prelibatezze più tipiche della terra dello Sri Lanka: dal Kiribath, riso bianco cotto con latte di cocco, allo Sri Lanka butter cake, un soffice pan di Spagna al burro, sino al Kokis, un dolce fritto a forma di stella, a base di farina di riso e latte di cocco. E poi ancora: Pakora, antipasto fritto con ceci e pietanze dolci con crema pasticcera. Le pietanze, tutte preparate da persone del posto, sono state condivise all’interno di una intima sala: ciò a favorire l’incontro tra cultura italiana e srilankese. Diversi, infatti, i curiosi romani che sono stati attratti dalla vista di piatti colorati e dal profumo inebriante.
Una festa, dunque, che è stata oggetto di festività ma anche di unione e arricchimento culturale per incontrare un mondo ricco di storia: lo Sri Lanka.
Testo di Nada El Khattab
Foto di Alessandro Guarino
(5 novembre 2024)
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