Gravidanze adolescenziali: “se le bambine partoriscono bambine”

madri-bambineSanna, in India, si è sposata a 31 anni, dopo un master, e con un uomo più giovane di lei, non ha dovuto consegnare una dote, nonostante la famiglia sia musulmana”. Questa è una delle pochissime storie andate a buon fine circa il poco affrontato tema delle bambine spose e madri, descritto nel Rapporto 2013 Madri bambine, affrontare il dramma delle gravidanze tra adolescenti dell’UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione.

Ed è Aidos che ancora una volta, curatrice dell’edizione italiana, mette in luce un problema, quello delle gravidanze adolescenziali, che sembra riguardare solo il genere femminile, invocando piuttosto “un approccio olistico poiché si parla di diritti universali”, oltretutto i primi responsabili sono le famiglie, le comunità e i governi… “A un tratto il mondo è diventato un posto solitario. Mi sono sentita esclusa dalla mia famiglia e dalla mia comunità. Non ero più adeguata come bambina, e non lo ero come donna”. Questa una delle tante storie riportate nel documento, quella di Tarisai dello Zimbabwe, 20 anni, incinta a 16.

Il fenomeno riguarda le donne, ma il motivo per cui esiste non dipende certo dalla loro volontà: il più delle volte “non si tratta di incoscienza, ma di mancanza di scelta”. Sembra quasi stupido doverlo sottolineare, ma non si tiene conto di tanti altri aspetti. Dal punto di vista sociale è anzitutto una manifestazione di disuguaglianza, dal punto di vista geografico un fenomeno più comune nelle zone povere e rurali: “ho iniziato a uscire con gli uomini perché non avevamo da mangiare… e ho finito per rimanere incinta”, racconta Malebogo, 19 anni, dal Botswana. Il Rapporto lo affronta perfino da un punto di vista economico – che sembra essere oggi quello di maggior presa – perché di fatto “il potenziale umano delle ragazze resta irrealizzato”, comportando la perdita dell’1% del Pil.

Matrimoni forzati e precoci. Quando una giovanissima è costretta al matrimonio e dunque ai figli, sono a repentaglio la sua salute, la sua istruzione, il suo potenziale di reddito e tutto il suo futuro: rischia una vita di povertà, emarginazione e incapacità decisionale. “Sono stata consegnata a mio marito quand’ero piccola. Ero talmente piccola che non ricordo nemmeno quando è accaduto. È stato lui a crescermi” racconta Kanas, 18 anni, dall’Etiopia. E Pinki, 19 anni, dall’India: “Avevo solo 16 anni quando mi sono sposata, ed ero meno istruita di lui: avevo paura di farlo arrabbiare”.

Il fenomeno si concentra nel sud, in quelli che ancora vengono chiamati “Terzo mondo”, figuratevi “Paesi in via sviluppo”: d’altra parte si tratta di un mondo giovane, l’88% degli adolescenti vive qui e ben il 95% delle nascite adolescenziali si verificano in queste aree. 9 su 10 nell’ambito del matrimonio: solo questo dato fa capire quanto il vincolo matrimoniale, in questi casi, diventi lo strumento apparentemente legittimo per “coprire” gravidanze non volute, premature e pericolose.

Ogni giorno partoriscono 20mila ragazze al di sotto dei 18 anni. Talvolta molto al di sotto: “ricorderete tutti il recente caso della bambina yemenita di 8 anni morta dissanguata per le ferite interne riportate in seguito alla sua prima notte di nozze…” ricorda Daniela Colombo, presidente Aidos. Ma la tabella sui Paesi Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) rivela quanti episodi si verifichino anche in Europa e in America: nei paesi che definiamo maggiormente sviluppati avvengono 680mila nascite da madri adolescenti ogni anno. Quasi la metà di queste si verificano negli Stati Uniti”.

Le conseguenze di chi sopravvive sono enormi, sia per la salute che per la psiche, sia delle mamme che dei bambini. Dalle fistole ostetriche – il canale pelvico non è ancora completamente sviluppato – alla depressione, causata anche da un senso di dipendenza e impotenza. Costringere le bambine a sposarsi prima e ad avere un bambino poi, crea loro la gabbia e poi il fardello, in un’età che non permette loro di poter farne fronte.

La verità è che la gente giudica, gli esseri umani sono fatti così. Sentire che anche dopo tutti i tuoi sforzi e i risultati che hai ottenuto… dopo tutto quello che hai passato per superare quegli ostacoli, per diventare una persona migliore… la gente sa essere davvero spietata, perché alla fine quello che si ricordano è sempre ‘ah sì, quella ha avuto un figlio quando aveva 15 anni’” dice Tonette, 31 anni, e non importa da dove venga.

Alice Rinaldi
(27 novembre 2013)