Un israeliano a dormire in stanza con un libanese, una greca con una turca. Il Medfilm Festival, con la potenza unificatrice che il cinema ha grazie al suo linguaggio universale, riesce a creare anche convivenze di questo tipo, assolutamente non artefatte, per i ragazzi delle scuole cinematografiche dei rispettivi paesi che hanno preso parte della giuria selezionatrice del vincitore dei premi Methexis e del Cervantes per i cortometraggi.
Itay Akirav, israeliano, Wissam Tanios, libanese, Selin Grungor, dalla Turchia, Amanda Rodriguez, spagnola, Ira Dika, albanese di nascita ma in Grecia dall’età di nove mesi e Ivan Kelava, croato, sono i sei membri che nel carcere di Rebibbia la mattina del 27 giugno, unitamente ad una rappresentanza di detenuti provenienti anche da Pavia, Matera e Terni, sono giunti ai verdetti svelati nella serata di premiazioni del giorno successivo al MaXXI.
Ad aggiudicarsi il premio Methexis è stato The Curse, coproduzione marocchino-britannica, storia di un’adolescente costretta a soddisfare le richieste di alcuni ragazzini che minacciano di raccontare al villaggio – localizzato nel bel mezzo del deserto – la sua avventura amorosa con un uomo più grande. “Il film è sottile e provocatorio”, la motivazione, “la protagonista vuole affrancarsi dalla società rappresentata dai bambini che non le permetteranno di fuggire dalla realtà in cui vive. L’intensa prova attoriale della ragazza è estremamente realistica e autentica, in accordo con l’approccio documentaristico adottato dal regista, che spinge il pubblico a calarsi nel suo mondo”.
Il premio Cervantes è andato al francese Son Indochine, film di animazione in cui il protagonista, nel giorno dell’ottantesimo compleanno, è costretto da un regalo della nipotina a rivivere ricordi sepolti della guerra nel sud-est asiatico – per intenderci con spunti alla Valzer con Bashir. “Solleva il problema di affrontare un trauma in maniera leggera, coinvolgendo la totalità dei sensi dello spettatore”. È stata questa la pellicola che più ha trovato concordi le due giurie.
L’idea di cinema può differire su alcuni aspetti Oltre ai dettagli tecnici, ovvio pane quotidiano per chi questa materia la studia, tra i ragazzi c’è forse più attenzione all’aspetto simbolico rispetto ai detenuti, catturati maggiormente dalla concretezza della trama, “ma avevano tutti un buon bagaglio culturale”, aggiunge Ivan, positivamente impressionato da quello che può considerarsi il superamento dello stereotipo del carcerato abbrutito in cella. La scelta per la composizione della giuria, non a caso, è ricaduta tra chi frequenta il laboratorio teatrale degli istituti di pena coinvolti.
Una settimana intensa, una grande esperienza per tutti gli studenti, soddisfatti del livello della rassegna e ancora di più dell’atmosfera che si è respirata in quattro giorni di vita a stretto contatto, ospiti della coordinatrice della giuria Francesca Passacantando. “Ci siamo goduti la permanenza e il cibo italiano”, anche se per i più resta ancora un mistero come si faccia a mangiare pasta tutti i giorni. “Siete un grande popolo”, si sente di affermare Itay. La speranza è di mantenere il legame venutosi a creare, “dovremmo cercare di organizzarci per visitare a turno il paese di ciascuno”, si augura Selin.
Gabriele Santoro(29 giugno 2013)
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