MedFilmFest 2013, protagonista è lo sguardo femminile

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Una scena da A.C.A.B All Cats Are Brilliant di Constantina Voulgaris (GRECIA) in Concorso Ufficiale
Tanti giovani registi, tante donne, e piacevoli sorprese anche dall’Italia: la 19esima e nuova edizione del MedFilmFestival 2013 presenta il meglio del cinema del Mediterraneo, avvalendosi anche quest’anno del contributo della giuria Piuculture, uno sguardo misto, fresco e trasversale di 7 uomini e donne, cittadini che vivono da anni in Italia, ma provenienti da Costa d’Avorio, Iran, Libia, Marocco, Romania, Senegal e Turchia. “Un ulteriore contributo alla conoscenza reciproca fra culture diverse” è scritto sul programma del Festival.Il Festival, dal 21 al 30 giugno presso il MAXXI, la Casa del Cinema e il cinema Dei Piccoli, si apre con Baad el mawkeaa (Dopo la battaglia) di Yousry Nasrallah, giornalista e regista egiziano a cui sarà dedicato il Premio alla Carriera, con un film di finzione che si ispira alla primavera di piazza Tahrir e in particolare alla Battaglia dei cammelli, un attacco dei seguaci di Mubarak ai manifestanti.Per il Concorso Ufficiale Premio Amore e Psiche, su 9 film in competizione 4 opere prime, 2 opere seconde e 3 opere terze, segno della vitalità delle cinematografie rappresentate (Italia, Egitto, Tunisia, Algeria, Libano, Israele, Francia, Croazia, Grecia). Un rinnovamento che riguarda sia le età che le idee dei registi: accanto a film narrativi opere che si spingono oltre i confini dei propri paesi. È il caso del libanese The Attack che mette in scena l’indagine di un marito sulla morte della moglie, attentatrice kamikaze nel cuore di Tel Aviv; o dell’italiano La leggenda di Kaspar Hauser che riattualizza il mito del giovane trovatello tedesco, già raccontato da Werner Herzog, trasportando la storia nel deserto sardo. Il francese Rengaine una libera improvvisazione jazz sull’integrazione e lo scontro tra culture e religioni che vede da una parte Dorcy, nero e cristiano, e dall’altra Sabrina, giovane nordafricana. Un semplice matrimonio, se non fosse che Sabrina ha 40 fratelli e nelle due comunità vige ancora un tabù molto radicato: neri e arabi non si devono sposare. A.C.A.B All Cats Are Brilliant, una dolorosa ricognizione sulla precarietà economica ed affettiva che affligge i ragazzi greci ed europei.
Au-delà de l'Ararat di Tulin Ozdemir (BELGIO) in Concorso Documentari
Au-delà de l’Ararat di Tulin Ozdemir (BELGIO) in Concorso Documentari
Con il Concorso Internazionale Documentari Premio Open Eyes si intrecciano “storie che, diversamente dagli anni precedenti, sono rivolte in gran parte al privato” scrive il curatore Gianfranco Pannone. “Nello svizzero Le mond est comme ça, a finire sotto la lente di ingrandimento di Fernand Melgar, sono le vicende private di alcuni ex rifugiati africani e balcanici, costretti a tornare dalla Svizzera, agognato rifugio degli ultimi, nei loro paesi. Se nel turco My Child padri e soprattutto madri parlano di figli e omosessualità senza censure (proprio di questi giorni lo scontro aperto tra laici e integralisti), non mancano le cronache incerte di questi ultimi movimentati anni: l’eco delle (fallite?) primavere arabe nel tunisino con Babylon“, girato da tre cineasti in un campo di accoglienza al confine con la Libia nato soltanto poche settimane dopo la rivoluzione tunisina. Su un arido e selvaggio territorio di confine, presto si genera dal nulla una nuova città popolata da persone di origini diverse, che parlano lingue differenti. Questa nuova Babilonia circondata da alberi e animali, assume rapidamente la forma di un centro “ordinariamente straordinario…” E ancora la storia, con le sue ferite aperte, nel belga Au-delà de l’Ararat, viaggio dalla Turchia a un’Armenia che ancora oggi è costretta a difendere la propria lingua, le proprie usanze, la propria cultura religiosa. “Film vitali, che ci permettono di conoscere un mondo non solo in crisi, ma ricco di speranze, persino di utopie necessarie perché terapeutiche, alimentate in gran parte dalle nuove generazioni”. Proprio come accade nel palestinese Art/Violence, in cui, ispirandosi ai personaggi di “Alice nel Paese delle Meraviglie”, “Aspettando Godot” e “Antigone”, tre giovani attrici affrontano l’occupazione militare e l’oppressione di genere. “Così come nel croato Blokada a far sentire la propria voce sono gli studenti universitari, che chiedono ai loro “padri” un’autentica democrazia del sapere”.
Nation Estate di Larissa Sansour (PALESTINA) in Concorso Cortometraggi
Nation Estate di Larissa Sansour (PALESTINA) in Concorso Cortometraggi
Per il Concorso internazionale cortometraggi Premio Methexis – Premio Cervantes Roma si va dall'”asfalto ribollente delle strade di Atene, ai condomini brulicanti vita e passioni di Algeri, dagli istinti soffocati di Marsiglia, ai labirinti emotivi di Istanbul, fino ai vicoli e le periferie grondanti buio e speranza di Roma. Realtà e fantasia emergono dai giovani registi del Mediterraneo, tra un qui da cui si può solo fuggire e un altrove ancora più incerto e stralunato”. La videoartista palestinese Larissa Sansour gioca la carta sci-fi di una soluzione “verticale” allo stato Palestinese: gli abitati dei Territori hanno la loro nazione sotto forma di un singolo grattacielo, il Nation Estate… La libanese Farah Shaer porta alla scoperta del “matrimonio di piacere”, con I offered you pleasure: Imane, devota vedova musulmana sciita, usa il “matrimonio di piacere” approvato dalla propria religione per raccogliere benedizioni per suo marito… La turca Nazlı Elif Durlu gioca sulle incertezze quotidiane con Later, un gruppo di amici sulla trentina si ritrova insieme nel salotto di una casa. Giocano con dei videogames, scherzano, bevono birra. Ben presto è chiaro che c’è molto di più oltre questa superficie… Lo spagnolo Pablo Larcuen si svela tra realismo fantastico con Elephant raccontando di un uomo annoiato che si ammala di una rara malattia che lo trasformerà in elefante… Il portoghese João Viana con Tabato riflette su passato e terre lontane con poesia e straniamento: un rituale in Guinea-Bissau.La Giuria Internazionale del Concorso è composta da studenti diplomandi delle Scuole Nazionali di Cinema dei paesi dell’area, e da un gruppo di detenuti di uno degli Istituti di Pena italiani aderenti al Progetto Methexis. In una riunione plenaria all’interno del carcere, le due ali della Giuria confrontano le loro scelte e designano insieme il vincitore del Premio Methexis, destinato a promuovere opere dedicate al tema del dialogo interculturale. Gli studenti assegnano inoltre il Premio Cervantes Roma.
Sonja and the Bull di Vlatka Vorkapić (CROAZIA)
Sonja and the Bull di Vlatka Vorkapić (CROAZIA)
Into the eyes of sun – Nuovo cinema croato. In occasione del suo storico ingresso in Europa, MedFilm Festival sceglie la Croazia quale Paese Ospite d’Onore dell’edizione 2013, focus all’insegna del motto “unità nelle diversità”, come insegna l’Unione Europea. Se Arsen Anton Ostojić (autore dell’acclamato A Wonderful Night in Split) è presente in Concorso Ufficiale con l’intenso Halima’s Path – indagine sulle ferite ancora aperte della guerra in Bosnia – Sonja and the Bull di Vlatka Vorkapić, tra commedia romantica e road movie, è il film di maggiore successo al box office croato degli ultimi 12 anni. Senza dimenticare i documentari che si connettono al Premio alla Carriera a Veljko Bulajić, antesignano del sottogenere spettacolare ed epico del cinema jugoslavo sull’epopea partigiana. Per concludere con una galleria di cortometraggi che scandagliano drammi familiari, ossessioni per il corpo, divertenti futuri prossimi venturi e magiche animazioni che rinnovano quella fertile tradizione partorita dai geni della Scuola di animazione di Zagabria.
Bellas Mariposas di Salvatore Mereu (ITALIA)
Bellas Mariposas di Salvatore Mereu (ITALIA)
Le perle – spazio al cinema italiano. In un panorama distributivo sempre più asfittico e omologato, la sezione si focalizza sul cinema italiano poco visibile o addirittura invisibile, che, nonostante la crisi, o forse per quello, sta tirando fuori film coraggiosi e innovativi. Tra i lungometraggi proposti troviamo Bellas Mariposas di Salvatore Mereu, adattamento dal romanzo di Sergio Atzeni nel quale si combinano realismo disperato e magia in una Cagliari periferica e inedita; Sta per piovere del regista italo-iracheno Haider Rashid, che racconta attraverso la storia di Said, immigrato di seconda generazione intrappolato negli ingranaggi della legislazione italiana, le questioni legate all’identità e al concetto di “straniero”. Concludono la vetrina sei cortometraggi inediti, tra cui il sorprendente docu-fiction La strada di Raffael.
Vers Madrid di Sylvain George (FRANCIA)
Vers Madrid di Sylvain George (FRANCIA)
Le Regard des Autres: omaggio a Sylvain George. Una sezione che è una vetrina che raccoglie i molteplici sguardi che fanno della società francese tutta, prima della sua cultura, un esempio vivacissimo di multiculturalismo. Le Regard des Autres dedica quest’anno uno spazio monografico al cinema sociale di Sylvain George, dai migranti di Calais (Les eclats) agli indignados di Madrid (Vers Madrid).A Greek ceremony – Nuovo cinema greco. In questa sezione cinema di finzione e documentaristico s’intrecciano, i registi del Nuovo Cinema Greco indagano sul presente e sul “dopo” crisi. Il vento di libertà di una nuova società civile soffia in questa vetrina, che presenta un lungometraggio, un documentario e tre cortometraggi, tra cui Out of frame di Yorgos Zois che racconta il recente divieto nel Paese di affiggere pubblicità sui pannelli per affissioni…Territorio documental dedicato alla Spagna. Tra i tanti titoli interessanti El somni (A dream) di Christophe Farnarier sulla rara figura ancora esistente del pastore transumante verso i Pirenei catalani; La maleta mexicana (The mexican suitcase) sulla storia della scoperta di una valigia contentente 4.500 negativi che i prestigiosi fotografi Robert Capa, Gerda Taro e David “Chim” Seymour fecero durante la Guerra Civile Spagnola, che sparirono e furono recuperati 70 anni dopo a Città del Messico.Sguardi dal futuro presenta i cortometraggi degli studenti di cinema che partecipano alla Giuria del Concorso Internazionale Cortometraggi, tra cui Michele nella terra (The oracle) di Grazia Tricarico sulle tracce dell’oracolo del Gargano: un mondo primitivo in cui religione e magia si fondono alla ricerca di una dimensione sovrannaturale. Death of an unbaptized angel di Hajar Setta, Marocco: una ragazza che torna nella casa dove ha trascorso l’infanzia.
Out of frame di Yorgos Zois (GRECIA)
Out of frame di Yorgos Zois (GRECIA)
Corti dalle carceri. Anche se non sono gigli di Gianluca Nieddu su “la speranza disillusa in ciò che accadrà, una volta fuori dal carcere. Da una parte l’anelito ad una vita normale; dall’altra il timore, come dice Tore, uno dei detenuti, “di non sapersi relazionare civilmente”… Io ci ho provato di Giovanna Sciuti Russi, una presa di coscienza di fronte al quesito se sia possibile fare cittadinanza attiva in contesti detentivi e di restrizione di libertà e azione sociale. Cittadini invisibili di Marco Bragaglia, una serie di interviste rivolte ai detenuti che si esprimono sui concetti di libertà, di cittadinanza e della simbologia che sottende i tatuaggi, un segno indelebile che nasce dietro i muri, “perché ti aiutano a non dimenticare mai il carcere dove sei stato rinchiuso”. Un, due, tre, cella! di Eugenio Maria Santovito racconta invece l’ultimo giorno di carcere di due detenuti: i loro pensieri, gli incontri, le riflessioni che li porteranno a una decisione sorprendente ma consolatoria nella sua dolorosa ammissione di fallimento. Una volta ero piccolo di Maria Francesca Ocone è il racconto di 10 storie che si intrecciano nel carcere di Campobasso e che sono tutte diverse, uniche; eppure tutte uguali. Youssef, Claudio, Karim, Mohamed, Aziz, Marcello, Azedine, Florin, Aniello, Giuseppe – di fronte a loro giovani studenti che per la prima volta entrano in carcere e possono scegliere da una lista di titoli una storia da conoscere. Tutte hanno una madre da raccontare, un’infanzia, un luogo caro, un errore, una speranza.A conclusione, a dominare questa variegata selezione di estetiche e Paesi c’è da dire che è quasi sempre lo sguardo e il corpo femminile, sia esso piegato dagli anni e dalla fatica delle madri coraggiose, sia esso giovane e disilluso, come quello delle protagoniste di A.C.A.B. Una presenza femminile che si fa enigma da decifrare in The Attack, o corpo da sottomettere in La leggenda di Kaspar Hauser e Rengaine. Sono loro il manifesto di un cinema (e di un’area geografica) che vive un entusiasmante fermento artistico e culturale in costante evoluzione, tenacemente ancorato al presente eppure sempre più aperto al cambiamento.

A.R.(23 giugno 2013)

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