Perché non dovrebbe esistere il soccorso in mare? È l’interrogativo che ha introdotto un’importante riflessione a più voci mercoledì 24 marzo, durante la seconda conferenza del ciclo di incontri online Discussioni sul presente organizzato dal Comitato per il diritto al soccorso in mare. Durante l’incontro hanno preso parola Luigi Manconi, Gherardo Colombo, Paolo Nasi e Armando Spataro, moderati dalla giornalista Annalisa Camilli.
Diritto al soccorso, tra norme e leglislazione
“Nessuno può morire in mare perché alla ricerca di una vita migliore” ha commentato Gherardo Colombo, ex magistrato e Presidente Onorario della neonata associazione di soccorso in mare Resq. In risposta all’interrogativo che ha inaugurato l’incontro Colombo precisa che “non dovrebbe esistere perché ad ogni persona dovrebbe essere garantita la libertà di spostarsi, di migrare”. L’atto del soccorso, che prima di essere ricercato nella giurisprudenza risponde ad un dogma etico e morale, è presente nella nostra Costituzione. In particolare, come precisa lo stesso Colombo, l’articolo 10 sancisce che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. E non solo: perché allo stesso articolo viene chiarito che la condizione giuridica degli stranieri è regolata dalla legge ma in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
A tal proposito, l’ex procuratore della Repubblica e magistrato Armando Spataro è intervenuto a tracciare un quadro di riferimento giuridico internazionale cui anche il nostro Paese deve necessariamente far riferimento. “Le ragioni per cui non è ammissibile che il governo italiano dica che i porti debbano rimanere chiusi alle navi che trasportano migranti risiede nelle norme e nei trattati ai quali il nostro Paese ha aderito e sono le norme della Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, le Convenzioni Sar, Solas e delle Nazioni Unite che prevedono l’obbligo degli Stati e delle autorità di adottare tutte le misure necessarie per cui tutte le persone in mare vengano sbarcate in un porto sicuro”.
Diritto al soccorso, quale il problema nell’attuazione?
Ma se le leggi e le norme esistono, così come esistono persone che di queste forme di assistenza potrebbero beneficiare e ci sono organizzazioni pronte a sostenerne l’attuazione, come mai il diritto e il dovere al soccorso sembra non essere sempre garantito? Secondo Luigi Manconi, sociologo e politico nonché membro del Comitato per il soccorso in mare, manca un decisore politico perché “il legislatore ha assunto una posizione ostile o codarda. Il nostro compito, di cittadini che si mobilitano è che assumono posizioni è quella di garantire una tutela ma anche di incidere sulla classe politica perché possa uscire da questa situazione oscillante, tra ostilità e pavidità, e possa assumersi le sue responsabilità”.
Per concludere, Manconi ha posto l’accento sull’importanza di un diritto che sopra tutti dovrebbe garantire la salvaguardia degli individui, indistintamente: il diritto alla vita. “Il soccorso è quell’atto che da concretezza al diritto alla vita e lo incarna nelle situazioni concrete, lo attua nelle condizioni di pericolo ed è su questo che si fonda quel legame di reciprocità alla base della comunità umana”.
Il ciclo di incontri “Discussioni sul presente” si concluderà con l’appuntamento del 21 aprile, con un focus tematico sulla Libia, al quale prenderanno parte tra i tanti anche Nello Scavo e Diego Bianchi.
Giada Stallone
(24 marzo 2021)
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