Il nuovo identikit del volontario italiano è donna e over 45. Èquesta la fotografia scattata dalla Fondazione Roma Terzo Settore nell’indagine “Organizzazioni di volontariato tra identità e processi”. Tante donne laureate e preparate di cui Patrizia Angelotti potrebbe essere la portavoce: romana, 65 anni, ex insegnante con una lunga storia di volontariato alle spalle, che inizia negli settanta con l’insegnamento dell’italiano ai connazionali ed approda alla Casa dei diritti sociali, come maestra di tanti migranti.
Gli anni settanta Erano gli anni anni di piombo ed una giovane studentessa, aspirante insegnante, si dedicava come molti ragazzi all’impegno politico e sociale. Dopo aver frequentato più movimenti, facendo quello che lei stessa definisce ‘turismo politico’, Patrizia entra in Potere Operaio “ci riunivamo in un piccolo appartamento a San Lorenzo – spiega -, una bella esperienza politica che però è terminata all’inizio dell’attività terroristica del gruppo, che coincise, a livello personale, con la lettura di un articolo di Rossana Rossanda sulla schizofrenia del militante. Sembrava – aggiunge – una mia fotografia: la mattina insegnavo ai bambini e il pomeriggio facevo le riunioni nel movimento”. Dopo aver lasciato potere operaio, inizia un impegno assiduo nell’insegnamento della lingua italiana ai connazionali: “seppur la licenza media era diventata obbligatoria – afferma Patrizia -, molto in quegli anni non arrivavano a sostenere l’esame finale, il tasso di dispersione scolastico era altissimo. Così io, il mio attuale marito ed altri amici abbiamo attivato dei corsi per preparare italiani giovani e meno giovani all’esame sia delle elementari che delle media. Non solo – continua -, in seguito abbiamo lottato e ottenuto le commissioni speciali di valutazione. Era umiliante per un uomo di 40 anni dover essere esaminato insieme ad un bambino di 10 o 13”. L’esperienza di quegli anni ha radicato in Patrizia un forte senso di attivismo sociale tanto da farle affermare ad inizio intervista:“ci tengo a precisare che non condivido il termine ‘volontariato’, molto in voga ultimamente, perchè introduce una accezione assistenzialistica errata e forviante, preferisco ‘movimento per azioni o atti sociali’”.
Italiano ai migranti Con l’evoluzione del sistema scolastico e l’inizio dei primi flussi migratori verso l’Italia, un nuovo impegno sociale si apre nel terzo settore: l’insegnamento della lingua italiana ai migranti. Patrizia è tra le prime protagoniste: “ dal 2001 fino al 2005 ho lavorato all’Astalli, e nel 2006 sono arrivata alla Cds – Casa dei Diritti Sociali-, perchè avevo il desiderio di tornare a un’esperienza laica e di ‘frontiera’. Lavorare nel territorio Termini-Esquilino significa un’accoglienza a tutto tondo”. Da tre anni è insegnante nel corso per migranti analfabeti, che si tiene a Via Giolitti 241/g ogni martedì, mercoledì, giovedì dalle 9:00 alle 10:30. Gli alunni sono divisi tra gli analfabeti di lingua madre e gli ‘analfabeti funzionali’, cioè coloro che sono scolarizzati nella loro lingua d’origine, ma non conoscono nulla dell’italiano, o magari lo capisco ma non lo sanno scrivere. “I miei alunni – puntualizza Patrizia – sono soprattutto donne del continente africano, perchè come è noto l’istruzione femminile in molto paesi è penalizzata o ostacolata”.Sugli aspetti positivi del suo lavoro, non ha dubbi: “È un esperienza che arricchisce e ti arricchisce. Puoi offrire a donne e uomini una chance concreta per una vita migliore, perchè come diceva il professore Franco De Renzi ‘Senza lingua non ci sono diritti esercitati’”
Melissa Neri(1 Settembre 2011)