I tornei nazionali di bowling. “Chiediamo di cambiare sia la legge sulla cittadinanza, sia il regolamento per la partecipazione ai tornei”, dicono in coro i giocatori filippini di seconda generazione. “Non è giusto ricevere la cittadinanza a 18 anni, abbiamo diritto di essere italiani dalla nascita, mi sento italiano al 100%. Il nuovo regolamento per i tornei ci blocca. Sarei orgoglioso di rappresentare l’Italia ai tornei internazionali”, esprime la sua rabbia Marcantonio. “Sono nato in Italia, ho studiato qui, perché non posso partecipare al torneo nazionale di bowling? Ho 15 anni, ho giocato a bowling due anni nella categoria Esordienti, quest’anno sono arrivato secondo nei tornei regionali e ho sofferto tanto quando mi è stato proibito di competere al nazionale nella categoria Juniores perché senza cittadinanza italiana”. Allen è uno dei tanti ragazzi che si sentono discriminati nello sport. Suo padre, Cesar, viene spesso insieme al figlio ad allenarsi e crede nelle sue potenzialità. Fa il portiere e vive in Italia da più di 20 anni, per lui e la moglie ancora non ha chiesto la cittadinanza, ma per il figlio chiede che la legge sia cambiata: la cittadinanza va data subito a tutti coloro che nascono in Italia.
„Chi rappresenta l’Italia ai tornei internazionali non può essere straniero”. La Federazione Italiana di Bowling ha cambiato quest’anno il regolamento. Sono state elencate le prove in cui il cittadino straniero non può partecipare, ma tra queste non figurava la categoria Juniores prova del singolo. Chi ha letto la prima parte del regolamento è andato avanti nelle prove. Una volta uscito il regolamento c’era scritto invece che i cittadini stranieri non potevano giocare nei tornei nazionali. „In Italia siamo tra due sponde. Speriamo che l’anno prossimo cambi il regolamento. Non è giusto per questi ragazzi perfettamente integrati, figli di famiglie che pagano le tasse, che hanno la carta d’identità italiana e sono un esempio in tutto”, spiega Sandro Sattanino, ex-presidente della Federazione. „Giocano con gli italiani, fanno delle squadre miste, ma di fondo c’è sempre il razzismo. Sono considerati stranieri pur essendo nati qui, si nota una discrepanza di valutazioni”.
Nel suo club Tevere Power Zone ci sono molti giocatori filippini. „Da due anni abbiamo fatto un programma speciale per i giovani, i figli dei giocatori sono diventati grandi. I filippini hanno una grande cultura di bowling, nel loro paese è il quarto sport. Abbiamo anche dei fenomeni – Jasman di 12 anni – che gioca a due mani, uno stile perfetto. Sono estremamente educati, stanno attenti a non salire sull’altra pista, a non disturbare i giocatori. Se uno ostacola i tornei federali si finisce che si spingono queste persone verso tornei monetari, così si perde una parte dell’aspetto sportivo”. Jasman ha iniziato a giocare bowling a 8 anni con una mano, poi anche con la seconda. I suoi genitori sono appassionati di bowling e l’hanno portato con loro da quando era in carrozzina. “Ho vinto tante volte, metà è fortuna, met impegno. Mi alleno 3-4 ore al giorno e ho vinto ai regionali nella categoria Esordienti-Juniores. Sono nato qui, mi sento romano, non capisco perché ci hanno impedito di diventare i primi”.
„Ho faticato per qualificarmi e non ho potuto partecipare, se mi avessero dato un limite non avrei sprecato tanto fatica”, racconta Fermo, nato a Roma 18 anni fa, gioca bowling da bambino. „E’ giusto che il paese deve essere rappresentato da un italiano all’estero, ma a noi devono dare la possibilità di partecipare fino alla fine”, aggiunge Leonardo. Anche se si allenano tanto, il successo in questo sport dipende dalla giornata, dalla condizione del fisico e della psiche. Richiede concentrazione, precisione e attenzione al ritmo del corpo prima di lanciare la palla, che non va tirata ma accompagnata. Conta la ripetitività, non la forza fisica. „Le donne sono più graziose in questo sport”, racconta una madre, Maria, campionessa nel doppio nella categoria B e consigliere del club Tevere Power Zone. Il problema dei genitori filippini che giocano a bowling è lo stesso dei giovani: stanno in Italia per lavoro da 20-25 anni, ma tanti non hanno chiesto la cittadinanza perché non hanno raggiunto le condizioni richieste. Mettere insieme tutti i documenti è difficile, non riescono a dimostrare di avere abbastanza reddito e spazio abitativo, visto che tanti lavorano come portieri e hanno la casa piccola. „Gli uffici pubblici non sono informati per la documentazione che serve per la cittadinanza e spesso ti mandano da una parte all’altra, ma noi lavoriamo e non possiamo perdere tempo e spesso rinunciamo a metà strada”, conclude il marito di Maria.
Raisa Ambros(29 maggio 2013)
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