Mercoledì 25 maggio alle ore 19 si è disputata la sfida tra Somalia e Bangladesh, undicesima partita della prima giornata del girone F del Mundialido 2011, conclusasi con la vittoria del Bangladesh per 1 a 2. La squadra somala è in bianco e blu, proviene dalla Comunità Somala Roma e Lazio ed è il primo anno che partecipa al Mundialido, la squadra del Bangladesh invece è in rosso e verde e ha alle spalle 8 anni di esperienza.
Durante la partita sugli spalti c’era anche il coach dell’Afghanistan, Ruhollah Sohrab, chiamato dagli amici italiani Raul: tifa per la Somalia perché nella sua gioca un somalo (secondo la regola per cui è ammesso uno straniero in ogni squadra). Non avevo mai pensato che “ci sono differenze di gioco tra le squadre e quindi tra ogni paese, noi per esempio giochiamo come il toro e il cavallo, a testa bassa, i somali al contrario, giocano a testa alta, sono molto tranquilli, anche negli sbagli e poi hanno un corpo molto flessibile, noi invece siamo più rigidi”.
Ma oggi in campo il nervosismo dei somali si percepisce con una serie di falli e un rigore finale che però i bengalesi non riescono a sfruttare. Il primo tempo si conclude alle 20 e 5 con uno 0 a 0, la Somalia riesce poi a recuperare con un gol del numero 4 al primo minuto del secondo tempo. L’1 a 0 si trasforma mezz’ora dopo in un pareggio con un gol del numero 15 del Bangladesh. Alle 20.33 pericolosa punizione per la Somalia, ma il Bangladesh incalza e in pochi minuti tocca ai bengalesi calciare la punizione, tira il 7, ma il pallone va dritto nelle mani del portiere. Raul scuote la testa, dice che il campo è troppo piccolo, non è da calcio, ma da calciotto, e, soprattutto è stretto intorno, al bordo campo, infatti “non riesci a ripartire o a fare manovre”. Alle 20.50 la Somalia cerca di nuovo il gol, ma un minuto dopo è il Bangladesh che in contropiede lo trova col numero 4. Siamo 1 a 2 per il Bangladesh, la Somalia sfiduciata lascia tutte le azioni finali all’avversario: un’altra pericolosa occasione gol per i bengalesi che però si conclude con il portiere che esce dallo specchio della porta riuscendo a bloccare l’azione. Negli ultimi minuti il Bangladesh ottiene il rigore, calciato dal numero 10, ma il tiro è troppo centrale. Alle 21 suona il triplo fischio di fine partita.
La tifoseria femminile è sempre la più agguerrita. Le somale, come le capoverdiane, gridano molto “ayè ayè”, l’incitamento più frequente, una sorta di “forza, vai”. Tra loro anche un’ambasciatrice che tifa anche in italiano e si altera in romano, come quando il numero 20 dopo un fallo si fa male e viene espulso. Anche tra la tifoseria del Bangladesh, molto più calma, c’è l’ambasciatore Mainul Kabir, non parla italiano, ma a fine partita il volto è veramente soddisfatto commentando solo “I like football and I’m very happy”.
Tra i tifosi incontriamo anche l’organizzatore della squadra Intercontinental, composta da giocatori di ogni nazione, che parteciperà al campionato dell’unione sportiva Acli di Roma a settembre di quest’anno. E poi c’è Roberto, addetto al campo dello Spes Artiglio, con il quale chiacchieriamo di Roma e dell’immigrazione: “a Roma è pieno di stranieri, è piena di capoverdiani ed ecuadoreni, Roma è multietnica, bisogna convincersene. Poi i Rom che tutti credevano che avrebbero creato problemi sono stati tranquillissimi, gli irlandesi allora sono stati più problematici…”
Raul seguirà anche la partita successiva, è particolarmente interessato all’Ucraina, mentre sul sorteggio dice con ironia che “Danilo ed Eugenio l’hanno guidato, c’è sempre una squadra forte in ogni girone”. In effetti nel girone F, tra Somalia, Bangladesh e Tunisia, è chiaramente l’Ucraina…
Alice Rinaldi(26 maggio 2011)