Susanna Nicchiarelli reduce dal successo di critica e pubblico ottenuto con Miss Marx, presentato in concorso alla 77° edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia e vincitore dei Premi Fedic e Soundtrack Stars, è stata in questi giorni una delle componenti della giuria del Premio Amore e Psiche nella XXVI edizione del MedFilm Festival, che si è svolto dal 14 al 19 novembre. Nell’ambito del Festival, la regista è stata protagonista anche di una masterclass dedicata al suo cinema.
- Quali sono stati i criteri adottati, in qualità di giudice del MedFilm Festival,
nel valutare i film in concorso?
“In generale, quando ti emozioni nel vedere un film non pensi a criteri intellettuali o regole. Guardi il film e questo ti emoziona, è stato questo il mio principale criterio. Purtroppo, non abbiamo potuto vedere il film in sala, sarebbe stato sicuramente più bello, ma ho cercato il più possibile di riprodurre quella cornice di visione. I Festival ti permettettono di conoscere film che non vedresti normalmente e nuovi registi: fai delle scoperte rispetto a quanto vedi normalmente nelle sale, ti siedi davanti a qualcosa rispetto al quale non nutri particolari aspettative”.
Susanna Nicchiarelli, classe 1975, dopo la laurea in filosofia si diploma in regia al
Centro Sperimentale e consacra l’inizio della propria carriera con Cacridobò uno
dei Diari della Sacher di Nanni Moretti. Nel 2009 dirige il primo lungometraggio, Cosmonauta, che si aggiudica il premio Controcampo a Venezia nonché la nomina di Miglior esordio ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento.
- Quanto hanno influito gli studi in filosofia sulla scrittura dei tuoi film?
“La formazione filosofica mi ha aiutato a sviluppare un pensiero critico e a capire quali siano gli strumenti del pensiero critico. Questo pensiero si alterna ad una
ricerca di immediatezza e di emozione: scrivo per emozionare e scrivo per un
pubblico che ragiona, da una parte temo il suo giudizio e dall’altro quello che
desidero di più è che il film provochi una riflessione”.
- In alcuni suoi film si potrebbe percepire una nostalgia per un passato
recente…
“Faccio sempre un grande sforzo a non fare film nostalgici. Da Cosmonauta in poi
ho cercato di criticare un certo passato. Ad esempio, dal mio primo film ho deciso
di non usare musica anni ’60 ma cover di alcune canzoni, proprio perché volevo
vedere il passato con gli occhi di oggi”.
Lo sguardo intimo della regista si posa poi su Christa Paffgen, in arte Nico,
cantante e modella tedesca nota come musa di numerosi artisti, tra i quali Andy Wharol e Jim Morrison, ma soprattutto per aver dato un importante contributo alla scena musicale gothic-rock. Nel film Nico 1988 (2017) Susanna Nicchiarelli ripercorre gli ultimi anni di vita della cantante distrutta dalla dipendenza e alle prese con i malesseri di suo figlio Ari.
- Sia Nico 1988 che Miss Marx sono biopic: come ha reperito il materiale
utile a costruire i personaggi?
“È stato più semplice per Nico, sono stata in giro per l’Europa ad incontrare le
persone che l’hanno conosciuta, incluso suo figlio Ari, abbiamo visto
il film insieme in anteprima. Infatti, nei titoli di coda il mio ringraziamento va a lui.
Per raccogliere il materiale di Miss Marx ho avuto modo di parlare con dei
discendenti molto lontani di Eleanor. Ho svolto un lavoro di ricerca tra archivi di
lettere, biblioteche e libri. A volte mi sono ritrovata con versioni diverse della
stessa cosa, tra le storie che mi sono state raccontate ho dovuto scegliere, delle
lettere, ad esempio, non avevo quelle di risposta”.
- La musica: mentre per Nico 1988 c’era un contesto musicale di
riferimento, in quanto la protagonista è stata una cantante, per Miss Marx
la scelta delle musiche è stata più difficile?
“Nel 1800 c’era comunque un contesto musicale, si pensi a Chopin ad esempio.
Nella storia di Eleanor c’è del punk, l’elemento più distruttivo che volevo inserire
nel film come parte estranea e profondamente diversa dalle immagini. Volevo fare
un’operazione “antistorica” per portare il film ad un livello di non-tempo. Non è
stato difficile, in realtà, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente di fare”.
Protagonista di Miss Marx è Eleanor Marx, figlia minore di Karl, donna brillante e
politicamente impegnata. Nell’Inghilterra alla metà del 1800, Eleanor è un’attivista
per i diritti delle donne e dei minori, cura l’eredità spirituale del padre ma
soprattutto rivendica la propria individualità continuamente offuscata dalla figura maschile.
- Pensa che la questione femminile possa aver posto in secondo piano altri
aspetti dei suoi film?
“La questione femminile fa parte dei miei film. Eleanor è stata una femminista che ha applicato i meccanismi del socialismo, denunciando per prima lo sfruttamento
economico nella famiglia, nel discorso privato e politico. La lotta femminile faceva
parte della sua rivoluzione e non era un accessorio, ha capito quanto questo
elemento fosse centrale senza il quale non sarebbe stata possibile una rivoluzione anche personale“.
- Cosa pensa del fatto che si parli di lei come regista donna che parla di
donne?
“Quello che a me non interessa è discutere il fatto che una regista sia donna, non
dovrebbe rappresentare una novità. È importante che le donne capiscano che
questo lavoro può essere fatto anche da loro. Ai registi uomini non viene mai
chiesto perché hanno scritto un personaggio maschile”.
Giada Stallone
(18 novembre 2020)
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