Nel risiko del Mediterraneo, si fa spazio un nuovo attore: il corpo permanente dell’agenzia UE Frontex, attrezzato e addestrato per salvaguardare le frontiere con 10.000 uomini. Il 17 aprile il Consiglio europeo ha approvato una riforma dell’agenzia che si occupa del sistema di controllo e gestione dei confini europei, affidandogli un ruolo operativo che non aveva mai avuto. 577,5 milioni di euro per il 2019 e il 2020 è la somma che l’Europa ha deciso di inverstire per un maggiore coordinamento. 11.270 milioni di euro è il valore della riforma di Frontex, se si considerano i fondi necessari fino al 2027. Un costo troppo alto secondo l’Italia, la Spagna e la Slovenia che hanno votato contro l’approvazione, come si legge in un documento della Camera che fa il punto sull’Agenda Europa sulle migrazioni. La previsione, o forse il timore, è che una gestione centrale delle forze in campo sottrarrebbe risorse agli Stati membri. La gestione del Mediterraneo determina la partenza, la vita o la morte, di chi prova a risalire verso l’Europa sulla via di comunicazione più antica: il mare. L’arretrare delle operazioni di soccorso e gli ostacoli per le ONG ha reso il Mediterraneo sempre più deserto. Per tutti i paesi europei che affacciano sul Mediterraneo e guardano all’Africa i numeri sono irrisori rispetto agli anni precedenti, ma non bastano a rassicurare. Sono 524 gli sbarchi in Italia nel 2019, secondo i dati UNHCR aggiornati ad aprile, 422 persone sono morte: una ogni tre ha perso la vita affrontando il viaggio.
Frontex, le novità si inseriscono nel quadro delle operazioni UE nel Mediterraneo
In questo scenario mediterraneo, sempre più desolato, sono attive quattro operazioni dell’Unione Europea:
- Poseidon in coordinamento con la Grecia;
- Themis in coordinamento con l’Italia;
- Indalo con la Spagna;
- EUNAVFOR MED Sophia per la politica di sicurezza e difesa comune.
Individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai trafficanti nel Mediterraneo centromeridionale è lo scopo principale di Sophia. Ma d’altronde anche nelle operazioni affidate ai singoli stati le attività di ricerca e soccorso hanno perso forza. Nelle acque del Mediterraneo, sui flussi provenienti da Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Turchia e Albania, l’Italia è impegnata nell’operazione congiunta Themis, che è partita a febbraio 2018 e porta con sè una novità importante: i migranti soccorsi devono essere fatti sbarcare nel porto più vicino al punto in cui è stato effettuato l’intervento. L’operazione continua ad occuparsi del salvataggio dei migranti in mare, ma si concentra soprattutto sulla sicurezza delle frontiere e il contrasto ad attività criminali e minacce terroristiche.Prima con Triton, poi con Themis, lo spazio di azione che un tempo aveva l’operazione Mare Nostrum si è eroso sempre di più e la sicurezza delle frontiere ha soppiantato la ricerca e il soccorso degli esseri umani.
Frontex, quali novità prevede la riforma UE
Non a caso la protezione delle frontiere e le attività di rimpatrio sono due pilastri della riforma di Frontex, che scende in campo con un corpo permanente composto da un organico di 5.000 persone nel 2021 fino ad arrivare a 10.000 nel 2027.Secondo le disposizioni approvate il 17 aprile, per popolare le acque del Mediterraneo con le sue forze operative, Frontex dovrà occuparsi di:
- formare in maniera specifica i componenti;
- acquisire, mantenere e gestire i necessari mezzi aerei, navali e terrestri;
- delineare un quadro di pianificazione integrata della guardia di frontiera e costiera europea.
Fondamentale nelle operazioni sarà il ruolo di EUROSUR, il sistema di sorveglianza delle frontiere terrestri e marittime, che con le novità introdotte dal Parlamento europeo si occuperà di monitorare anche le frontiere aeree.L’impegno di Frontex agisce su più livelli, alle azioni in mare, in terra e in cielo, si aggiungono gli sforzi di cooperazione internazionale con i paesi terzi, che l’Europa intende rafforzare con il nuovo piano operativo.E nonostante la strategia multilivello, non si può tralasciare l’ipotesi che il Mediterraneo possa essere comunque attraversato. Per questo la riforma di Frontex dedica un’attenzione particolare a potenziare le attività di rimpatrio.Come si legge nel documento, si prevedono “poteri esecutivi per aiutare efficacemente gli Stati membri sul campo nei loro sforzi per proteggere le frontiere esterne, combattere la criminalità transfrontaliera, i movimenti secondari e intensificare considerevolmente il rimpatrio effettivo e duraturo dei migranti irregolari. Ciò rappresenta la capacità massima disponibile per affrontare efficacemente le necessità operative attuali e future per le frontiere e le operazioni di rimpatrio nell’Unione e nei paesi terzi, tra cui le capacità di reazione rapida per rispondere a crisi future”.Frontiera e rimpatrio sono le due parole chiave del nuovo assetto di Frontex, nel documento che passa a rassegna tutte le novità previste non mancano i riferimenti alla ricerca e al soccorso. Ma sempre in maniera marginale. Appare chiaro che l’investimento di 11.270 milioni di euro è finalizzato a proteggere i territori, prima degli esseri umani.
Rosy D’Elia(8 maggio 2019)
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