Così una bambina della Scuola dell’infanzia di Palermo, a cui la maestra aveva forse detto qualcosa, ha interpellato Vinicio Ongini, l’autore del libro Noi domani- viaggio nella scuola multiculturale che è stato presentato nella sede romana del CESV giovedì 27 giugno.
In questo equivoco infantile tra mistero e ministero può forse collocarsi una chiave di lettura del libro che racconta un viaggio realizzato nelle scuole e, forse prioritariamente, nel “paesaggio urbano o paesano” in cui queste sono immerse. Per questo motivo il padre di un alunno della comunità ivoriana della Val Maira, la tabaccaia di via Padova a Milano, immigrata anche lei dal Sud tanti anni fa, sono testimoni ed interpreti di cosa sta cambiando a causa della maggiore presenza di stranieri in Italia e dei loro figli nella scuola. Analogamente a quanto accaduto alle insegnanti di Sampierdarena che hanno organizzato, in una quinta elementare, un corso di latino frequentato da 15 alunni stranieri e 4 italiani e di quelle della scuola di Riace che non ha chiuso grazie all’arrivo dei migranti.
Vinicio Ongini è un maestro elementare, anzi un maestro, semplicemente, con quanto di autorevole ed affettuoso al tempo stesso indica la parola, e non ha dimenticato di esserlo, nonostante gli anni trascorsi al Ministero dell’Istruzione.
Il suo viaggio da Nord a Sud è durato due anni, durante i quali il maestro Vinicio ha cercato di individuare e raccontare tutte le ”isole di resistenza” sparse per l’Italia. Quella delle maestre della Valle Po “invasa” da scalpellini cinesi che costruiscono una rete di scambio con quelle di Firenze e Prato. Forse le stesse maestre di Firenze che avevano discusso a lungo con un padre cinese che voleva che il figlio non fosse promosso. O quella di Carini, dove gli stranieri sono pochi, ma i problemi ugualmente moltissimi, ed il preside ha deciso di lavorare sulla bellezza, che può essere contagiosa così come, più spesso, lo è la bruttezza.
Quale l’apporto degli alunni stranieri? A tutte le persone che ha incontrato Vinicio Ongini ha chiesto se la presenza degli alunni stranieri fosse un vantaggio o uno svantaggio. Diverse sono state le risposte, ma studi internazionali affermano come nel lungo periodo i vantaggi dell’immigrazione e della diversità siano percepiti a livello generale. Servono però azioni e situazioni di interazione, come preferisce dire Zagrebelski facendo cadere la g.
Il fascino del racconto ha facilitato la discussione tra i presentii, soprattutto le associazioni della Rete Scuolemigranti. Augusto Venanzetti e Giuseppina Fidilio dopo aver introdotto l’autore hanno stimolato il dibattito.
Ruolo delle reti territoriali In particolare è stato ripreso il tema delle reti territoriali, tra scuole ma anche altre strutture pubbliche e private, reti che mettano in comune risorse, competenze e materiali La gran parte delle reti funziona e costituisce risposta importante alla aumentata presenza degli alunni stranieri in ogni ordine di scuola. Il loro inserimento, soprattutto quello dei Nuovi Arrivati in Italia (NAI come li ha definiti Graziella Favaro), nella scuola primaria è complesso, ma più facilmente attuabile; mentre nella scuola media, anche di secondo grado, coincide purtroppo con un alto livello di bocciature. Il mondo del volontariato può divenire una componente importante di queste reti territoriali, mentre il MIUR ha avviato una azione pilota destinata ai NAI inseriti in terza media.
Anna Crisi
(30 giugno 2013)