“Unità, familiarità, amicizia e gioia di stare insieme.” Sono questi, secondo Marziano Melis, gli obiettivi principali della 119^ edizione della festa dell’indipendenza delle Filippine che si è svolta l’11 giugno presso l’hotel Ergife di Roma e nella quale, come ogni anno, l’affluenza di persone e associazioni è stata altissima.
“Questa festa ci fa sentire più vicini alle nostre radici. Per gli anziani è un momento di condivisione e incontro e alle nuove generazioni permette di avvicinarsi di più alla cultura filippina”, spiega Marziano mentre ordina i prodotti tipici filippini che espone nel suo stand. “Insieme a mia moglie abbiamo deciso di venire in Italia, ormai 25 anni fa, per poter offrire una vita migliore ai nostri figli che da poco hanno iniziato l’università. Purtroppo, nelle Filippine, se non hai una laurea, fai l’avvocato o il dottore, è difficile mandare avanti una famiglia perché si guadagna molto poco.”
Dopo aver superato diverse difficoltà d’integrazione, come ad esempio la lingua, Marziano e la sua famiglia sono riusciti a crearsi una vita migliore rispetto a quella che avevano a Makati, città poco lontana da Manila. “Attualmente, io e mia moglie, siamo riusciti a trovare un lavoro come badanti grazie alla chiesa del quartiere dove abitiamo e oggi in questo evento cerchiamo di guadagnare qualcosa con la vendita dei prodotti tipici del nostro paese.”
Dalla “cassava” alle “panda” e dal “egg pie” al “biko”. “Tutti i piatti sono stati elaborati con prodotti di prima qualità e cucinati sia da mia moglie che dalle mie figlie. Le ricette passano di generazione in generazione”, spiega Marziano mentre in sottofondo si sente l’inno del suo paese e l’evento prende il via con la parata e le bandiere che sventolano e riempiono di colore la location, che dopo tanti anni è cambiata. “E’ la prima volta che la Festa delle Filippine non si festeggia all’aperto. Per anni ci siamo incontrati a Piazzale Ankara e devo dire che mi manca. Anche se oggi qui non soffriamo il caldo preferivo l’ambiente che si respirava nei pressi dello Stadio Flaminio”.
Pensiero condiviso anche da Dante, giovane domestico proveniente da Manila fondatore della Federazione Filippina di Freccette. “Sono tesserato da diversi anni alla FIGF (Federazione Italiana Gioco Freccette ) ma ho deciso di creare quella filippina quattro anni fa perché purtroppo non tutti possono permettersi di tesserarsi a quella italiana. Siamo quasi una cinquantina di soci.” Infatti, la Festa delle Filippine è anche un buon motivo per giocare a uno degli sport più praticati nel paese. “Purtroppo l’elevato costo per festeggiare l’indipendenza delle Filippine a Piazzale Ankara e le lamentele ricevute dai vicini del quartiere per l’immondizia che si creava a fine giornata, hanno fatto si che l’evento sia stato spostato qui. Noi però preferivamo giocare all’aperto” spiega tra un lancio e l’altro.
La mattina trascorre e nel pomeriggio la comunità filippina si raduna in gruppetti, distribuiti intorno ai diversi tavoli pronti ad assaggiare i sapori della gastronomia tipica del loro paese, ma quest’anno c’è una novità: la porchetta di Ariccia appena cucinata nello stand di Veronica, giovane casalinga proveniente da Manila che si è trasferita 28 anni fa a Roma per amore e attualmente mamma di due figli italo-filippini.
“Nel mio paese esiste la porchetta ma la cuciniamo in un altro modo, io preferisco la ricetta di Ariccia”, spiega mentre prepara i panini. “In generale, amo la gastronomia italiana e ho svolto diversi corsi per imparare a cucinare bene. Oggi, infatti, per me è una vera sfida, perché se tutto va bene mi piacerebbe aprire un punto vendita dove vendere non solo la porchetta, ma anche altre mie specialità come la marmellata di albicocche e le verdure sott’olio ”.
E dalla porchetta ai dolci “Sprinkles” della giovane ventottenne Gahiel, che piano piano è riuscita a far diventare la sua passione per la pasticceria un lavoro. “Ho iniziato sei anni fa a cucinare dolci, all’inizio lo facevo come hobby durante il weekend, poi i miei amici dicevano che erano molto buoni e hanno iniziato a farmi delle ordinazioni e oggi organizzo catering per le feste.”
Gahiel è arrivata a Roma a quindici anni grazie ad un ricongiungimento familiare e se gli chiedi come si immagina il futuro e quale sia il suo sogno ha le idee ben chiare: “l’Italia è un paese che offre più opportunità per poter costruire i propri sogni: aprire una pasticceria a Roma è il mio prossimo obiettivo”.
E tra un donuts e un macarons, una red velvet e una “ube”, dolce elaborato a base di patate viola, si conclude un’altra edizione della festa di una delle comunità più numerose a Roma che grazie al suo spirito d’integrazione e al fascino della sua gente è riuscita a trasportarci, al meno con la mente e per qualche ora, in terre esotiche senza aver preso un aereo.
Cristina Diaz
14/06/2017
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