La vincitrice del concorso La scrittura non va in esilio: Bianca Colella con Ieri, oggi, domani

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Bianca Colella è la vincitrice della decima edizione del concorso letterario “La Scrittura non va in esilio” organizzato dal centro Astalli nelle scuole superiori che hanno partecipato ai progetti Finestre e Incontri. La premiazione, condotta da Giovanni Anversa, giornalista RAI, si tiene questa mattina, 28 ottobre, nell’Auditorium dell’Istituto Massimo. Molti gli ospiti illustri coinvolti a partire dalla scrittrice Melania Mazzucco che presenterà in anteprima “Io sono con te”, edito da Einaudi, che racconta Brigitte una rifugiata accolta dal Centro Astalli. 

E’ Massimo Wertmuller che legge i racconti dei vincitori, la musica è a cura della Takadum Orchèstra e del rapper italo-egiziano Amir Issaa.

Bianca Colella ha 17 anni, vive nella zona di via Gregorio VII e frequenta il liceo linguistico internazionale francese Virgilio, nel centro di Roma, che da anni ha collaborazioni attive con il centro Astalli e con la comunità del Sant’Egidio. “Ieri, oggi e domani” è il titolo del suo racconto, selezionato tra duecento partecipanti provenienti da diversi licei romani e che verrà trasformato in una graphic novel da Mauro Biani. La notizia della vittoria l’ha raggiunta a settembre, in maniera del tutto inaspettata, a Parigi dove si trovava per uno scambio linguistico: “Ormai era passato del tempo. Me l’ero quasi dimenticato”.

Mentre non c’era la professoressa di inglese ha letto il suo racconto alla classe che, al suo rientro, l’ha accolta in maniera molto calorosa.

Nonostante ami la letteratura non si era mai davvero cimentata nella scrittura. “Mi sono sempre ritagliata qualche spazio per la lettura anche se facevo nuoto sincronizzato tre volte alla settimana. Cerco di leggere un po’ la sera”. A convincerla a partecipare è stato un tema, come quello dell’emigrazione, che ha toccato molto l’Italia e l’Europa negli ultimi anni.

Recentemente è venuta in contatto con scritture migranti come quella di Amara Lakhous e l’ha conquistata la visione che uno straniero ha di Roma, la sua città. Quello che noi vediamo come normale, atteggiamenti che sono parte della quotidianità, vengono invece visti in modo particolare.

Le piacciono le storie realistiche, in cui può rispecchiarsi, anche se parlano di culture lontane; non ama la fantascienza e la fiction. Una scrittrice che le piace molto è Pearl S. Buck.

Il suo primo incontro con un rifugiato risale al primo liceo ed è stato con una donna, sempre nell’ambito del progetto Astalli Finestre. “Ha raccontato il suo viaggio, ancora più difficile in quanto donna, in un paese che dovrebbe accogliere e le situazioni difficili che ha dovuto affrontare. Non sempre è stata aiutata. Per me è stato strano sentire una storia del genere: non riuscivo proprio a realizzare quello che diceva perché lontanissimo dalla mia vita”. Cercare di capire come si possano sentire, immaginare quello che le persone possono provare, l’ha portata a rendersi conto delle sofferenze e delle difficoltà che i migranti vivono giornalmente per avere una vita migliore. Da qui l’idea del suo racconto. Il titolo “Ieri, oggi, domani” si riferisce alla ciclicità della storia: chi in un periodo è stato ospitato potrà ospitare dopo. E’ la storia di un viaggio uguale a molti di quelli di cui si sente parlare recentemente in televisione ma a colpire è proprio il finale in cui si scopre che i protagonisti sono una mamma e un figlio italiani che emigrano nei primi del ‘900. Quello che è importante per l’autrice è far capire che i viaggi che vediamo adesso non sono così diversi da quelli dei nostri antenati .

“Quando sento i discorsi sugli immigrati che rubano il lavoro e fuggono dal loro paese non posso fare a meno di pensare agli italiani che hanno dovuto fare lo stesso per un futuro migliore. Tutti i popoli hanno avuto la necessità di migrare, sempre. Non si può negare accoglienza e aiuto. La storia ci ha già insegnato che le migrazioni avvengono per un motivo ben preciso e il fatto che si ripeta dovrebbe servire a qualcosa”.

unnamedL’idea del piano generale l’ha avuta portando a spasso il cane e l’ha subito appuntata sul telefono. I personaggi sono solo due: una mamma e un bambino, che nonostante abbia solo cinque anni riesce a percepire quello che sta per affrontare e si pone le stesse domande e ha le stesse paure della mamma. Entrambi non sanno cosa li aspetterà. Emotivamente nella scrittura l’ha coinvolta soprattutto il personaggio della madre, perché ha cercato di immaginare il dolore di una persona che non può dare al figlio quello che vorrebbe. Non ha mai avuto un contatto diretto con realtà di questo tipo ma ha un’idea ben precisa, anche grazie agli stimoli della scuola e della sua famiglia. Ha sperimentato l’estraneità a Parigi, sebbene in tutt’altra veste, e il fatto di studiare le lingue le ha dato questa sensibilità all’altro, all’abituarsi alle usanze altrui.

Nella scrittura di Bianca e nelle sue scelte hanno influito due professoresse: quella d’inglese che è in contatto diretto con il centro Astalli e che spesso li ha fatti interessare a problematiche che altrimenti avrebbero ignorato e la professoressa di italiano del biennio, molto rigida ma che trasmetteva la passione quando spiegava e che l’ha aiutata nello sviluppo di una tecnica di scrittura.

 Elena Fratini

(28/10/2016)

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