“Nei miei progetti per il futuro al primo posto c’è il portare lo spettacolo in diversi teatri e spazi per tutto l’anno e poi iniziare altre collaborazioni alla ricerca di nuove sfide per comunicare attraverso il teatro”, dichiara Daniela Chang, che sabato 5 gennaio alle ore 19.30, sarà in scena con ”Frida Kahlo. Colori e dolori”, presso la sede dell’AS.S.MI, Associazione Scalabriniane con/per i migranti, in Via Alba 35, Roma.
Daniela Chang e il teatro: da Lima a Roma
Daniela Chang, attrice peruviana nata a Lima, arriva in Italia circa sette anni fa per seguire un Master in Mediazione artistica presso l’Università Antoniana. “Ho iniziato a studiare teatro a 18 anni, nel 1997 per poi farne la mia professione dal 2001 con tante soddisfazioni. Quando sono arrivata in Italia è stato come ripartire da zero, anzi da sottozero”. La lingua da imparare prima e la burocrazia italiana poi, non hanno reso facile gli inizi, ma Daniela ha sempre avuto ben chiara la sua missione, comunicare attraverso il teatro, e così non si è arresa.
Frequenta la Scuola internazionale di arte drammatica di Roma, diversi stage con maestri di teatro, fino a realizzare la prima telenovela migrante “Esperanza de dos mundos”, presso il Consolato del Perù a Roma, che riceve il riconoscimento in Perù come migliore pratica culturale per i cittadini peruviani all’estero.
“Certo è più difficile fare teatro qui che nel mio paese, ma sono contenta e non mi arrendo.
Mi trovo bene a Roma: in una sola città trovi tante città del mondo e così puoi conoscere e imparare gli altri pensieri, incontrare punti di vista diversi”.
Daniela Chang e Frida Kahlo
La prima dello spettacolo di Frida Kahlo si è tenuta il 31 ottobre presso l’Ambasciata messicana a Roma in una festa con tante altre iniziative dedicate alla pittrice.
“Ho scritto il monologo dopo un lavoro di ricerca e studio di oltre 3 mesi: giorno dopo giorno ho scoperto come l’arte e la vita quotidiana di Frida fossero un tutt’uno, fino all’ultimo quadro “Viva la vida”, realizzato sette giorni prima della sua morte. È impossibile parlare della sua arte se non consoci la sua vita. Ho letto i suoi diari, le sue lettere, guardato i suoi video, tutto quello che lei ha lasciato. Ogni volta che pensavo di aver catturato un aspetto, Frida mi mostrava un nuovo volto, una nuova maschera: è un personaggio molto complesso, in continua evoluzione.”
Frida Kahlo è nota per il suo essere rivoluzionaria, una donna provocatoria, con una vita sofferta, ribelle, segnata dalla malattia fin da bambina e dal terribile incidente avuto a 18 anni, dove rimase schiacciata da un tram, affrontò 32 operazioni chirurgiche e una lunga degenza bloccata a letto.
“Che il cambiamento inizia in noi stessi, ce lo hanno insegnato i grandi maestri come Gandhi, ma con Frida il cambiamento inizia con lei, grazie alla sua arte. Lei non ha avuto paura di essere se stessa: ha trasformato la sua vita dolorosa in arte, costruendo un personaggio. Le persone che la incontravano vedevano i colori dei suoi vestiti indigeni in onore delle origini, i suoi busti colorati, non la sua sofferenza. L’apparenza inganna e Frida riusciva a nascondere il dolore e le menomazioni, attirando l’attenzione su altro e diventando lei stessa arte: ha creato la sua rivoluzione così”.
In Frida c’è sì la sofferenza, la morte, ma anche la gioia di vivere, l’allegria: è luce ma anche ombra. “È colore e dolore. Dipingeva per liberarsi, appendeva i suoi quadri in casa e poi chiudeva la porta e usciva per vivere la sua vita come voleva: la sua arte era la sua terapia. Dietro il vestito colorato c’era anche una donna, figlia dell’immigrazione: il padre tedesco da piccola la faceva tirare di boxe e giocare a calcio, era una rivoluzionaria innata. Persone come Frida vengono a questo mondo per lasciare un messaggio. Il suo è stato: dietro il dolore e un destino difficile, uno può reinventarsi, può ricostruirsi, e attraverso l’arte può imparare vivere meglio e lasciare un’impronta positiva per gli altri”.
Frida Kahlo è morta a 47 anni. “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”, sono le ultime parole sul suo diario.
Silvia Costantini
(3 gennaio 2019)
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