“Riprovevoli e vergognose” ha definito le condizioni dei profughi in Grecia l’Alto Commissario Unhcr nell’appello lanciato, il 22 febbraio, a Governo greco, Istituzioni Ue e Stati europei, chiedendo misure urgenti.
42.568 sono, secondo il Ministero dell’informazione greco, i profughi accampati nei Centri di accoglienza e identificazione delle isole, che ne potrebbero ospitare al massimo 6.000. Una vera emergenza umanitaria, destinata ad aggravarsi con la presenza di 200.000 profughi al confine turco-siriano di Idlib.
La situazione dei profughi in Grecia vista dalla Ong Still I Rise che opera a Samos
“Noi continuiamo a fare scuola – dice Giulia Cicoli, cofondatrice di Still I Rise – a ragazzi che vengono soprattutto da Siria e Afghanistan, ma anche da Camerun, Sierra Leone, Palestina, con famiglia o con un genitore, un fratello oppure da soli. Ma la situazione, già al collasso 3 mesi fa, oggi è veramente drammatica. Nel campo di Samos, destinato a 648 profughi, nella primavera scorsa ce n’erano 3500, ora la popolazione del campo è più che raddoppiata: 7500 persone, in maggioranza siriani, curdi e afghani, a fronte di una popolazione di residenti nella città dove si trova il campo che è di 7.000 abitanti. E la situazione è analoga nelle altre 4 isole”.
Still I Rise è un’organizzazione internazionale indipendente, fondata da Nicolò Govoni, Giulia Cicolio e Sarah Ruzek, che offre formazione e protezione ai minori profughi.
A Samos nel 2018 ha aperto la scuola Mazì, un centro educativo giovanile per ragazzi di 12 – 17 anni che vivono nello hotspot, e sta aprendo scuole internazionali in Turchia e successivamente in altre zone del mondo, tra cui l’Italia. In questo periodo Nicolò è in Turchia per aprire la prima Scuola internazionale per ragazzi residenti, che prevede a conclusione del percorso formativo un titolo riconosciuto che dà accesso anche all’università; in attesa della prossima apertura si stanno organizzando corsi preparatori di lingua e matematica.
Intanto Giulia a Samos ogni giorno, insieme ad altri volontari, accoglie i ragazzi offrendo loro istruzione, alimentazione, sostegno e un luogo sicuro in cui sfuggire agli orrori del campo.
I profughi senza assistenza per l’eccezionale numero di arrivi e per le decisioni del Governo conservatore
Servizi igienici assolutamente insufficienti, personale adeguato che manca, situazione sanitaria fuori controllo. “Già prima il piccolo ospedale dell’isola era carente – dice Giulia –, figuriamoci ora con l’arrivo di profughi feriti o traumatizzati dalla guerra che richiederebbero interventi specialistici urgenti! Ma il governo non vuole trasferirli sulla terraferma.
Inoltre il nuovo Governo ha revocato la possibilità per i migranti e i loro figli, su tutto il territorio nazionale, di accedere all’assistenza sanitaria, privandoli del numero Amka che dà diritto all’assistenza sociale, a meno che non abbiano un lavoro. Questa restrizione sta nella nuova legge d’asilo del 1° gennaio che ha abolito il 2° appello alla Cassazione per l’esame della domanda d’asilo, ma ha anche eliminato tante vulnerabilità: se prima per un minore vulnerabile il procedimento per il riconoscimento del diritto d’asilo poteva continuare anche dopo i 18 anni, ora al compimento del quindicesimo anno d’età viene rimandato in Turchia. La stessa cosa vale per altre vulnerabilità: le donne che allattano o vittime di stupro o la sindrome di stress post-traumatico”.
Le denunce di Still I Rise per violazione dei diritti umani su bambini
A giugno la Ong ha presentato una denuncia alla procura di Samos contro la gestione del Centro di accoglienza e identificazione per violazioni dei diritti umani perpetrate ai danni di bambini, accompagnandole con foto, video e testimonianze delle stesse vittime.
Al Parlamento europeo sono state presentate due interrogazioni chiedendo misure opportune e verifiche sull’uso dei fondi europei. “Ma le risposte sono state deludenti, hanno ribadito che l’Ue dà fondi alla Grecia che è uno Stato sovrano – afferma Cicoli –. Noi però non ci scoraggiamo. Anche al Parlamento italiano abbiamo presentato una analoga interrogazione”.
A dicembre Still I Rise ha presentato un’altra denuncia alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, insieme al Greek Council for Refugees, Asgi e Medici senza frontiere, sui casi di violazione dei diritti umani per 5 ragazzi ospiti da molti mesi nel Centro di accoglienza e nella cosiddetta “giungla” di Samos. La Cedu ha riconosciuto la violazione dell’art.3 della Convenzione Europea (divieto di tortura e trattamenti degradanti) e disposto che il Governo greco provvedesse al loro trasferimento.
Sconcertante l’inerzia della Ue di fronte all’emergenza umanitaria dei profughi in Grecia
La decisione della Ue, nella visita ufficiale fatta dalla presidente della Commissione europea van der Leyen insieme ai presidenti del Parlamento Sassoli e del Consiglio Michel, è stata quella di: ringraziare la Grecia “scudo d’Europa”, stanziare 700 milioni di Euro e rafforzare Frontex a presidio dei confini.
“Una coltellata al cuore dei principi che hanno fondato l’Unione Europea”, definisce Giulia la posizione europea. “Gli abitanti delle isole, che hanno fatto molto per accogliere i migranti, ora li rifiutano perché la situazione è davvero insopportabile, e la Ue che fa? Manda soldi. Dimenticando che l’Europa è stata costruita con il sacrificio di tanti europei che hanno combattuto e sono morti per la libertà. È ingiusto lasciare che la Grecia, con 10 milioni di abitanti contro i 500 milioni di europei e una crisi economica che dura da anni, gestisca una crisi migratoria di questa portata”.
Quali soluzioni per l’emergenza dei profughi in Grecia
“La soluzione sarebbe quella, innanzitutto, di stabilizzare Paesi come Siria e Afghanistan da cui le persone stanno scappando, e il 95% degli esuli sicuramente vi ritornerebbe. Finché questo non succede si dovrebbe procedere a una loro riallocazione, in primis dei bambini che hanno subito violenze terribili, sono traumatizzati e sono anche privati dell’assistenza sanitaria.
Facciamo due conti: i migranti in Grecia sono 42.000, se – facendo l’esempio anche solo per l’Italia – ciascuno dei 7.900 Comuni italiani ne accogliesse 5, l’emergenza cesserebbe. Oppure, se dei 1.800 minori presenti nelle isole ciascuno degli Stati europei se ne prendesse 70 – dico solo 70! – non ci sarebbero più minori negli hotspot.
Quindi di che stiamo parlando? Si tratta di numeri piccoli per l’Europa, facilmente gestibili. E invece, pur di tenerli lontani dai propri confini, si preferisce dare soldi, per assecondare un problema di percezione, di paura di ciò che non si conosce. Manca la volontà politica di affrontare seriamente il problema dei profughi. È sconfortante. Noi comunque continuiamo il nostro lavoro”.
Luciana Scarcia
(9 marzo 2020)
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