Le donne moldave sono tutte “badanti con denti d’oro” e gli uomini moldavi “muratori che amano l’alcol”? No, sono solo i principali stereotipi elencati da Tatiana Nogailic, l’ideatrice dell’Associazione AssoMoldave, che conosce bene i problemi della sua comunità.
Arrivata in Italia 15 anni fa, ha intrapreso diversi lavori, prima di capire, nel 2004, il bisogno di associazionismo che c’era nella comunità moldava. Sono molte le moldave che si dedicano ai servizi alla persona e a lavori domestici, diventando invisibili, ma “il binomio della donna migrante – badante” è riduttivo. La paura dell’ignoto genera casi al limite del tragicomico. Nell’esperienza di Tatiana i datori di lavoro a volte cercavano lavoratrici “senza denti d’oro”, convinti della loro avidità e inclinazione al furto. Altri stereotipi riguardano il fatto che le donne dell’est diventino bionde per attirare l’attenzione, che siano di facili costumi, abbandonino i figli o che rubino i mariti.
Esistono anche stereotipi inversi. Appena arrivata in Italia, Tatiana è stata avvertita da alcuni connazionali che gli italiani fossero “bugiardi, falsi, cattivi”, che sfruttassero i lavoratori stranieri. Secondo lei non è così, “se il lavoratore chiede i suoi diritti, tutto dipende da come si imposta il rapporto”. Per questo serve informarsi e “Assomoldave” ha pubblicato la Guida dei Moldavi in Italia, giunta alla IV edizione, il progetto di cui lei è più fiera.
Secondo Tatiana i problemi principali della comunità moldava in Italia sono il mancato dialogo e la disinformazione. Per una migliore convivenza, ma anche per combattere gli stereotipi, serve la comunicazione, l’attenzione dei mass-media anche sui fatti positivi riguardanti i migranti. Questi ultimi contribuiscono al PIL italiano, bisogna raccontare le storie di successo, impegnarsi anche nelle scuole per educare i bambini alla cultura del diverso, “per non far nascere altri stereotipi in futuro”.
Il figlio di Tatiana è a casa in Italia, per lei invece, la casa è in entrambi i paesi ma nello stesso tempo si sente sospesa tra i due mondi A volte la burocrazia italiana le fa ricordare che qui è un’ospite, a volte dal modo nel quale difende i propri diritti in Moldova si accorgono che viene dall’estero. “Con un piede di qua e uno di là e mai con l’anima in pace” così descrive il rapporto con i suoi paesi. La parola dor – tradotta di solito come “nostalgia”, ma che in realtà descrive l’amore per le origini, per le persone lontane, il desiderio di rivivere momenti lasciati nel passato è sempre attuale per Tatiana e per i tanti moldavi lontani dalla loro patria.
Nadia Plamadeala
(23 marzo 2016)
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