Giornata della Letteratura Pakistana tra danza, poesia e attivismo culturale

La terza edizione della Giornata della Letteratura Pakistana ha visto la partecipazione di Sheema Kermani, artista, ballerina, attivista culturale
La terza edizione della Giornata della Letteratura Pakistana ha visto la partecipazione di Sheema Kermani, artista, ballerina, attivista culturale

È lunedì 1 settembre, quando l’Auditorium dell’Ara Pacis si riempie di spettatori curiosi. La terza edizione della Giornata della Letteratura Pakistana, organizzata dall’Ambasciata del Pakistan di Roma con il patrocinio di Roma Capitale, apre all’insegna della poesia e della danza. Sullo sfondo, le parole di “quattro dei maggiori poeti della letteratura Urdu e Pakistana” – come annuncia l’Ambasciatore Tehmina Janjua nei saluti di apertura – e sul palco i colori della danza di Sheema Kermani, artista, ballerina, attivista culturale.

Un’ospite speciale in arrivo direttamente da Londra, Kermani, che considera la danza una forma di resistenza culturale all’ostracismo dei conservatori. Un’artista che va oltre la danza, trasformando la performance in una forma d’arte a tutto tondo, capace di trasformare in immagini visive – attraverso i colori e la mimica – la musica e le parole che fanno da sfondo all’esibizione.

L'Ambasciatore del Pakistan Tehmina Janjua
L’Ambasciatore del Pakistan Tehmina Janjua

A chi non sia digiuno di letteratura pakistana, d’altra parte, il connubio tra parole ed arte visiva risulterà tutt’altro che insolito. Ricorda nella sua introduzione Daniela Bradi, docente alla Sapienza, che “la letteratura Sindhi ha la particolarità di essere arte visiva a tutto tondo”. Esempio ne è la Canzone dei pavoni assetati di Shaikh Ayaz, nel suo riferimento metaforico al popolo dei Sindh che chiede giustizia: “Canzoni di bambini in lacrime / bambini che sono stelle del futuro / dei lavoratori, degli indifesi / e delle ferite infette di questa terra (…)”. Eppure i filoni della poesia pakistana sono infiniti, così come i suoi metodi espressivi: è poesia devozionale, quella di Hazrat Ameer Khusrau, creatore non solo di nuovi stili poetici ma anche di nuove forme musicali. Ed è rivoluzionario il linguaggio espressivo di Faiz Ahmad Faiz, poeta, attivista e intellettuale di sinistra, anche se il suo Ricordo suona più come un canto d’amore e solitudine: “Nel deserto della solitudine, amore mio, tremano ancora / l’ombra della tua voce, il miraggio delle tue labbra (…)”.

Shaikh Ayaz
Shaikh Ayaz

Ma soprattutto è femminismo, quello che emerge dai versi di Fahmida Riaz, poetessa attiva nei movimenti di emancipazione delle donne: “Oggi ha spazzato via tutte le mie paure / il terrore è volato via dal mio cuore / una strana sete di sangue m’infuria nel petto / e mi possiede la voglia di danzare come un vortice (…)”. Parole che trovano uno specchio fedele nella danza di Sheema Kermani, in cui una donna triste e sola riacquista la voglia di vivere attraverso la danza: libertà contro tristezza, speranza contro disperazione, buio contro colori. Il raffronto con una forma di danza popolare ben più nota all’Italia contemporanea come la taranta pugliese potrebbe sembrare fuori luogo. Eppure l’antropologo Ernesto De Martino viene in soccorso nel ricordare come la pizzica – oggi ballo di moda nelle estati salentine e nei palinsesti televisivi di fine agosto – abbia origine proprio nel bisogno di riscatto della tarantata, oppressa dalle famiglie o dai padroni e capace di guarire solo attraverso la danza e il ritmo incessante della musica.

Non stupisce dunque che Sheema Kermani sia forte sostenitrice del valore della danza come strumento di emancipazione nel mondo femminile e diffusione di cultura in Pakistan. E non stupisce che la danza sia il perfetto contraltare di quella “coscienza politica e sociale dei poeti pakistani” che l’Ambasciatore ha tenuto a sottolineare in apertura. Un valore culturale in senso lato di cui l’Italia si accorge ormai da anni e su cui investe già da tempo attraverso i rapporti bilaterali con il Pakistan citati dal Sottosegretario Benedetto della Vedova, ospite in sala, e che proseguono anche grazie ad iniziative come questa.

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Veronica Adriani
(4 settembre 2014)

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