Una famiglia per tutti
“In famiglia non si è mai stranieri” è questo il leitmotiv della conferenza tenutasi presso il Centro Congressi Cavour di Roma, in cui i frutti dell’impegno congiunto della accoglienza familiare dei minori stranieri non accompagnati di Unicef e CNCA, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, vengono messi in luce e commentati in occasione della presentazione dal progetto Terreferme, lunedì 18 novembre.
Un bisogno crescente
L’obbiettivo primario del sistema dell’accoglienza è creare una rete capillare di contatti, assistenza giuridica e psicologica, per fare dei giovani accolti e dati in affido futuri adulti funzionali. Un processo così vasto e raffinato richiede un grande sforzo di coordinamento tra le istituzioni chiave e i vari attori. Fino all’11 Novembre vi sono stati 1395 ingressi in Italia, per i quali è necessaria non solo un’accoglienza minima, ma anche di fornire percorsi di integrazione che possano avviare all’autonomia sociale e lavorativa in Italia.
Affidati e affidatari
Un punto d’orgoglio è quello di riunire tutti i soggetti e le istituzioni con prassi e modelli differenti, anche usando le attività di svago come il calcio. Il sistema dell’affido prevede un tutor reperibile 24 ore su 24, e un lavoro incessante di abbinamenti. Parlano Sonia Scalco, educatrice e Nancy Zanardello, psicologa: rappresentano il centro per l’affido e la solidarietà familiare di Bassano del Grappa. L’obbiettivo dei loro servizi è aiutare le famiglie in difficoltà e preservare il legame dei bambini con i propri genitori. Compito dell’educatore è accompagnare, accogliere, ascoltare i minori. Viene anche valutata la possibilità per il minore di essere inserito, una volta maggiorenne, nel percorso formativo degli affidatari, condividendo egli stesso l’esperienza e l’assistenza ricevuta. L’affidatario condivide con il ragazzo la cultura e il processo migratorio, e soprattutto è per lui una famiglia, generando relazioni durature anche dopo l’affido. La formazione di un affidatario deriva dal Campus Affidatari, l’affidatario rappresenta un punto di forza: spesso proviene da un’esperienza e cultura simile al ragazzo in affido. Poiché in genere gli affidatari hanno subito la migrazione da minorenni e possono aiutare i giovani a comprendere meglio il punto di vista dei vari attori.
Costruire i nuovi adulti
Parla anche Maria Grazia d’Angelo di Metacometa, una organizzazione che attualmente ha in carico cento tra italiani e stranieri, affidati a famiglie adeguatamente formate a vivere un’esperienza di affido, spiega che “entrano a far parte delle famiglie i minorenni, sotto i 14 anni, rimasti orfani durante la traversata. Vi sono anche vari casi di ragazzine vittime di tratta, per cui l’inserimento nei centri di prima accoglienza può rivelarsi pericoloso. Sono inseriti in famiglia anche dei neomaggiorenni, con borse lavoro e tirocini formativi”. È un modo per tentare di ricostruire un sistema di vita.
Maria Flaminia Zacchilli(20 novembre 2019)
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