La nave dolce film-documentario di Daniele Vicari verrà proiettato giovedì 28 febbraio alle ore 16, presso l’Aula Convegni del CNR, Piazzale Aldo Moro 7. Il regista Daniele Vicari incontrerà il pubblico al termine della proiezione, tra gli interventi previsti quello del presidente dell’Associazione Nazionale Autori Cinematografici Ugo Gregoretti, modererà l’incontro il giornalista e critico cinematografico Enrico Magrelli. La proiezione di questo film conclude idealmente il Corso di formazione che il Cnr ha dedicato al tema ‘Vivere le migrazioni.Sviluppo, diritti, linguaggi.
La Nave Dolce già insignito del Premio Pasinetti alla Mostra del Cinema di Venezia, dove è stato proiettato fuori concorso, è stato voluto dalla Apulia film Comission e prodotto dalla Indigo film in occasione del ventesimo anniversario dello “sbarco dei ventunomila” avvenuto al porto di Bari l’8 Agosto 1991.
A quel tempo in Albania il regime di Hoxha era appena stato delegittimato in seguito alla caduta del blocco comunista. La riapertura dei porti e le prime tensioni nazionaliste interne, spinsero molti a sognare una vita diversa con nuove possibilità sull’altra sponda del Mare Adriatico. In una sera d’estate, una folla di migliaia di persone prese d’assalto la nave Vlora che, in arrivo da Cubadopo due mesi di navigazione,stava attraccando al porto di Durazzo. Il Capitano HalimMilaqi fu costretto con la forza a fare rotta verso le coste della Puglia.Nella stiva di quel bastimento, alla dolcezza del carico di zucchero che trasportava andò a sommarsi il carico di sogni e aspettative di uomini e donne protesi verso un futuro apparentemente più roseo. L’illusione finì per infrangersi nel porto di Bari, ad attendere la “Nave dolce” una città, o meglio una nazione non ancora pronte a sostenere la forza propulsiva della prima di una serie di ondate migratorie che avrebbero portato il numero degli stranieri presenti nel nostro paese dai 300.000 di allora ai 4 milioni e mezzo di oggi.
Il lavoro del regista di Diaz parte proprio dall’esigenza di rievocare un avvenimento che , sebbene sia stato trattato in modo marginale dalle cronache dell’epoca, ha segnato una svolta fondamentale nella storia italiana degli ultimi vent’anni. Vicari ha recuperato e selezionato dagli archivi delle televisioni locali e della rai, moltissimo materiale girato in quei giorni e mai utilizzato. Partendo da immagini d’insieme molto suggestive, che rendessero la portata corale di quello che stava accadendo, il regista si è poi soffermato sui volti di naufraghi, sul bagaglio di storie e aspettative che ognuno di loro portava con sé. Ha indagato l’alternarsi di tutti quei sentimenti compresi tra l’eccitazione iniziale e la rassegnazione che ha contraddistinto l’arrivo in Italia, lasciando che fossero i protagonisti stessi a raccontarli. Davanti alla macchina da presa quelle giornate vengono ripercorse su uno sfondo bianco da Eva, giovane laureata in Economia che è riuscita a rimanere in Italia e oggi alterna il lavoro di traduttrice a quello di badante, a Kledi allora poco più che un adolescente partito sull’onda dell’entusiasmo collettivo e poi rispedito indietro insieme alla maggior parte degli altri naufraghi, oggi ballerino che ha trovato il successo in Italia. Tutto questo senza mai perdere d’occhio le istituzioni italiane, la loro incapacità di organizzarsi e di fronteggiare l’emergenza.
Nave senza nocchiero. Vicari mostra ancora una volta il desiderio di sfruttare il cinema come strumento per riportare a galla pieghe della nostra storia, anche recente, che la collettività ha rimosso : “Su quella nave vent’anni fa c’eravamo tutti, simbolo di un viaggio della speranza compiuto in precedenza anche da noi italiani, monito delle responsabilità verso gli altri popoli e metafora di una nazione, la nostra, che naviga a vista e cerca disperatamente un porto senza trovarlo.” In un’immagine finale che sembra quasi voler riproporre la metafora dantesca della “Nave senza nocchiero in gran tempesta”.
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Irene Ricciardelli
(27 febbraio 2013)