Ritorni volontari assistiti, opportunità e non fallimento

Sono sempre più i migranti che ritornano volontariamente nei loro paesi d’origine. È vero che l’incremento tra 2010 e 2011 è stato solo dell’1%, ma tra le componenti non residenti si manifestano le maggiori volontà di uscita dall’Italia. Per quanto riguarda i casi assistiti si è passati dai 228 del 2009 ai 1300 del giugno 2012, a dimostrazione che il fenomeno migratorio non è monodirezionale ma circolare. La cosa fondamentale è far capire che il rimpatrio “non è un fallimento, ma un’opportunità”, sostiene Maurilia Bove, del dipartimento delle Libertà civili ed immigrazione del ministero dell’Interno, intervenuta nella conferenza stampa di presentazione della campagna di comunicazione e della guida per operatori sulle misure di Ritorno Volontario Assistito ai tempi della crisi economica, tenutasi il 27 marzo negli ambienti del Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali in via del Viminale.

La normativa di riferimento è la direttiva europea rimpatri 115 del 2008, recepita dall’ordinamento italiano con il decreto legge 129 del dicembre 2011. Il programma è attuato grazie al co-finanziamento del Fondo Europeo Rimpatri e del ministero dell’Interno, attraverso un sistema di progetti selezionati per consolidare una rete di riferimento nazionale – la Rirva, Rete italiana per il rimpatrio volontario assistito – per l’informazione e la segnalazione dei casi di immigrati interessati all’utilizzo. I piani preparati dalla Commissione Europea sono suddivisi per categorie di destinatari e attualmente sono tre le misure specifiche a disposizione, in scadenza al 30 giugno. Il Mirave dà la priorità ai cittadini provenienti dal Nord Africa, in seguito all’eccezionale afflusso seguito alle cosiddetta “primavera araba”: i contributi arrivano fino a 200 euro per il viaggio. Il Partir IV privilegia i soggetti vulnerabili come disabili, donne sole con bambini, anziani, persone con problemi di salute fisica o mentale, senza fissa dimora. Qui si possono ottenere fino a 400 euro per la partenza e 1100 e da spendere nel paese d’origine. Infine il Remida II, riservato però a Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna e che coinvolge diverse nazionalità, Marocco, Tunisia, Senegal e Sri Lanka, con l’erogazione di beni e servizi a supporto di progetti che hanno valore di 2000 euro a persona, con un accompagnamento fino ad un anno per la reintegrazione. A luglio partiranno  nuovi progetti e contemporaneamente si apriranno i bandi per il 2014. Sono compresi anche cittadini stranieri già destinatari di un provvedimento di espulsione, mentre vanno esclusi cittadini comunitari e titolari di permessi CE di lungo periodo, che sono identificati con uno stato di integrazione stabile. Va infine ricordato che i beneficiari rinunciano al permesso di soggiorno in possesso al momento della partenza ma non sono soggetti a restrizioni per un reingresso regolare in Italia.

Carla Olivieri, responsabile del progetto Rirva

La convinzione è che un’efficace politica possa proporre il Rva non in contrapposizione all’accoglienza e all’integrazione, ma come un ampliamento delle risposte alle necessità individuali. “Le ragioni del ritorno possono essere varie”, spiega Carla Olivieri, responsabile del progetto Rirva, “il fallimento, la nostalgia, la voglia di reinvestire il capitale umano ed economico acquisito nel paese di destinazione”.

Guida per operatori Le informazioni sono disponibili sul sito internet, www.reterirva.it, telefonicamente mediante il call center “help desk Ritorno”, che risponde allo 049.2023830, in tv grazie allo spot di 30’’ visibile sui canali Rai ed ora anche nella “Guida per gli operatori sul Rva”, destinata alla rete di oltre 330 associazioni, del privato sociale ed istituzionali che in tutte le regioni assicurano un servizio capillare. Il volume è diviso in tre parti, la prima spiega cosa sia il Rva, come si attua e a chi si rivolge, la seconda è sui compiti degli stessi addetti ai lavori, con le linee da seguire sull’accoglienza, l’ascolto degli stati d’animo, accompagnamento e preparazione alla partenza, infine l’ultima sulla segnalazione dei casi e la compilazione delle richieste.

Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati

La situazione dei rifugiati “L’assistenza è una necessità anche per chi lavora con i rifugiati, come il Cir”, aggiunge Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati, uno dei partner del Rirva. Lo ha ben imparato dall’esperienza nei campi dello Zimbabwe, dove trovavano asilo circa 800 mila abitanti del Mozambico fuggiti da decenni di guerra civile. “Alla fine delle ostilità non hanno atteso i tempi stabiliti per tornare nel loro paese, ma lì basta solo superare delle colline, è più immediato”. L’Italia si è inserita in questi discorsi “troppo tardi”, anche perché l’interlocutore del ministero dell’Interno, Maroni, era molto restio all’inclusione di soggetti privi di regolare permesso, già che il Pacchetto Sicurezza li considerava penalmente perseguibili. Anche paesi come la Germania “hanno un saldo di immigrazione negativo, specialmente i turchi la cui nazione ha un Pil con un tasso di crescita superiore a quello tedesco, in Italia dove c’è la vera recessione è ancora più evidente”. In più parti del Sudamerica, come l’Ecuador, o in Marocco, le opportunità crescono, ma è forse la Somalia il caso cui prestare maggiore attenzione. Da pochi mesi è stato finalmente formato un governo, “quattro ministri e quaranta parlamentari hanno la nazionalità britannica, dove è più facile la naturalizzazione. Abbiamo perso una chance di partecipare alla ricostruzione strutturale, magari in molti sono passati proprio di qui ma non sono stati valorizzati. La globalizzazione dà anche possibilità di dividere la propria vita tra paese d’origine e di destinazione, condividendo un arricchimento culturale”.

Gabriele Santoro(27 marzo 2013)

http://www.youtube.com/watch?v=HNCocyENlBU