Imprenditoria straniera, alla riscoperta dell’artigianato

Romano Benini, autore di "Quasi italiani"
Romano Benini, autore di “Quasi italiani”

Nel 2012 i titolari di impresa non italiani rilevati dal Centro Studi del Cna – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola Impresa – sono stati 419.680, con poco più della metà proprietari di iniziative individuali, 232.664. Da quest’anno la consistenza è stata infatti data dalla somma con società di persone o capitali in cui oltre il 50% dei soci o amministratori sia nato in un paese straniero. Nel totale, il 49,6% sono artigiani, mentre le donne arrivano a sfiorare il 20%. È quanto emerge dal lavoro di ricerca presentato la mattina del 4 giugno presso la sede di Unioncamere, unione italiana delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.

Concentrazione Una costante statistica, almeno per alcuni fattori, è la concentrazione: poche le principali aree di provenienza, limitate anche quelle di arrivo ed i settori produttivi. Ben il 56,8% viene da appena quattro paesi, sul totale di 63 presenti. Marocco, Romania, Cina ed Albania fanno la parte del leone, anche per ragioni di prossimità geografica, almeno per tre di loro. L’87% dei titolari risiede nell’Italia centro-settentrionale, il 76,7% è assorbito in solamente sei regioni, Lombardia nettamente in testa con il 22,9% seguita da Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto su valori tra il 12 ed il 9%. La Sicilia è la prima delle meridionali, ma con cifre nemmeno paragonabili, intorno al 3%. Quindi i compartimenti di mercato, con costruzioni e commercio che sommati superano il 70%, in sostanziale equilibrio, rispettivamente al 37 e 35%, mentre aumenta il peso del tessile, al 6,6%.

La copertina di "Quasi italiani", di Romano Benini
La copertina di “Quasi italiani”, di Romano Benini

Effetti della crisi Solo nell’ultimo anno di crisi si sono viste delle flessioni nell’ambito dell’imprenditoria non italiana, anche se il saldo assoluto resta attivo. Sono diminuite del 6,7% le aziende individuali, compensate dalla crescita di società di persone e di capitali, più strutturate. In totale l’aumento è stato di 24.329 unità, se prendiamo a riferimento il 2007, in un periodo precedente la recessione, siamo addirittura al +39,2%, per un incremento di 65.519 esercizi. Ma lo stesso non vale per il tasso di occupazione, che vede sì 581.000 impiegati in più, ma negli ultimi 12 mesi la percentuale di chi ha un lavoro fra gli stranieri è scesa del 6,5% contro l’1,7% dei nostri connazionali.

L’incontro è stato anche un’occasione per presentare il volume di Romano Benini “Quasi italiani”, il racconto di più di venti storie di imprenditoria immigrata di successo, che oltre il lato economico celano altrettanti mondi da scoprire. “La voglia e la passione sono il collante”, spiega l’autore, “l’energia è in controtendenza con quello che avviene nell’artigianato in Italia, emergono culture che non hanno mortificato il lavoro manuale come da noi, chiudendo diverse opportunità. È il caso di rendersene conto per contribuire a creare insieme le condizioni per lo sviluppo”.

Cecile Kyenge, ministro per l'Integrazione
Cecile Kyenge, ministro per l’Integrazione

L’idea di integrazione Da quando la Kyenge è ministro per l’Integrazione il dibattito politico è stato quasi esclusivamente legato alla sua storia ed al tema della cittadinanza, mentre poco o nulla è stato chiesto sui programmi da attuare perché l’integrazione – che dà il nome al ministero e quindi si presume centrale – diventi sempre più un fatto. Tutto dovrebbe partire “dall’interazione ” – una sola lettera di differenza – “in spazi comuni fra persone che si portano dietro diverse speranze, valori, bagaglio culturale”, l’idea del ministro. L’incontro dovrebbe essere dunque finalizzato alla sintesi di “buone pratiche, selezionate per una coesione sociale che rafforzi la cittadinanza e la nuova identità, senza per questo cancellare le origini”. L’ottica è quella di uscire da una logica perennemente emergenziale del fenomeno, “ormai consolidato. Dobbiamo applicare nella quotidianità la Costituzione, risposta ai problemi di esclusione e discriminazione, fornendo gli strumenti per realizzare una società rinnovata”.

Gabriele Santoro
(4 giugno 2013)

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