La comunità africana di Castel Volturno approda a Venezia con Là-bas del regista napoletano Guido Lombardi. Il film, in concorso a la 26° settimana della Critica del più importante festival italiano, verrà proiettato il 6 settembre nella sala Dersena.
Là-bas. Yssouf (Kader Alassane), arrivato in Italia per fare l’artigiano insieme allo zio, finito invece nel giro dello spaccio; Suad (Esther Elisha) prostituta che Yssouf sogna di riscattare; Germain, (Billi Serigne Faye) per caso nel luogo della strage mentre la sua fidanzata, Asetù (Fatima Traore), si esibisce per la prima volta cantando un brano di Miriam Makeba. Là-bas è una storia corale, le vite di quattro giovani africani si incrociano nell’evento di cronaca che il 18 settembre 2008 ha sconvolto la cittadina di Castel Volturno e la comunità africana. Sicari del clan dei Casalesi fecero irruzione nella sartoria Ob Ob Exotic Fashions uccidendo sei africani, nessuno dei quali coinvolto in attività criminali.
Francese e inglese sono le lingue del film, le stesse della vita di un africano a Castel Volturno. “Ho voluto riproporre la cruda realtà ed i personaggi sono per scelta tutti africani, l’immedesimazione è senza scappatoie. Ci sono film molto belli sull’immigrazione, ad esempio Welcome, ma la presenza di personaggi europei può portare lo spettatore ad identificarsi con questi”.
Tra immaginazione e realtà. “Quando è avvenuta la strage stavo già scrivendo la sceneggiatura in cui immaginavo lo scontro tra clan africani e mafia locale a Castel Volturno. L’adattamento è stato spontaneo” racconta Guido Lombardi che conosce bene la realtà della cittadina limitrofa a Napoli. “Da bambino ci andavo d’estate con la mia famiglia e negli ultimi 15 anni ho assistito al suo radicale mutamento. Sembra di essere in Burkina Faso: palme, poco lavoro e tanti africani”. Circa ventimila immigrati abitano a Castel Volturno, più della metà sono irregolari e non riescono ad emergere da una situazione di vera e propria schiavitù. “Un italiano che ospita o dà lavoro ad un clandestino, senza segnalarlo, è penalmente perseguibile. Di conseguenza chi lo fa ha un potere enorme sulla vita di queste persone” denuncia il regista.
Guido Lombardi non ha solo visto mutare Castel Volturno, ne ha anche conosciuto i suoi nuovi abitanti. “Anni fa sul set di un cortometraggio ho incontrato Moussa Mone che in Là-bas interpreta Moses lo zio del protagonista. Sono poi diventato l’operatore delle feste africane organizzate nelle varie discoteche. Amano avere dvd-ricordo delle loro serate nelle quali ballano per tutta la notte musica reggaeton.” Il regista ha conosciuto la comunità africana dall’interno, ha imparato a distinguere le differenze tra un beninese ed un nigeriano, tra uno del Burkina Faso ed uno del Corno d’Africa. Ne ha ascoltato le storie, anche quelle di chi con vestiti ed atteggiamenti eccentrici segnala una ricchezza che non sempre odora di pulito.
Comunità Africana Lombardi definisce ‘seconda ondata’ l’attuale immigrazione africana. “Per loro non è solo un viaggio, è la possibilità di realizzare un sogno. Il protagonista di Là-bas è venuto in Italia perché lo zio gli aveva promesso che si sarebbe arricchito lavorando la terracotta, un’arte che proprio lo zio gli aveva insegnato anni prima. Sarei felice se il film arrivasse in Africa dove non sanno che da noi la situazione è critica”. Molti immigrati non hanno il coraggio di raccontare la verità a parenti e amici, che spesso hanno supportato economicamente il viaggio. Ci sono persone che nelle loro telefonate alla famiglia lasciano credere di essere in Italia quando in realtà non sono riuscite a partire e si trovano in Libia. Tutto ciò alimenta nuove speranze ed ennesime partenze. “Lo chiamano il ‘virus dell’emigrazione’: si comincia a desiderare di andar via, a parlarne in paese e inevitabilmente si parte. Come fossero atleti che vanno alle olimpiadi, portano un carico di aspettative altissime”.
O’ film da strage. La realizzazione stessa del film è avvenuta in clandestinità. L’attuale sindaco venuto a conoscenza del progetto – grazie a degli annunci per la ricerca di comparse africane appesi in giro per la città – li ha convocati opponendosi alla sua realizzazione. Ottenere i permessi sarebbe stato impossibile. Ma le riprese iniziarono e la curiosità dilagò nel paese. Così, tra chi ammiccava agli operatori dicendo “State girando ‘nu porno, n’è vero?” e chi lo chiamava “o’ film da strage”, è stato realizzato Là-bas: un film che cerca di rompere il silenzio della vergogna. La vergogna italiana di una realtà disposta per ragioni di potere a sacrificare innocenti e la vergogna di chi non riesce a dire a Mamma Africa che non ha vinto le olimpiadi.
M. Daniela Basile(3 settembre 2011)