È passato un anno da quando la storia della popolazione afgana è stata segnata ancora una volta dalla violenza; un anno da quando, il 15 agosto 2021, Kabul è caduta sotto il dominio talebano. Quei primi giorni di regime e di repressione restano indelebili nelle immagini delle persone in diretta all’ aeroporto, ammassate lungo le cinte murarie o aggrappate ai portelloni dei velivoli nel disperato tentativo di fuggire.
Quest’anno, dal 6 al 15 agosto, la comunità afgana avrà la possibilità di incontrarsi a Roma, nell’ambito di La Sindrome del 15 agosto – una possibile via d’uscita per l’Afghanistan, un’occasione per fare il punto su come e cosa sia cambiato e per provare ad immaginare quale strategia assumere per sopravvivere in un mondo dominato dalla violenza. Dieci giorni di dibattiti, laboratori, costruzione di ambienti ospitali e percorsi di conoscenza reciproca organizzati dalla Scuola di Herat in esilio. La Scuola è un collettivo informale di giovani artisti afgani nato alcuni mesi fa per mantenere vivo il dibattito sull’Afghanistan in sinergia con la comunità afgana a Roma. All’evento parteciperanno artisti e artiste afgane ma anche studiosi, accademici, fotografi, giornalisti e rifugiati/e arrivati in Italia con i corridoi umanitari e non solo.
“L’obiettivo dell’evento è di elaborare collettivamente l’ultimo anno trascorso, ragionando su come e cosa sia cambiato nelle nostre vite, cosa sia cambiato nel mondo. Come in una terapia collettiva, l’obiettivo è quello di confrontarsi per trovare insieme delle risposte” racconta Morteza Khaleghi, artista e attivista afgano, organizzatore dell’evento e membro del collettivo. Per Morteza la priorità è coinvolgere la comunità di Roma perché “la diaspora afgana è molto divisa dalla politica, dagli scontri etnici e religiosi e l’arte e la cultura possono avvicinare le persone. In particolare, possono aiutare a creare un momento di conoscenza reciproca”.
Le giornate di incontri saranno anche l’occasione giusta per ringraziare personalmente tutti e tutte coloro che hanno aderito al crowfounding lanciato meno di un mese fa per supportare le spese di organizzazione e di accoglienza degli artisti.
La Sindrome del 15 agosto: il programma
Durante il primo giorno di incontri ci sarà una tavola rotonda in lingua persiana per fare il punto sullo stato dell’arte in Afghanistan, con artisti/e afgani in esilio; a seguire una panoramica sulla fotografia in Afghanistan con l’educatore e fotografo Reza Heidari. Infine, ci sarà un incontro sull’arte del tappeto afgano con Nahid Nasiri. Il secondo giorno, invece, ha come obiettivo specifico il coinvolgimento degli afgani residenti in Italia. “Spesso i rifugiati non vengono ascoltati dalle autorità”, aggiunge Morteza. Questo potrebbe essere uno spazio di confronto in lingua, che talvolta costituisce un limite al dialogo.
Uno spazio molto importante sarà dedicato all’ascolto e al dialogo con i più giovani. Da lunedì 8 a venerdì 12 agosto sarà possibile partecipare ad un laboratorio di arteterapia con i più piccoli, coordinato da una psicologa afgana. “I bambini vivono un periodo di transizione nel quale manca, spesso, l’attenzione nei confronti della loro anima, della loro sensibilità”. Domenica 14 agosto l’iniziativa si concluderà con una camminata notturna alla scoperta della Roma degli afgani.
A fare da sfondo agli eventi è Roma, una città che rappresenta un punto di arrivo molto importante per la diaspora afghana. “Vorrei che Roma diventasse un punto di riferimento per la comunista artistica afgana. È il posto perfetto per creare un luogo ospitale”.
È possibile consultare il programma completo sul sito dedicato e continuare a donare per supportare l’iniziativa.
Giada Stallone
(6 agosto 2022)
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