“ Le persone spariscono mentre la politica torna in primo piano; si parla di migrazione senza parlare delle persone. L’informazione italiana non sembra avere il coraggio di guardare in faccia le persone, chiamarle per nome e capirne le ragioni” in queste parole pronunciate da Valerio Cataldi, presidente uscente dell’Associazione Carta di Roma, si coglie la sintesi del XII Rapporto, redatto dall’Associazione insieme all’Osservatorio di Pavia, dal titolo “Notizie di Contrasto”.
Il dossier, presentato il 18 dicembre, a Roma, nella sala della stampa estera a Palazzo Grazioli, ogni anno fotografa la situazione migratoria e il linguaggio che i media utilizzano per raccontarlo, con la finalità di garantire un’informazione corretta sui temi dell’immigrazione e monitorare l’attuazione del protocollo deontologico per i giornalisti, nato nel 2008, che porta lo stesso nome dell’Associazione.
“Il termine contrasto, riferito al titolo,” spiega Cataldi presentando il Rapporto, in video messaggio da Mogadiscio, “è utile anche per distinguere la realtà dalla propaganda. La realtà, credo sia bene ricordarlo, è fatta di persone, di uomini, di donne e di bambini, che noi stampa abbiamo il dovere di raccontare con grande rispetto” prosegue poi, “Scopriamo, da questo rapporto, che oltre il 40% delle notizie sui migranti sono scomparse nell’anno trascorso, il che vuol dire che si parla sempre meno di questi temi e si fanno parlare sempre meno i protagonisti della migrazione.”
“Il consiglio è dunque quello di stare alla larga da quello che la politica vorrebbe che noi dicessimo” conclude Cataldi “perché i meccanismi della politica non sono quelli del giornalismo, la propaganda, quella della politica, spesso racconta un’altra verità, soffia sulla paura, paventa l’invasione, e spesso trova una facile sponda anche nell’informazione italiana”.
XII rapporto Carta di Roma: i dati e le parole più diffuse
Il report evidenzia una diminuzione del 42% degli articoli a tema migratorio sulle prime pagine dei giornali e dai telegiornali di prima serata, dove il calo è del 41%, con una unica eccezione costituita dal quotidiano Avvenire, che rimane in testa per il numero di articoli dedicati:254 in prima pagina e 870 titoli totali. Rispetto al 2023 si è registrato un calo del 34% dei titoli che la stampa ha dedicato alle migrazioni; ma non esiste una correlazione stretta tra questa diminuzione di attenzione e il calo degli sbarchi, i Media trattano l’argomento in base a logiche che trascendono l’effettiva pressione migratoria.
La copertura è infatti discontinua, con picchi registrati in occasione della morte del bracciante indiano Satnam Singh, del decreto flussi e dell’attuazione dell’accordo Italia-Albania.
La parola simbolo del 2024 è infatti Albania, usata ben 135 volte nei titoli del 2024 in relazione all’accordo sui centri per migranti fuori dall’Europa; la cornice è quella della crisi normativa, con il dibattito che si concentra sulla legittimità del decreto rispetto al diritto internazionale e sulla tensione tra governo e autorità giudiziaria. La migrazione è principalmente presentata come questione politica, con toni polarizzanti e un lessico rigido che enfatizza i contrasti. Nel contempo, tuttavia, l’associazione tra immigrazione e criminalità è meno centrale che in passato, sebbene con significative differenze tra i Media. “ Il lavoro da fare è ancora molto” dice Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti “ma l’Associazione, in questi anni ha svolto un eccellente lavoro. Dal punto di vista lessicale, ad esempio, il termine stigmatizzante “clandestino” che fino a qualche anno fa ha suscitato numerosi dibattiti per la spregiudicatezza con cui veniva usato, comincia ad essere molto meno in uso, nei primi mesi del 2024 è stato usato 37 volte, pari all’1% del totale dei titoli.”
XII Rapporto Carta di Roma: il tema dell’accoglienza
Vittorio di Trapani, presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, ha voluto ricordare le parole del Presidente Sergio Mattarella “Solidarietà ed accoglienza sono le basi della nostra Costituzione, quindi l’Associazione Carta di Roma non fa altro che cercare di accompagnare questo cambiamento culturale, sostenendo un racconto corretto dei fatti e un uso delle parole in linea con i valori della nostra Costituzione. Particolare attenzione nel Rapporto è stata data al tema dell’accoglienza” rileva sempre Valerio Cataldi “La comunicazione dedicata ai flussi migratori ha spesso oscurato la diffusa e buona pratica dell’accoglienza. I dati riportati nel dossier ci raccontano il volto negativo dell’accoglienza, quello problematico e denso di criticità, che prevale nelle notizie dei Tg al 48%, mentre il volto positivo e virtuoso dell’accoglienza emerge solo nel 32% delle notizie. Quest’anno, dunque, si è deciso di dare più spazio alle iniziative realizzate in questa direzione, spesso poco ricordate dalla comunicazione mainstream. Ad esempio, quando si parla di “Corridoi umanitari” emerge quasi sempre la narrazione che ricorda la collaborazione tra le Istituzioni, tra la società civile, tra le chiese e le organizzazioni non governative, molto di meno, invece, quella legata al lavoro svolto per l’accoglienza e soprattutto un’analisi relativa ai post-arrivi”. Concetto ribadito anche da Gian Mario Gillio, direttore Agenzia Stampa Nev e addetto stampa Tavola Valdese “Cosa succede dopo l’accoglienza? cosa fanno le persone accolte, restano in Italia? Si trovano bene? Cercano di andare all’estero? di questi aspetti non si parla abbastanza”.
XII Rapporto Carta di Roma: il pericolo della falsa informazione
“Con Trump e Musk le Albanie cresceranno” dice senza mezzi termini Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale Articolo 21 “ Studiate bene le prime parole di Trump e Musk: odio i giornalisti, rivendico il diritto alla falsificazione, colui che svela il falso è un nemico, devo poter dare i numeri senza controllo. Viene rivendicato ideologicamente ciò che non ci piace, con Musk e Trump passerà l’idea che pochi proprietari controlleranno ancora di più la fonte delle notizie, gli ultimi saranno ancora più ultimi perché non sono proprietari della risorsa dell’informazione, non potranno esprimersi, per questo serve “la Carta di Roma”.
XII Rapporto Carta di Roma: la percezione dei cittadini
Infine, Ilvo Diamanti, professore emerito Università di Urbino ha evidenziato come “l’entità, la misura della preoccupazione dei cittadini, nella percezione del fenomeno migratorio – nei dati della Carta il 41% percepisce, nell’anno in corso, l’immigrazione come minaccia – sembra essere costante, i cittadini continuano ad essere preoccupati nei confronti degli immigrati, però il discorso cambia se questa preoccupazione viene messa in correlazione con altre preoccupazioni. Da due anni a questa parte, infatti, l’immigrazione non è più la preoccupazione principale, i primi posti sono stati occupati dalla paura del Covid 19 e delle guerre. “ Lo spettacolo della paura ha ora altri attori protagonisti” sottolinea Ilvo Diamanti “gli attori politici che utilizzano le paure dell’immigrazione per condizionare l’orientamento dei cittadini non hanno più lo stesso successo di qualche anno fa, per questo è importante lavorare per un’informazione che dia la giusta misura del fenomeno, perché divenga un soggetto del dibattito politico, in relazione a dati precisi, che possano essere controllati.”
Dare un nome ai fatti, dare un nome alle persone, dare parole alla verità
“Il lavoro fatto in questi anni è stato importante perché ci ha indotto a ripensare le parole che utilizziamo, spesso anche in buona fede” ha concluso Nello Scavo, giornalista di Avvenire e nuovo presidente di Carta di Roma “Carta di Roma non dice ai giornalisti che devono stare per forza dalla parte dei migranti, ma ci dice che bisogna dare le parole giuste a ciò di cui ci stiamo occupando e dare un nome alle persone” “Perché il nome dei trafficanti, degli sfruttatori di esseri umani nel Mediterraneo non sono presenti nei nostri giornali?” Si chiede Scavo “Eppure li conosciamo. Mentre i nomi dei capo-mafia vengono sempre riportati nei nostri articoli e se così non fosse verremmo derisi come giornalisti, perché non accade quando invece ci occupiamo dei trafficanti di uomini? sembra che i migranti non abbiano nemmeno il diritto di vedere riconosciuta l’identità di chi li ha sfruttati e utilizzati per accordi politici. Io, da giornalista ci tengo molto, sento la responsabilità di dare un nome ai responsabili e dare un nome ai responsabili significa dire ai politici la verità. L esortazione che mi sento di fare è allora quella di mettere i nomi e possibilmente le loro facce anche sulle nostre testate, è un dovere professionale da cui non possiamo esimerci” poi l’augurio finale “La circolazione delle idee che nasce da questi incontri e dai documenti che produciamo non siano relegati ai soli giornalisti che si occupano di questi temi ma che anche chi sta dalla parte opposta si senta responsabilizzato a fare i nomi, perché si noterà subito quando un giornalista non farà i nomi se tutti gli altri lo faranno.”
Nadia Luminati
(20 dicembre 2024)
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