È una bella storia quella del poliambulatorio Caritas di via Marsala 103, piena di incontri che hanno un sapore buono, di impegno e scoperta, pazienza e fiducia. A raccontarla è Bianca Maisano, membro della direzione sanitaria della struttura che ha curato insieme a Salvatore Geraci il volume Una porta aperta. La salute come occasione d’incontro con la comunità cinese. Un vero e proprio vademecum per chiunque voglia avvicinarsi alla comunità cinese con delicatezza e rispetto.
Per una salute senza esclusione. Dal 1983 il poliambulatorio offre assistenza sanitaria gratuita a persone provenienti da tutto il mondo. Nel 2000 inizia un nuovo viaggio: “Dovevamo ammettere che tra il poliambulatorio e i pazienti cinesi c’era ancora distanza, una muraglia. Perché in diciotto anni di attività solo ottantasette pazienti cinesi?”. L’occasione per rispondere a questa domanda si presenta con l’arrivo di Willie, giovane fisioterapista cinese che insiste per fare un tirocinio presso la struttura. Nasce così l’idea di una ricerca qualitativa dalla quale emerge che la presunta chiusura dei cinesi e il ricorso alla medicina tradizionale non sono sufficienti a spiegare lo scarso accesso ai servizi. “Il primo dato è la paura. Paura della polizia, di essere scoperti senza il permesso di soggiorno e rimpatriati, di essere licenziati dai propri datori di lavoro, paura di non capire”. Un secondo ostacolo è di carattere burocratico: “Molti migranti non hanno il passaporto, unico documento richiesto a chi si rivolge al poliambulatorio, perché lo lasciano al datore di lavoro come garanzia”. Altro impedimento è rappresentato dalla lingua poiché raramente i cinesi conoscono l’inglese e in Cina oltre al mandarino esistono più di 50 idiomi parlati dalle minoranze etniche e più di 30 dialetti.
Effetto salotto: accogliere è già curare. Già nel 2001 nascono i mercoledì dei cinesi, pomeriggi interamente dedicati ai nuovi pazienti: “L’indicazione per i volontari è: nessuna barriera all’accesso e alto impatto relazionale!”. Oltre alla conoscenza della lingua fondamentali si rivelano la disponibilità e la gentilezza che consentono di vincere le reciproche diffidenze e giungere ad un rapporto di fiducia. In particolare la presenza di Maria Grazia, una signora elegante e loquace, contribuisce a generare quello che Bianca Maisano definisce effetto salotto: rassicura le pazienti nel difficile momento del primo impatto, va a visitarle quando partoriscono portando piccoli regali, offre loro la propria amicizia. Nel 2002 arriva una nuova, inaspettata offerta di collaborazione da parte del dott. Yang Lin, medico ed erborista che, sfatando l’idea dominante dei cinesi dediti esclusivamente al lavoro, frequenta il corso base per volontari Caritas e agli inizi del 2003 inizia il tirocinio al poliambulatorio, offrendo il proprio contributo gratuito per aiutare i connazionali in difficoltà.
Donne cinesi pioniere. Sono le donne a muovere i primi passi verso i servizi offerti dal poliambulatorio tra il 2001 e il 2004. Per molte di loro, private dalla politica del figlio unico del diritto ad una maternità liberamente scelta, l’emigrazione è la chance di una nuova vita. Una delle richieste più frequenti è proprio la rimozione di un particolare dispositivo contraccettivo utilizzato in patria per il controllo delle nascite. Tante sono le donne che dopo un’iniziale richiesta di aborto decidono di portare avanti la gravidanza. Emblematica in questo senso è la storia di Xin, accompagnata al poliambulatorio nel 2001 dal suo compagno per abortire: “Lo sguardo di Xin è triste, sempre rivolto in basso, non parla. In seguito ritorna da sola, si siede in un angolo dell’accoglienza, ci guarda, e qualche volta piange”. Con l’aiuto dell’interprete inizia il processo di conoscenza e fiducia reciproca: “Quando Xin capisce che non l’abbandoneremo trova il coraggio di chiedere aiuto per quella creatura a cui tiene più che a se stessa”. È una situazione difficile: per sottrarre la ragazza dalla violenza del compagno è necessario recidere ogni legame con la comunità di appartenenza e perfino con la famiglia di origine rimasta in Cina. Ma è proprio grazie alle relazioni con i connazionali che i migranti cinesi riescono ad arrivare in Italia, trovare un lavoro ed un posto in cui vivere. Al di fuori di questi legami a Xin restano solo i volontari della Caritas e con forza e coraggio lei decide di affidarsi. Oggi Xin vive con Giada, che ha dato alla luce 10 anni fa, ha un piccolo negozio e ha ripreso i contatti con la famiglia in Cina che, dopo aver saputo cosa è accaduto, ha approvato la sua scelta e la sostiene a distanza.
Il progetto Cina, avviato nel 2002, è un obiettivo trasversale all’intera Area Sanitaria Caritas, che si sviluppa a molteplici livelli. Viene previsto un percorso formativo-informativo per i volontari e gli operatori socio-sanitari e vengono tradotti in cinese i principali strumenti di orientamento sanitario, tra i quali c’è Le parole della salute. Glossario medico per interpreti, mediatori e pazienti di lingua cinese che conta ben 7000 voci. Prosegue l’opera di sensibilizzazione sul diritto alla salute e sulle prestazioni offerte: la paura della SARS, nel 2003, diventa l’occasione per dimostrare alla comunità cinese la vicinanza del poliambulatorio e rispetto all’anno precedente i pazienti raddoppiano, salendo a quota 219. Nel 2007 viene inaugurata l’attività di informazione itinerante che attraverso un gazebo punta ad una copertura capillare del territorio e all’orientamento sanitario si aggiunge il servizio di orientamento sociale, grazie alla sinergia attivata con il Centro d’ascolto per immigrati Caritas di via delle Zoccolette.
Nel 2008 nasce lo sportello interculturale informaSalute, gestito dai volontari della Caritas all’interno del poliambulatorio Asl “Roma A” di via Luzzatti. È la prima maglia di una rete che intende migliorare le capacità del sistema sanitario pubblico di rispondere alla domanda di salute della comunità cinese. Nel 2010, anno in cui si conclude il racconto di Bianca Maisano, le donne cinesi del poliambulatorio Caritas sono chiamate a partecipare al progetto di prevenzione e screening rivolto alle donne straniere promosso dall’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio: “Interessate, coinvolte, aperte. Nonostante i pronostici più pessimisti”. Esperienza che dimostra ancora una volta che la relazione è possibile, se c’è la voglia di vivere: “la sorpresa di un incontro. Di ogni incontro”.
Sandra Fratticci (13 dicembre 2012)