Un torneo di felicità condivisa per la comunità di Capo Verde

Il torneo di Pasqua organizzato dalla comunità romana di Capo Verde presso il centro sportivo di Torre Spaccata è, per loro, l’evento dell’anno. Gli spalti sono gremiti, il campo è pieno di giovani, adulti, donne e bambini in una profusione di suoni, colori e profumi. Come racconta Dacurus Suaris, 40 anni, in Italia dal 1991, il torneo esiste da prima che lui arrivasse a Roma, e soprattutto, appartiene ad una tradizione radicata a Capo Verde, dove erano soliti incontrarsi il giorno di Pasqua. Una volta giunti in Italia hanno deciso di continuare ad organizzare insieme un grande giorno di festa “È un evento importante, ci ritroviamo tutti noi della comunità capoverdiana presente da quasi quarant’anni in Italia. Prima eravamo in pochi durante questi incontri, ora siamo diventati tantissimi. Il torneo è un modo per sentirci vicini come se fossimo ancora nel nostro Paese” sottolinea Armando Britoduarte, 37 anni, originario di Capo Verde, calciatore della squadra UNIDOS.Ci si ritrova anche per giocare a pallone, per Dacurus il calcio è “una passione di famiglia. Ho sempre giocato, a Capo Verde ero in una squadra di serie A. Ho il calcio nel sangue, anche per questo continuo a farlo qui in Italia. Nel mio paese ho iniziato a giocare senza un allenatore, ho imparato da solo guardando le partite per strada, non c’erano ancora scuole che lo insegnassero. Ma adesso è tutta un’altra cosa, i ragazzi hanno molte più possibilità per imparare”. Anche Armando segue e pratica il calcio da più di vent’anni: “Ho iniziato a giocare a pallone a 15 anni a Capoverde,  a piedi nudi, per strada, con  i ragazzi più grandi di me. Non avevamo la televisione, perciò seguivamo lo sport attraverso la radio e mi sono appassionato al calcio anche ascoltandolo. Non sono un professionista, gioco perché mi piace e mi diverte”. Tanto è l’amore per il calcio di Dacurus che non gli costa fatica trovare tempo per praticarlo, tornato a casa dal lavoro di pittore.Organizzazione. Armando evidenzia che la macchina organizzativa del torneo è complessa e articolata “Ciascuno di noi ha un ruolo e non esiste un unico capo. Ci dividiamo il lavoro: io mi occupo di coordinare i ragazzi, dare degli orari da rispettare e delle regole da seguire. C’è chi è incaricato di cucinare la carne. Ci sono i ragazzi che portano da bere ed altro ancora”  aggiunge Dacurus “Non è facile, ma ognuno di noi ha le sue responsabilità e si impegna per la buona riuscita del torneo. Ci piace giocare a calcio e stare insieme”.Condivisione. Il torneo di Pasqua è un’occasione di condivisione imperdibile, anche a livello culinario “Tradizionalmente prepariamo il cachupa: ci sono mais, fagioli, carne, salsicce, mescolati insieme. Cuciniamo anche un piatto con il brodo, la carne, le patate e le banane verdi.”Socialità e  tradizione sottolineano Dacurus ed Armando “Dopo la partita di calcio  festeggiamo insieme e balliamo. Durante la festa tradizionale si suona soprattutto il violino. Ma abbiamo anche la musica per i giovani, con una discoteca tutta per loro. È una felicità condivisa, stiamo insieme per tutta la notte”.I giovani. Luca Lisboa, 22 anni, madre capoverdiana e padre italiano,  condivide i discorsi dei veterani “L’evento è organizzato molto bene, ormai sono circa dieci anni che si svolge, ed è per noi un appuntamento immancabile. Ci troviamo per giocare insieme e per divertirci,  l’entusiasmo cresce di anno in anno. Sono orgoglioso quando penso che  la comunità capoverdiana mette in piedi questo evento anche con la collaborazione  di noi giovani”.

Piera Francesca Mastantuono, Zakaria Mohammed Alì

(12 aprile 2012)