

“Una storia su cui scrivere ce l’avevo dentro casa, non c’era bisogno di guardare fuori”, racconta Alessia, “Un giorno, in macchina, mi sono seduta davanti con papà per chiedergli tutti i dettagli. Fu un viaggio lungo, come quello che aveva fatto lui nel 1991 quando prese quella nave che lo portò in Italia dall’Albania”.
“Ilirija” è il nome della nave che portò, in un momento di transizione, il papà di Alessia e tanti altri albanesi in una terra sconosciuta. Ventiquattro ore di viaggio senza cibo né acqua, tutti ammassati uno contro l’altro con tanto tempo a disposizione per pensare, per mettere a freno tutte le paure o anche per sognare. Chissà se quella nave dal nome che ricorda la parola albanese i lirë che significa libero avrebbe fatto di loro degli uomini veramente liberi una volta arrivati in Italia.
Il suo è un racconto semplice e lineare, parla di speranza e salvezza. Quella che ha trovato il padre quando è arrivato in Italia, non solo per aver superato il viaggio in mare, ma anche per l’accoglienza che ha trovato in Italia. Alessia racconta che il papà è venuto in Italia giovanissimo ed ha dovuto rimboccarsi le maniche per ricominciare daccapo. Per fortuna ha trovato una famiglia che lo ha aiutato e supportato e poi in seguito ne ha costruita una tutta sua con l’amore della sua vita che si è andato a riprendere in Albania. “Non ci ho pensato due volte, ho lasciato l’università e sono andata via con lui”, racconta la signora Dule. Un amore adolescenziale controcorrente per i tempi in cui è nato, che però dura tutt’ora e Alessia e suo fratello più grande ne sono il frutto.

Una vita fatta di sacrifici, ma anche di gioie quella della famiglia Dule come quella della notizia della vittoria della piccola Alessia.“Mamma mi è venuta a prendere a scuola e mi ha fatto trovare in macchina un mazzo di fiori. Appena mi ha detto che avevo vinto mi sono emozionata tantissimo”, racconta Alessia. “La mia migliore amica insieme ad altri compagni hanno appeso uno striscione fuori dalla scuola e le persone per strada mi fermano perché mi fanno i complimenti e vogliono leggere il mio racconto, tutto questo è molto bello e mi lusinga, ma allo stesso tempo mi imbarazza”.
Il papà purtroppo ha dovuto apprendere la notizia al telefono perché in quel momento si trovava in Albania dove attualmente lavora. Ogni volta che può ritorna in Italia dalla sua famiglia. Finalmente è riuscito a realizzarsi nel lavoro, facendo pace con il suo Paese da cui anni prima era scappato.È tanto orgoglioso anche lui, ma quasi non vuole ammettere l’emozione. “La sua voce tremolante lo tradisce, lui sembra un gigante che non si emoziona, ma in fondo è un gigante buono”, conclude Alessia.
Amarilda Dhrami
(28 ottobre 2016)
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