“Tutte le volte che devo presentare questo progetto è molto difficile per me, perché chiaramente vorrei non doverlo fare”. La voce di Maria Rosa Torriglia, mamma di Michele, inciampa per un momento nell’emozione mentre si rivolge al pubblico riunito nella galleria Cassiopea di via Basento, lunedì 5 dicembre. “Però voglio poter pensare che anche da un dramma così possa aver origine qualcosa di positivo”. Nasce così “Michele Ricci school for life”, il progetto promosso dalla famiglia Ricci insieme ad AMREF in memoria del figlio e fratello scomparso all’età di 24 anni. Obiettivo: costruire una scuola per 200 ragazze di Maridi, nel Sud Sudan, stato nascente tra i più poveri al mondo. Ad aprile partiranno i primi corsi, ma per sostenere il progetto c’è bisogno del contributo di tutti.
Il Sud Sudan, stato neonato in cui 1 bambino su 6 muore prima dei 5 anni. L’accordo di pace firmato nel 2005, le elezioni ufficiali nel 2010, il referendum nel luglio 2011 hanno definitivamente sancito l’indipendenza del Sud Sudan, africano, cristiano o animista, dal governo arabo del Nord. Ponendo fine ad un conflitto durato oltre 20 anni e costato 2 milioni di morti e 3 milioni di profughi. Una guerra scatenata da divisioni etniche e religiose e da contese relative allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi di cui il Sud è ricco. Il risultato di questa situazione è un paese devastato: in Sud Sudan si estrae quotidianamente circa un milione di barili di greggio, ma 1 bambino su 6 è destinato a morire prima dei 5 anni. La distruzione di scuole, servizi sanitari, acquedotti ed altre infrastrutture è l’aspetto più visibile del collasso: “Quando nel 2005 è stato firmato il trattato di pace il paese, 3 volte grande l’Italia, aveva 15 km di strade asfaltate” spiega Thomas Simmons, Direttore di AMREF Italia. “Non si produce quasi nulla perché non ci sono le fabbriche. Tutto viene importato e le distanze sono enormi. Il porto più vicino è a Mombasa, in Kenia, che da Maridi dista più o meno 2500 km”.
L’istruzione femminile, motore di sviluppo sociale. “Uno dei grandi problemi che abbiamo riscontrato nella formazione del personale sanitario – dichiara Thomas Simmons – è il reclutamento di figure adatte che avessero finito la scuola, perché non si possono formare medici, assistenti medici, tecnici che non hanno avuto un minimo di formazione”. Così AMREF, attiva da anni in Sud Sudan con progetti di formazione e assistenza sanitaria, ha deciso di ampliare il proprio impegno sul versante dell’istruzione secondaria. Christine Nakayenga, ugandese, insegna nella Scuola per Ostetriche di Comunità di AMREF a Maridi: “In Sud Sudan ogni 100.000 nascite 1500 donne muoiono a causa di difficoltà dovute al parto, difficoltà assolutamente prevedibili e curabili in tempo se ci fossero cure adeguate”. Un dato da collegare a livelli di istruzione del tutto insufficienti. “Su 100 ragazze soltanto 16 hanno accesso agli studi e tra queste c’è un tasso enorme di abbandono scolastico. Di conseguenza molte donne muoiono perché affrontano la maternità quando non sono ancora pronte e non ricevono la necessaria assistenza”.