Fatou e Nicol fanno parte della Giuria Piuculture nell’edizione 2024 del MedFilmFestival che si svolge dal 7 al 17 novembre a Roma.
Fatou Sokna, crescere nell’ambiente cinematografico
Fatou Sokna di origini seneglesi, ma cittadina della capitale da quando è nata, nel 1995 come dice lei, “sono un Afroromana.
Vive in uno dei quartieri più multiculturali di Roma: Piazza Vittorio, uno di quelli nei quali quando si passa si sente nell’aria il melting pot culturale che offre, Fatou è figlia d’arte, cresciuta tra la cultura italiana e quella senegalese, ha seguito le orme della madre attrice cinematografica, oggi dedica la sua vita al canto, al ballo, ma soprattutto alla recitazione.
Grazie alla mamma che sin da piccolina l’ha nutrita d’affetto ed di buon cinema Fatou è stata influenzata sia dal cinema italiano che da quello senegalese e si è innamorata del teatro sognando di diventare un giorno come i grandi attori che le sono rimasti nel cuore. Una fra tutte: Viola Davis, “lei è una delle mie attrici preferite di sempre, l’ho apprezzata soprattutto in Barriere” un film dove era protagonista con Denzel Washington che parla appunto delle barriere culturali degli anni ‘70 nei confronti delle persone di colore e di come vengano affrontate dai protagonisti che le vivono nel contesto sociale e familiare.
Il cinema e la cultura senegalese
“Quello senegalese è un cinema molto realistico che predilige le serie così da poter raccontare con maggior dettaglio le tematiche sociali ed entrare nelle case degli spettatori con più facilità. Temi simili a quelli che affrontiamo anche in Italia ma applicati ad un contesto culturale logicamente diverso.
Fatou ritiene che il Senegal sia raccontato poco dal cinema internazionale ed anche per questo cerca di portare le sue origini nei film e nei personaggi che interpreta, come nel caso della serie “L’ora alternativa,” un corto visibile su youtube che la vede recitare come cantante dove nell’ultimo episodio ci regala una perla scritta da lei volutamente in lingua Wolof, la principale tra le lingue parlate in Senegal. La canzone parla della vita, del fatto che spesso, da giovani, non si sappia che direzione prendere e dell’importanza del rispetto reciproco tra umani.
Fatou e il cinema
Negli ultimi anni Fatou è molto presente nel cinema italiano, ha lavorato con Matteo Garrone e Checco Zalone sui set di Io capitano e Tolo tolo, esperienze professionali che l’hanno fatta molto crescere dal punto di vista cinematografico.
Il lavoro di cui va più fiera è senza dubbio Io sono Fatou film disponibile su Prime video che racconta di una ragazza straniera che nell’ambiente romano sgomita per crearsi un posto nella società e per combattere lo stereotipo secondo il quale una ragazza di colore debba essere per forza additata come reietta dalla società o addirittura come prostituta.
Infatti nella canzone che ha scritto e che canta nel trailer, in una strofa recita “perchè mi guardi strano, non hai mai visto una ragazza negra che parla così bene l’italiano” esemplifica questo concetto.
Il termine “negra”, molto forte, è stato scelto volutamente dalla stessa Fatou per evidenziare che “il nero è un colore, la negrità è una cultura, il senso dispregiativo associato a questa parola è frutto del colonialismo. Talvolta sono proprio le persone di colore a non capire questa cosa, sono state influenzate dalla società a pensare che essere negri sia un dispregiativo, invece bisogna essere fieri di esserlo”.
Fatou ha l’obiettivo di continuare il progetto “Io sono Fatou” poichè “quello è un piccolo riassunto della mia vita socio politica, di questi due mondi dove sto e di come possa esistere in questi due emisferi”. Il desiderio è
raccontare gli afroromani come lei, quella fetta di italiani che hanno origini straniere.
Fatou ha partecipato anche alla serie L’ora alternativa di Ali e Mouadh Ben Mohamed “è stato interessante entrare nel mondo scolastico che ho sempre voluto rappresentare, perchè alla fine la suddivisione dentro la scuola rispecchia quella della società. Nella mia personale esperienza a volte mi sentivo messa da parte anche dagli stessi figli di immigrati, spesso non è una questione di origine ma di colore della pelle o di contesto sociale. Il senso della serie è questo, cercare un’identità dentro un paese che non ti identifica.”
Secondo Fatou la parte di Italia che si sente di rappresentare non viene espressa efficacemente perché i registi non conoscono bene la realtà che vogliono rappresentare rendendo i personaggi stereotipati e quindi poco naturali.
E alla domanda se Gli autori di seconda generazione stiano aumentando?
Fatou risponde con un’altra domanda “ci sono autori di seconda generazione? quei pochi che ci sono, se ci sono non vengono ascoltati”.
Nicol, le tradizioni che accendono le passioni
Nicol è una ragazza nata a Genova nel 2004 da padre peruviano e madre romena, pochi anni dopo la sua nascita si è trasferita a Viterbo, dove vive tutt’ora con la nonna e la zia anche loro cittadine di origine peruviana.
La sua passione per il cinema nasce da bambina quando il fine settimana guardava i classici della Disney assieme alla nonna, talvolta a casa, ma la vera festa era andare in sala a vedere quelle fiabe. “Una tradizione familiare che ancora continua quando ci si riunisce con i parenti più stretti per vedere i film del momento” racconta Nicol.
Nicol non si è mai sentita straniera o estranea alla cultura italiana e quanto al paese d’origine della famiglia che l’ha cresciuta, ovvero il Perù, sogna di tornarci come visitatrice, per conoscere le sue origini ed alcuni parenti, ma “la mia infanzia, la mia vita ed il mio futuro appartengono all’Italia.
Non mi sono mai interessata al cinema peruviano, essendo una ragazza di seconda generazione,nata e cresciuta in Italia, la mia cultura cinematografica è quella del paese dove vivo, i grandi film italiani mi appassionano molto.” Fra le pellicole italiane più recenti C’è ancora domani di Paola Cortellesi è quello che ha amato di più. “Conoscevo la Cortellesi come attrice di commedie esilaranti, ma vederla in un film così significativo che coniuga un tema serio con la “Storia”, ma sempre con un filo di leggerezza, malgrado la gravità dell’argomento, mi ha colpita molto.”
L’importanza del cinema nella società
“Credo che non esistano messaggi più significativi in assoluto di quelli che può trasmettere un buon film. La cosa importante è che alla fine ti lasci qualcosa, ogni regista deve essere capace di veicolare il suo messaggio e trasmettere quel valore allo spettatore.”
Anche i film comici possono portare un messaggio valido agli spettatori “mi interessano se comunicano qualcosa di significativo, se hanno una morale allora li trovo utili. Ad esempio mi è piaciuto molto “Il marchese del Grillo, di Mario Monicelli con Alberto Sordi, basato su una storia vera e che rappresenta una Roma ottocentesca piuttosto veritiera. Mentre” prosegue NicoI “i film comici demenziali magari li guardo lo stesso, ma con un occhio diverso, soltanto per farmi una risata con gli amici.”
A volte accade anche che un film influenzi gli spettatori in modo negativo, “basti pensare ai fan più accaniti di alcuni film o alcune serie tv che aspirano a intromettersi nella vita degli attori o dei registi solo per sentirsi parte dell’opera. Come quando è capitato che comparisse un numero di
telefono in una serie e gli spettatori hanno cominciato a chiamare in modo insistente quel numero.
Invece un film è importante se ti fa riflettere su determinati argomenti che fino ad allora avevi trascurato”.
Lorenzo Pugliese
(10/11/2024)
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