Aamer Hussein è uno scrittore anglo-pakistano, noto in Inghilterra ma ancora poco conosciuto in Italia. Nato nel 1955 a Karachi, in Pakistan, vive a Londra dal 1970. Si è laureato all’University of London dove ha studiato Urdu, Persiano e Storia. Svolge attività di critico letterario e traduttore e ha scritto numerose raccolte di racconti, tra le quali Mirror to the sun (1993), This other salt (1999) e Turquoise (2002).
La Lepre Edizioni ha pubblicato in Italia due libri: I giorni dell’ibisco (2009) e, uscito da pochi mesi, Un altro albero di gulmohar (2011). Entrambi sono stati recensiti dalle maggiori testate anglosassoni. The Indipendent scrive “Aamer Hussein sta facendo qualcosa di molto originale. Esplora l’incontro tra culture differenti, ma non è un sociologo; fonde gli elementi della mitologia e del racconto popolare, ma il suo genere non è il ‘realismo magico’; i suoi personaggi vivono vite umane, entrambi prodotti della società da cui provengono, ma allo stesso tempo sono due individui – uomo e donna – che amano e lavorano, si sposano e crescono dei figli, sempre coscienti delle proprie speranze e dei propri limiti.”
In occasione dell’uscita del suo ultimo libro, Un altro albero di gulmohar, Aamer Hussein sarà a Roma per due incontri con i lettori: il 28 settembre alle ore 18, con Tiziana Colusso, scrittrice e direttrice di Formafluens, presso la libreria L’Argonauta di Roma (via Reggio Emilia, 89); il 29 settembre alle ore 19 La lepre Edizioni e Caravan Edizioni (che di Hussein ha pubblicato Il nuvolo messaggero, 2010) presentano una serata di letture e incontri presso la libreria Orientalia di Roma (via Cairoli, 63). La Colusso dice di Hussein: “fa parte di una èlite internazionale che ha biblioteche piene di libri in diverse lingue, che conosce (e rispetta) la cultura di molti paesi, e che vive nel mondo come in una grande casa piena di stanze diversamente arredate, ognuna con le sue meraviglie e le sue spine.”
I giorni dell’ibisco sono nove racconti in cui la dimensione intima e personale dei protagonisti si fonde con la realtà politica. La scrittura è ricca di immagini originali e moderne, ma radicate nella tradizione e circondate da un alone di magia. L’universo cosmopolita di Hussein trascende categorie come “coloniale”, “postcoloniale” o “terzo mondo”, introducendo la struttura, lo stile e le metafore della letteratura Urdu moderna in storie inglesi, ambientate in differenti realtà, dal Pakistan all’Inghilterra, dalla Spagna a Java.
L’ultimo albero di gulmohar è una storia d’amore in viaggio dalla Londra del dopoguerra al Pakistan: il viaggio di Lydia per raggiungere l’amato Usman che è anche un cammino ideale alla scoperta del mondo interiore dei protagonisti con rievocazioni di atmosfere fiabesche. Sullo sfondo il gulmohar, l’albero di fuoco, trapiantato dal Madagascar nel subcontinente indiano, simbolo del fecondo abbraccio tra due culture destinato a generare splendidi frutti.
A. R.
(28 settembre 2011)