Migranti e rifugiati: come trovare casa

Nelle politica degli alloggi “la legislazione è carente per tutti, ma lo è in particolare per migranti e studenti. Il mercato non è calmierato”, Giulia Gori della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei), servizio rifugiati e migranti, conferma le principali problematiche evidenziate da Massimo Pasquini dell’Unione Inquilini. “I fondi comunali e municipali sono stati tagliati, non è infrequente che gli assistenti sociali inviino a noi casi che non possono seguire”.

Servizio a 360° Lo sportello della Fcei si occupa di consulenza ed orientamento anche per ricerca di lavoro, assistenza sanitaria, sostegno per questioni legali, formazione, contributi di studio ed altro ancora, ogni lunedì e mercoledì dalle 10 alle 12.30. “Attraverso i nostri progetti supportiamo economicamente chi non riesce a coprire determinate spese, ma la condizione è che chi riceve le erogazioni deve essere poi in grado di mantenersi da solo”. Finanziamenti che sono resi possibili grazie all’8 per mille alla Tavola Valdese e a quella Luterana. “Nell’ultimo anno c’è stato un incremento di utenza”, racconta la Gori, circa 800 i casi di migranti che si sono rivolti a loro, “più o meno il 50% ha dimostrato requisiti per la sostenibilità anche in futuro.  E se non direttamente, abbiamo cercato di pagare con borse messe a disposizione dalla chiesa tedesca”.

Di questi, molti gli africani, che vengono a conoscenza di queste opportunità specialmente attraverso il passaparola, e afghani, soprattutto uomini “ma solo perché rispecchiano le statistiche di genere sull’immigrazione”. Sulle zone dove cercare casa “si organizzano loro”, per risparmiare la tendenza è spostarsi appena fuori dalla capitale, dove poi però “possono essere meno seguiti da una rete di servizi”, difficile trovare un compromesso soddisfacente. Ancora troppo frequenti i casi di discriminazione, non solo negli annunci dei proprietari di case che non vogliono affittare ad immigrati, ma anche nelle offerte di tirocinio e lavoro, “difficilmente a persone di colore vengono dati impieghi di front desk o nel settore alimentare come al banco del pane, molte aziende ricevono lamentele dalla clientela”. Meglio relegare al facchinaggio e nelle pulizie.

Centro Astalli per rifugiati Lavoro ed alloggio sono i due principali indicatori dell’autonomia, “negli ultimi anni soddisfare queste esigenze è diventato ancora più difficile”, raccontano Emanuela Limiti e Sara Tarantino del Centro Astalli. “Cerchiamo di far emergere situazioni in nero e sostenere con depositi cauzionali o l’anticipo di due-tre mensilità chi magari è appena entrato in affitto e quindi ha spese più alte”. Enti finanziatori dei progetti: Comune, Provincia, Regione fino al Fer – Fondo Europeo per i Rifugiati. La rete di rapporti coinvolge anche Unione Inquilini e l’Uppi, dei Piccoli Proprietari, “nell’intermediazione è sempre meglio conoscere l’utente per garantire sulla sua persona. Tra i padroni di casa spesso c’è ritrosia anche di fronte ad un permesso come rifugiato, per la scarsa conoscenza delle diverse circostanze”.

Stimolo all’attività “Non siamo noi a proporre specifici alloggi, stimoliamo loro alla ricerca, privilegiando zone ben collegate”. Forme di coabitazione sono diffuse, ma sempre tra stranieri, “difficile che si trovino coinquilini italiani”, se si tratta di persone sole “li spingiamo noi a stare con altri”. Ovviamente diverso il caso per le famiglie. Per i primi passi c’è sì assistenza, ma poi bisogna farcela da soli, per questo vengono effettuati numerosi colloqui per valutare la sostenibilità, “anche se l’utenza che si rivolge qui è già di un livello avanzato: in media da oltre un anno in Italia e con qualche lavoro alle spalle”. Nel 2011 sono stati portati a termine 45 progetti, più che raddoppiati l’anno seguente, ben 73 solo con la Regione. Ma a dispetto delle azioni compiute, si sono dimezzati coloro i quali hanno chiesto assistenza, con un significativo calo di provenienti da Corno d’Africa e Afghanistan a fronte di un aumento di senegalesi e sub-sahariani.

Adattamento alla burocrazia italiana Chi arriva a questa fase ha già avuto modo di familiarizzare con le lungagini burocratiche del nostro paese, “ad esempio sono abbastanza al corrente dei tempi di rinnovo dei documenti”, i veri problemi possono stare nell’incompletezza di questi, in errate traduzioni, fino alle differenze di calendario. “Forse la cosa che molti devono capire meglio è l’importanza della conservazione degli atti, per le ricevute di affitto c’è attenzione ma per condominio e altre bollette meno, cerchiamo di orientare anche su questo aspetto, è necessario per far rispettare i propri diritti”.

Lacune dell’ordinamento “Mancano centri di seconda accoglienza per i rifugiati”, secondo le volontarie del Centro Astalli, “dopo sei mesi o un anno è difficile aver già completato un percorso, basta pensare ai tempi di apprendimento di una lingua nuova, senza dimenticare le problematiche psicologiche. Serve qualcosa che accompagni gradatamente all’autonomia e che inizi a responsabilizzare,magari anche con parziale copertura dell’utente stesso”. Dall’altra parte c’è la consapevolezza di mezzi limitati a fronte di un forte ricambio. Sulla scolarizzazione “spesso indirizziamo alla terza media, ma i casi sono molto diversi. Ad esempio gli iraniani hanno un livello di istruzione più alto e frequentano di più le università, gli afghani lasciano il loro paese ancora molto giovani e sono indietro. Ma anche per chi ha un percorso di studi completo ci sono le difficoltà del riconoscimento dei titoli”.

Gabriele Santoro(6 febbraio 2013)