Nadia è una giovane donna di origine marocchina, che vive a Roma da 5 anni e così racconta l’importante ricorrenza religiosa della Ashura o Achoura, diffusa in tanti Paesi islamici, ma celebrata in modi molto diversi nel mondo sunnita e sciita. In Marocco, come in altri Paesi nordafricani, assume connotati festosi. Prende il nome dalla parola araba “ashara”, che significa 10 e cade il decimo giorno del primo mese, Muharram, del calendario musulmano. Quest’anno si celebra il 28 e 29 agosto.
Tintinnio, chiacchiere, tintinnio. Sono a Rissani, in Marocco, a 40 minuti da Merzouga, in una delle oasi più famose del Paese, in mezzo a 20 figlie, mamme e nonne che ascoltano il suono dei bicchieri da tè che tintinnano insistentemente contro il tavolo. Alla mia sinistra, una donna si libera i capelli dalla crocchia che normalmente sostiene il suo hijab per ballare Chaabi, una musica popolare. Il velo non ha importanza tenerlo perché gli uomini stanno festeggiando nella stanza dall’altra parte del corridoio. Le donne intanto preparano loro tajine di pollo con le olive. Dopo tutto, è un giorno speciale: Achoura! (Ashura nei Paesi non francofoni, ndr)
La tradizione: contaminazioni tra musulmani e ebrei
I musulmani sunniti in questa data commemorano il giorno in cui Dio creò un sentiero nel Mar Rosso per liberare Mosè dal faraone. Alcune persone onorano la ricorrenza digiunando il 9 e il 10 di Muharram, osservando la tradizione secondo cui il profeta Maometto, dopo il suo arrivo a Medina nel 622 d.C., apprese che gli ebrei digiunavano il 10 di Muharram per commemorare la loro liberazione dalla schiavitù in Egitto. Decise allora che i musulmani avrebbero digiunato due giorni per ringraziare Dio per la sua misericordia e grazia.
Col tempo, però, il digiuno è diventato facoltativo e, proprio come il Natale nel mondo occidentale, questo giorno è spesso mascherato da regali e feste, ma la vera natura di Ashura è il digiuno, per purificarsi dall’anno precedente e entrare nel nuovo anno liberi dal peccato.
Ashura 2020
Anche quest’anno, dal tramonto del 28 fino al tramonto del 29 agosto, i marocchini celebreranno l’evento, rinnovando la tradizione.
Se cammini per i souk, li vedi adornati con tutte le sfumature di colori riflesse anche nei tipici strumenti musicali fatti a mano, venduti per l’evento, come la taarija marocchina, un tamburo dalle molte dimensioni, forme e colori che, tradizionalmente, i genitori acquistano per i loro figli. Alle figlie si danno taarija dipinte con colori vivaci, mentre ai figli maschi si regalano anche la tabla (tamburo con due teste) o il darbuka (tamburo a calice).
Nei giorni della festa trovi tutti i tipi di frutta secca: mandorle, uvetta, noci, pistacchi ecc. e una varietà di dolci e pasticcini. Fekka è tra i dolci comuni nelle case marocchine durante l’Ashura: sono biscotti a base di mandorle, farina e uvetta. Un altro tipo di fekka tipico è il krishlat, una versione in miniatura di fekka servita piccante, salata o dolce. Durante la festa alcune famiglie regalano anche piccoli pacchetti pieni di noci e krichlat ai figli dei loro parenti.
Dolci tipici marocchini per la festa di Ashura
Achoura è anche un Eid, o vacanza, in cui i bambini ricevono più giocattoli. I bambini e i ragazzi sono quelli che si divertono di più, si riuniscono nel quartiere per giocare insieme, mentre le ragazze suonano le loro taarija e cantano canzoni tradizionali legate all’evento.
Fra tradizione, folklore e globalizzazione
Nei miei ricordi c’è anche la Shaaeila (fiamme): un rituale della vigilia del grande giorno, in cui i giovani accendono fuochi e si radunano per godersi i falò intonando canti tradizionali marocchini. Ma oggi le autorità lo hanno messo fuorilegge, temendo potenziali danni.
Resta la tradizione, come nel Capodanno in Occidente, di accendere piccoli petardi, ma l’usanza preferita dai ragazzi è quella dei palloncini riempiti d’acqua da lanciarsi l’un l’altro. Questa tradizione deriva dal rituale dello Zamzam, l’acqua santa della Mecca, praticato il giorno 9 di Muharram, che però è stato interrotto perché ritenuto non autentico, cioè derivante da origini non musulmane ma ebraiche. Infatti era un rituale praticato nel Mellah, il quartiere ebraico delle città del Marocco, in cui gli ebrei gettavano alcune gocce d’acqua sui loro beni come simbolo della prosperità imminente o per propiziarsi una buona stagione di piogge in inverno.
Come in Halloween, in alcuni quartieri cittadini i bambini bussano alle porte dei vicini per chiedere dolcetti e invece di “dolcetto o scherzetto” dicono: “haq baba Achour” (un dolcetto Ashura).
Purtroppo, in alcune parti delle città più occidentalizzate come Marakkech e Casablanca, Ashura si limita a un pranzo speciale o a una telefonata con i propri cari. A dire la verità, credo che sia diventata una tradizione del passato, tenuta viva grazie alla curiosità e alla voglia di conoscere degli stranieri, degli expat che dai loro Paesi vengono a vivere in Marocco.
Nadia Kazolides
(26 agosto 2020)
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