Quando una esse… Il calcio è uno sport. E non mi riferisco al pallone giocato negli stadi di Serie A, bensì ad un evento Sportivo con la “S” maiuscola: il Mundialido. Qui ci si rende conto che i rituali del calcio assumono finalmente senso, un significato che dribbla la logica del profitto e del risultato. E così, capita davvero che negli occhi e nella voce del pubblico l’inno nazionale sia un modo di omaggiare la lontana terra natia. Accade sul serio che le differenze culturali e di credo si incontrino in un rettangolo verde o che alla fine si festeggi al di là del risultato con le proprie famiglie e, ancora, di farsi ritrarre in una foto che immortali il ricordo di una domenica di condivisione.
Faraoni avanti sotto la pioggia. Nella seconda giornata del Gruppo F, l’Egitto (in maglia verde), sconfitto all’esordio dall’Ucraina, affronta il Paraguay (in maglia rossa), alla ricerca della prima vittoria dopo il pari con la sorprendente Nigeria. Ai Faraoni spetta il calcio d’inizio mentre una fine pioggerellina allevia l’afa pomeridiana. L’Albirroja sale in cattedra sull’asse capitan Rituale-Barrios, ma proprio quest’ultimo si lascia cadere in area al 7’ innescando la ripartenza dei verdi. E’ l’azione dell’inaspettato vantaggio degli africani: lancio preciso sulla sinistra per Elgamlidy che, tutto solo appena dentro l’area, controlla e batte di piatto sul secondo palo Gonzalez Ortiz. I Guaranì sono già chiamati a riorganizzarsi tatticamente per sfruttare il maggior tasso tecnico alla ricerca del pareggio. Eppure, le occasioni non mancano grazie alla mobilità di Flores, alle avanzate del finto terzino sinistro Ayala e alle geometrie impeccabili di Rituale. Peccato che il terminale offensivo Edario Barrios si lasci andare spesso ad inutili preziosismi.Al 15esimo si fa male il centrale Baez, sostituito dai piedi buoni del diez sudamericano. E’ la fase di stanca del match. Poi i Faraoni provano a chiudere il match tra il 17’ e il 20’: prima Gamal, poi El Abbasi e infine sprecando con Abuzeid. Intanto tra i rossi si sente l’apporto e il dribbling del neo entrato Borras. Ma c’è ancora tempo per le proteste del nervoso capitano africano Ahmed Hamouda nei confronti dell’arbitro per averlo ammonito per un duro fallo in mediana. Al 2’ di recupero si pareggiano i conti con il giallo per il paraguaiano Barrios.
Vittoria Albirroja con la sentenza Edario. Il discorsetto di mister Don Oscar negli spogliatoi dà gli effetti sperati. All’inizio della ripresa il Paraguay realizza l’1-1. Barrios decide di fare sul serio con un delizioso tocco sotto su uscita bassa del portiere. Assist da destra del pimpante Ferreira Ortega. E’ il jump start della riscossa albirroja. Edario, ancora lui, scalda i cuori della calorosa torcida al 43’: pallone vagante in area e splendida rovesciata che manda la sfera sui piedi dell’estremo egiziano. Identica dinamica, nel gol del raddoppio dei rossi due minuti più tardi. Si materializza così la sentenza Barrios che, con un colpo di testa sugli sviluppi di un angolo, realizza il bis grazie al goffo intervento di Aly sul secondo palo. Ora la gara è tesa e spezzettata da duri interventi sedati a fatica dalla terna arbitrale; soprattutto l’Egitto rischia grosso con El Abbasi. Ma gli animi si placano quando il Paraguay prende in mano le redini del centrocampo e i Faraoni si spingono in contropiede alla ricerca di un segno X che avrebbe del miracoloso. Dal 56esimo Don Oscar dà spazio al resto della truppa in cui spicca l’eccentrica acconciatura da moicano del granitico centrale Cantero Vega. Gli africani, intanto, sprecano tante occasioni dovute all’imprecisione nell’ultimo passaggio: è il 61’ quando Mohamed Abdelrehim rimprovera il difensore Elmenisy, innescando una furibonda lite conclusa con l’uscita dal campo di quest’ultimo. Il Paraguay così ne approfitta e chiude le ostilità con il terzo sigillo del moto perpetuo Flores. Ma non prima aver sprecato l’indicibile con Rituale, Borras, Gonzalez Ariel. Gli africani hanno però il tempo di recriminare, almeno sul punteggio, laddove al 73esimo solo la traversa nega la rete al 22 egiziano. Al triplice fischio del direttore di gara il Paraguay è piena corsa (4 punti) per il primo posto del Girone F, mentre l’Egitto saluta anzitempo la manifestazione con due sconfitte su altrettante gare giocate.
Un comico, un Don ed un Sapito. Il bello di queste manifestazioni sta nel raccontare l’atmosfera che si respira a bordo campo e, perché no, direttamente in panchina: allegria, complicità e spirito di gruppo. Addirittura comicità, quando Baez Peralta reagisce all’infortunio in campo con una serie di gag e sfottò che allietano il gruppo. Ma c’è spazio anche per il racconto della vocazione e il rispetto per il mister, non a caso Don Oscar. E infine la metafora “El Sapito”, ovvero la rana, simpatico e affettuoso nomignolo tipicamente sudamericano assegnato al compagno Ariel Gonzalez. Tutti tifano per un gol del, a dir loro, meno dotato tecnicamente.
Marcello Simonetti(9 giugno 2015)
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