“L’associazione Istituto di Medicina Solidale Onlus,IMES, nasce nel 2003 nel quartiere di Tor Bella Monaca in una chiesa. Ha conquistato un suo spazio che purtroppo attualmente è sotto sfratto dal municipio VI che ne è proprietario”, Claudia Migliaccio, presenta l’associazione per la quale è ostetrica volontaria.
Medicina Solidale: non solo assistenza sanitaria
“Quello di Tor Bella Monaca, in Viale Asperini, è uno dei nostri poliambulatori. Medicina Solidale è lì da tantissimi anni e comunicare a tutte le persone che l’attività non potrà più andare avanti è stato un trauma. Delle ragazze nigeriane ci hanno detto: questo è il nostro ospedale! Avevamo fatto tutti i lavori ed era tutto a norma. Ambulatorio di ostetricia, pediatria, ma non solo anche distribuzione di viveri con pacchi alimentari secondo il profilo nutrizionale”. La mission di Medicina Solidale sposa da sempre l’intento di garantire l’assistenza socio-sanitaria alle persone più fragili ed emarginate.
“Finora ho sempre lavorato nell’ambulatorio di Tor Bella Monaca, perché ha la popolazione che necessita di più. Il lavoro di Medicina Solidale è di primo livello: prevenzione, promozione della salute, monitoraggio degli stili di vita e poi, là dove c’è bisogno, le persone vengono indirizzate negli ospedali. Le malattie che riscontriamo sono tutte quelle della povertà come il diabete e l’ipertensione scompensata, che si potrebbero evitare con un pronto intervento”sottolinea Claudia.
Oltre all’ambulatorio di Tor Bella Monaca sono presenti altri 3 centri: uno presso Casa Scalabrini a Tor Pignattara, uno a Cinecittà nella scuola Don Bosco ed infine in Vaticano, sotto il colonnato, nella ex-sede delle poste. (Volantino Informativo)
L’ambulatorio “San Francesco” si è spostato in Vaticano, mentre a Tor Bella Monaca attualmente ci sono solo servizi di prevenzione e promozione della salute. “Stiamo organizzando dei corsi per donne in gravidanza (e non), c’è la giornata per il “guardaroba” in cui possono venire a prendere vestiti e cose donate dalle persone che ci sostengono. Rimetteremo in funzione l’orto con il servizio della dietista e un servizio “legale” di orientamento ai servizi territoriali e ai diritti”.
Medicina Solidale: le storie
“Mi è capitata non molto tempo fa una signora romena che vive in una casa occupata, avrebbe diritto al tesserino ENI (per i cittadini comunitari), ma ultimamente ci sono problemi nel rinnovarli e il compagno non ha lavoro. Così in pratica non aveva assistenza sanitaria. Aveva un problema all’orecchio che si è trascinata fino a quando non ha iniziato a sanguinare, cosa molto grave. Per fortuna nell’ambulatorio del Vaticano abbiamo un otorino che l’ha presa in carico e poi indirizzata al servizio sanitario nazionale”. Non è facile per nessuno andare dal dottore, ma spesso al timore o anche alla vergogna si somma l’impossibilità perché nella difficoltà del sopravvivere la salute viene dopo l’aver un tetto e un lavoro.
“Personalmente poi una storia che non dimenticherò mai riguarda una donna con un orribile cancro al collo uterino. Chi è iscritto al Sistema Sanitario Nazionale ha lo screening gratuito ogni 3 anni, quando sei straniero e non hai documenti non puoi usufruirne. Questa signora era andata non so quante volte al pronto soccorso e le avevano diagnosticato di tutto, ma nessuno le aveva fatto una visita ginecologica. Quando è venuta da noi, chiedendole come a tutte se aveva mai fatto i normali controlli di una donna come il Pap-Test e visitandola, mi sono accorta di quel che aveva e lavorando in equipe con la ginecologa abbiamo subito potuto indirizzarla su cosa fare. Da lì a due settimane ha iniziato la radioterapia e la chemioterapia”. La signora, anche lei romena, lavorava in Italia da vent’anni e aveva avuto anche un medico di base, ma con la crisi economica aveva avuto difficoltà economiche e era rimasta sola. Inoltre al lavoro non le concedevano il permesso per fare i controlli e lei non insisteva. “Nel momento in cui le abbiamo detto cosa aveva, è stato come sentirsi riconosciuta la dignità, ha preso coraggio e chiesto di avere i giorni per potersi curare. Ormai siamo affezionati a lei e ci viene a trovare anche solo per aggiornarci. Una storia tra molte, dove realizzi che le persone non hanno bisogno tanto di visite specialistiche ma di chi si prenda cura di loro, le ascolti e capisca cosa hanno per esser poi indirizzate verso il percorso più idoneo senza lunghe trafile di controlli, a volte inutili”.
Medicina Solidale: le conseguenze del Decreto Salvini
La difficoltà nell’ottenere la tessera sanitaria e nel rinnovare i tesserini STP (Stranieri Temporaneamente Presenti) o ENI (per i cittadini comunitari), ricadono sulla salute. “Senza STP o ENI gli stranieri non possono avere un medico di base e i bambini non possono iscriversi all’asilo. La Costituzione parla chiaro nell’art. 32 a tutela della salute, ma purtroppo accadono queste cose assurde. Medicina Solidale fa assistenza a tutti: per noi le persone non hanno né nazionalità, né numero di letto, sono persone e basta. Vengono da noi anche molti italiani”.
Le conseguenze dell’applicazione del decreto Salvini ricadono non soltanto sugli stranieri ma anche sui tanti italiani senza fissa dimora. “La salute per loro è l’ultimo dei pensieri e così spesso per stare bene si curano da soli e invece di risolvere il problema lo aggravano o ne creano di nuovi. Per questo è importante fare prevenzione ed educazione alla salute”.
Non avere la tessera sanitaria significa anche non poter avere la ricetta per i medicinali. Grazie alla raccolta del Banco Farmaceutico e dietro prescrizione dei loro medici, Medicina Solidale distribuisce gratuitamente i farmaci necessari. “In caso di medicinali costosi, in Vaticano c’è l’elemosiniere che ci aiuta prendendoli direttamente nella Farmacia del Vaticano”.
Medicina Solidale: la differenza
Fin dalla nascita l’associazione porta avanti una collaborazione bilaterale con la facoltà di Medicina di Tor Vergata: “ci sono tanti studenti che scelgono di fare il tirocinio presso Medicina Solidale e questo offre loro la possibilità di scoprire che la medicina non è solo ospedali e cliniche, ma è anche prendersi cura di persone che vengono dalla strada, con diverse necessità non solo sanitarie. È il mettere in pratica appieno il giuramento di Ippocrate”. Alcuni di loro dopo il tirocinio rimangono a fare i volontari e “sono sicuramente i medici più bravi che abbia incontrato”, sottolinea Claudia Migliaccio.
“Il nostro lavoro è piccola cosa, svuotiamo il mare con un cucchiaino, ma l’impegno è di farlo al meglio dando a tutte le persone che ci vengono a trovare una risposta completa e ci prendiamo cura di loro ascoltando e spiegando cosa fare”.
Silvia Costantini
(15 gennaio 2019)
Leggi anche: