Alla luce dei risvolti drammatici del fenomeno immigrazione dell’ultimo anno, di fronte ai quali parte della comunità internazionale continua a voler chiudere gli occhi, segnali di interventismo e di mobilitazione degli amministratori locali in Italia non sono passati inosservati. E, come tali, al convegno Welfare, diritti, immigrazione: tra governo e territorio svoltosi il 18 dicembre presso la sede nazionale del PD, c’è stata l’occasione per farne oggetto di analisi e di approfondimento, nel quadro di un’auspicata sinergia fruttuosa tra i differenti livelli governativi.
“La problematica e la coscienza relativamente al tema immigrazione è profondamente mutata in dodici mesi. Lo scorso dicembre discutevamo del record di arrivi nel nostro paese; oggi dibattiamo con l’Europa di quote di accoglienza obbligatorie, di asilo europeo, di modifiche al regolamento di Dublino”: da queste premesse, raccolte dall’intervento dell’On. Campana, il seminario ha posto all’attenzione dei presenti i nodi maggiormente critici per l’Italia circa la gestione dei flussi migratori e le ricadute all’interno delle politiche territoriali. “La moral suasion del governo in Europa è stata decisiva per la nuova coscienza europea, ma senza l’azione e l’esempio dei nostri amministratori incaricati nell’accoglienza agli immigrati, l’Italia non avrebbe un ruolo di primo piano in materia”. Una convinzione, questa, che apre ai meriti di chi, nel nostro paese, ha fatto più di altri. “Un ringraziamento va soprattutto ai nostri comuni del sud. Oltre all’emergenza sbarchi, si fanno carico da soli del 20 per cento del peso dell’accoglienza, evitando proteste plateali alle quali ci sottopongono alcuni amministratori al puro fine elettorale” ha ribadito Micaela Campana.
Presenti Alessandra Diodati, di Croce Rossa italiana, in prima fila nelle operazioni di assistenza ai migranti, e Ali Baba Faye, consulente del Ministero dell’Interno, impegnato nella gestione dei flussi migratori a livello centrale, fino al sindaco di Prato e responsabile Anci Matteo Biffoni, alla guida di una città dove rilevante è la presenza della comunità cinese: voci molteplici e contributi diversi hanno scandito il convegno, nel segno di una visione comune. Al centro, la consapevolezza secondo cui “quando in gioco ci sono grandi numeri, si corre il rischio di limitare la propria attenzione al momento della prima accoglienza, senza mai ragionare sull’integrazione” ha spiegato Campana.Una testimonianza di modello cittadino virtuoso è giunta, inoltre, dall’assessore per le politiche per la multiculturalità e l’integrazione nella città di Torino Ilde Curti. Il capoluogo piemontese, prima città industriale, meta di migrazioni interne, ed oggi metropoli europea e meta culturale e multiculturale, ha conservato nel tempo una forte vocazione sociale: nel suo dna si scorge una storia di integrazione, accoglienza, socialità e multiculturalità, presa ad imitazione in tanti centri italiani.
Nel seminario è emersa l’importanza di un’interlocuzione costante con gli amministratori locali sui temi in discussione, risultato di un metodo di lavoro che valorizzi le esperienze locali e che raccolga spunti utili per migliorare i testi normativi. Ecco che la collaborazione con le rappresentanze del governo e delle amministrazioni provinciali e comunali si rende più che mai auspicabile sotto molteplici aspetti in materia di welfare e diritti degli immigrati. A partire dall’approvazione finale della legge sullo ius soli, applicabile ai circa 700 mila giovani stranieri presenti in Italia. Marco Pacciotti, responsabile del Forum immigrazione PD, ha sottolineato che “a chiedere oggi servizi di welfare, sono gli immigrati arrivati venti e trent’anni anni fa. Va superato l’approccio legislativo improntato ad un piano welfare specifico per gli immigrati in quanto tali. Per costoro si deve parlare di cittadini”. Il sistema del welfare resta il principale strumento di integrazione sociale e di cittadinanza. Le risorse ad esso destinate devono essere salvaguardate.Ulteriori interventi si rendono necessari nel mondo della scuola, attraverso la formazione del corpo insegnanti e dei dirigenti, per la promozione e la tutela dell’intercultura come fonte di opportunità per gli studenti, e non di semplice atteggiamento di riconoscimento delle diversità.Altro nodo da risolvere è quello delle pensioni di quei concittadini stranieri, che “dopo anni di contributi versati all’INPS, rischiano di non godere dei benefici come qualunque altro lavoratore. Ad oggi la pensione è un diritto negato a tanti stranieri”.
Dare un’impronta di normalità e cittadinanza alla discussione in materia di welfare e diritti per gli immigrati in Italia sarà possibile solo grazie al superamento della legge Bossi-Fini, elevato a primo imperativo comune. Ne resta convinta Micaela Campana, a detta della quale diventa fondamentale “andare oltre un’impostazione emergenziale e destabilizzante, che non riconosce una situazione ormai evidente: l’immigrazione in Italia è un dato strutturale e necessario”.
Clara Agostini(23 dicembre 2015)
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