Destinato alla formazione giornalistica di 12 giovani di origine straniera e realizzato col patrocinio della Sapienza e grazie ai fondi dell’Otto per Mille Valdese, il laboratorio di giornalismo Infomigranti è finalizzato a una campagna di informazione sui servizi per gli stranieri nel Municipio II di Roma.
La redazione di Infomigranti
Destinato alla formazione giornalistica di 12 giovani di origine straniera e realizzato col patrocinio della Sapienza e grazie ai fondi dell’Otto per Mille Valdese, il laboratorio di giornalismo Infomigranti è finalizzato a una campagna di informazione sui servizi per gli stranieri nel Municipio II di Roma.
La redazione di Infomigranti
A Carla Guanais piace essere definita cittadina del mondo perché anche se è originaria di San Paolo adora scoprire nuovi posti e sono già sei anni che vive in Italia, dove studia chimica.Anche se riconosce che il futuro è incerto, ha imparato che alla base di ogni conquista c’è l’umiltà e la perseveranza che le ha permesso di rimanere sempre molto attiva e presente per se stessa e per gli altri, dandosi sempre da fare per migliorarsi e migliorare il mondo in cui viviamo. Uno dei suoi impegni, oltre all’intenso studio della chimica, è un blog in portoghese, Sonhosnaitalia, attraverso il quale, memore della sua non facile esperienza i primi tempi del suo trasferimento, vuole aiutare i suoi concittadini a muoversi decisi nelle strade della burocrazia italiana.Carla è determinata, ha forti valori, ama ballare, cantare e studiare e forse è proprio questa la ricetta segreta che la aiuta a non mollare mai, nonostante le incertezze.E’ stata una storia d’amore che ha portato Ghiat Rammo, archeologo curdo, dalla Siria all’Italia.Infatti durante gli scavi della Missione archeologica italiana ha conosciuto sua moglie e insieme sono partiti: Turchia, Libano e infine l’Italia.Forse è proprio grazie alla sua storia che afferma di indentificarsi nel film “Nuovo Cinema Paradiso”, oltre al fatto che come ci tiene a raccontare, a Ghiat piacciono le storie di ribellione e rivoluzione dove ci sia una possibilità di cambiare le cose, come nel cinema.La sua è una storia di scavi in profondità, di ricerca d‘identità in mancanza di una cittadinanza che per anni definisse la sua, quando essere apolide era la condizione che fino ai suoi 28 anni lo ha isolato come tanti altri curdi siriani.Se pure spera di tornare un giorno in Siria e nonostante sia ancora difficile ottenere una cittadinanza, Ghiat non ha trovato difficile integrarsi in Italia.Attualmente ha modo di portare un po’ della sua cultura qui attraverso l’Asino d’oro, associazione che si occupa tra l’altro di organizzare visite guidate a Roma, in lingua araba.Come si sente una ragazza angolana di origine al suo undicesimo anno di permanenza in Italia? Italiana. E’ questo che dice di sé Josefa Trindade, rimasta sola in Italia per potersi garantire gli studi, anche dopo il ritorno in Angolia dei suoi genitori.La comunicazione e il risotto sono stati gli unici ostacoli che si sono frapposti tra lei e l’integrazione, che è stato un processo con più punti d’armonia che di dissonanza, grazie alle molteplici similitudini culturali.Non può dire lo stesso del modo di vivere l’università e la legge: in Angola c’è una dimensione collettiva, anche durante il percorso di studi, che in Italia viene spesso prevaricata da quella più individualistica.Josefa confessa di sentirsi sempre sola perché si aggiunge a quanto appena detto la difficoltà di ottenere la cittadinanza in Italia.E’ dunque un senso di solitudine interiore che fa parte del suo stato di viaggiatrice senza un’unica e sola identità: a volte a sentirla parlare sembra che Josefa si senta legata ed appartenente ad entrambi i paesi. Nonostante ciò vede comunque nel suo biculturalismo un grande punto di forza che le permette di essere più competitiva e preparata nonché aperta e con una visione più ampia della realtà.Forse questa voglia di trasmettere la propria cultura, la storia e la conoscenza delle proprie origini scorre già nelle radici dell’albero genealogico di Magheda Alielsahmi, ragazza romana di origine egiziana. E’ infatti lo spirito libero del padre e la sua capacità di integrarsi che le ha permesso di nascere a cavallo tra due culture.Ha scelto di studiare scienze della comunicazione per riuscire ad arrivare a comunicare al maggior numero di persone e insegnare la storia, la cultura e l’importanza delle radici. Il suo obiettivo è, infatti, “unire il passato con il presente per costruire un futuro migliore”.Il suo carattere forte la porta con animo resiliente a lottare per le ingiustizie, le disuguaglianze e la disinformazione e crede che un mondo diverso e migliore sia possibile attraverso l’incontro e la capacità di trasformare discorsi d’odio causati dalla disinformazione in comunicazioni consapevoli di pace. La doppia nazionalità è una fortuna e un dono da valorizzare e Magheda, questo, lo sa bene.“Ogni sogno può essere realizzato ma bisogna mettere tanta tenacia e buona volontà per farlo” dice Marianna Soronevych, caporedattrice di “Gazeta Ukrainska”, arrivata in Italia 14 anni fa per motivi di lavoro.Per questo Marianna ha cominciato a lavorare per i giornali in lingua ucraina dedicati ai migranti, fino a diventare caporedattrice della rivista ucraina piú diffusa in Italia.E’ davvero appassionata di giornalismo reputandolo uno strumento molto potente a disposizione non soltanto per informare, ma per integrare.Per Marianna scrivere significa dare voce alla propria comunità lì dove l’integrazione non è facile. Sempre guidata dalla grande passione per lo studio e la scrittura, insegue il suo sogno di una società più inclusiva, perché non riesce a non vedere nel fenomeno migratorio un punto di forza per tutti. “Spero che i miei studi saranno utili sia per la mia comunità, che per le relazioni economiche e politiche fra il mio paese natale e Italia” ma nel suo cuore l’Ucraina avrà sempre un posto molto specialeQuando si migra è molto probabile che il viaggio e la scoperta diventino la propria passione. Questo è proprio il caso di Nadia Plamadeala, in Italia dal 2007, ma nata e cresciuta a Chisinau, capitale della Moldavia. Ama la sua terra e i valori e le tradizioni legate al suo popolo e alla sua nazione e qui, in Italia, ha scelto di studiare turismo. Roma in particolare le offre tantissime possibilità e la stimola ogni giorno attraverso le sue perle di bellezza.Nadia si impegna ogni giorno per far sì che uno straniero possa sentirsi accolto come lei è stata a Roma, dove oggi lavoa presso la catena alberghiera Leonardi. E’ intraprendente, determinata e un mix scoppiettante di diverse culture che le permette di vivere la multiculturalità in maniera trasversale, dinamica e aperta.Lei stessa afferma che bisogna essere pronti ed aperti verso la nuova cultura, “altrimenti” – dice – “si rischia di creare una piccola enclave del proprio paese nel luogo che ti ha accolto”.L’amore per l’Italia le è nato grazie ai film Lizzie McGuire con Hilary Duff e Way of a Dragon con Bruce Lee e Chuck Norris e il suo nome è sia Naigian, ma anche Alice.Naiqian Wang è nata a Harbin, una grande città nel nord-est della Cina. Ha studiato l’inglese dalla seconda elementare e l’italiano all’università e Alice è il nome europeo che utilizza per agevolare la comunicazione viaggiando e soprattutto parlando l’inglese.Attualmente studia all’Università di Tor Vergata a Roma, ma il suo viaggio per studiare è iniziato molto presto: lo studio è infatti il motore che la muove, insieme alla sua grande forza e entusiasmo.La determinazione le fa superare paure, solitudine e dispiaceri perché sa che un giorno verrà ripagata per questo.Ci sono degli aspetti della cultura italiana che non la fanno sentire pienamente integrata come le difficoltà legate alla cittadinanza o alcuni aspetti del culto e della religione.Alice aspira infatti di tornare a lavorare in Cina perché culturalmente si sente più vicina alla sua terra e alle sue tradizioni, ma Roma rimane la città sognata da bambina che la renderanno la donna forte e fiera del domani.Ha solo 27 anni, ma il suo spirito curioso e attivo lo vede partecipe di moltissime realtà nella capitale.Nibir Rahman è di origine bengalese ed è in Italia da ormai 15 anni.Studente di Ingegneria Aerospaziale, interprete presso la Commissione protezione internazionale, membro di un progetto di doposcuola per giovani bengalesi nelle periferie romane e appassionato di comunicazione, sociale, letteratura e cinema, dedica tantissima della sua energia agli altri.La sua è una felice storia di integrazione gli ha dato molti strumenti a cavallo tra le due culture, quella di origine e quella di arrivo che Nibir sceglie di investire nel capire e aiutare gli altri.La sua capacità di curare le sue radici e metterne delle altre, qui e ora, spera che lo porterà a conciliare anche quel biculturalismo che finora lo ha così stimolato e integrato.Chioma folta e riccia, pelle nera, due occhi che brillano, che sanno ridere e arrabbiarsi, è Sara Gomida, 29 anni, studentessa di giurisprudenza con la passione per il giornalismo, con la voglia di raccontare e di scrivere le storie di chi non può difendersi da solo.Sara è in cerca di una sua identità tra una parola in tigrino e un’abitudine occidentale. Ma in realtà, la sua vera identità è al di sopra delle stesse culture di appartenenza.La sua lotta interiore ha infatti origine da conflitti e contraddizioni che fanno parte della storia tra i due paesi ai quali sente di appartenere: colonizzatore e parte lesa convivono in lei rendendo non facile questa ricerca d’identità.Oltre a scrivere Sara disegna e dipinge, il più delle volte come valvola di sfogo nelle giornate in cui si sente arrabbiata.Takoua è nata in Tunisia e abita a RomaDella sua infanzia ricorda più l’Italia che la Tunisia anche perché quando è arrivata con la famiglia aveva appena otto anni.La prima difficoltà che ho avuto era la lingua italiana e l’alfabeto latino, oggi chi ascolta Takoua Ben Moahmed quando parla italiano non direbbe mai che è nata in un altro luogo con l’accento romano che ha.E’ una ragazza molto attenta a mantenere le sue due culture vive e sceglie infatti di frequentare attivamente la comunità tunisina che rappresenta per lei anche la sua famiglia: la storia e la cultura tunisina e musulmana e spesso partecipa alle discussioni tanto politiche quanto socio-religiose, portando il suo ricco punto di vista.In Italia è difficile per lei sentirsi 100% parte della comunità causa cittadinanza.Non avere la cittadinanza, racconta, vuol dire affrontare delle difficoltà quotidiane sia burocratiche che personali.Ma Takoua non perde la speranza, perché, come dice lei: “Vivere due culture è una opportunità che ci arricchisce e mi permette di guardare al futuro con coraggio”.E’ un percorso travagliato e con molti ostacoli, quello di Tetyana Feshak in Italia. Ma spesso le strade meno facili e battute, sono proprio quelle che fanno più comprendere il valore del viaggio.Il carattere pratico di Tety le fa superare velocemente l’ostacolo linguistico iniziale e molto presto diventa la più brava del suo corso di italiano e l’Associazione Insieme-Immigrati Italia le propone di insegnare italiano ai bambini stranieri. E’ così che inizia tutto e Tety sono ormai otto anni che vive stabile a Formia.Non la ferma nemmeno lo stato di clandestinità a causa del quale è stata costretta a vivere nel buio per due anni, subendo un’angoscia quotidiana.Tety, nonostante tutto, è proiettata al futuro: da un anno vive con amici a Formia, adesso insegna italiano agli stranieri è esaminatore Celi ed è corsista nel Laboratorio di giornalismo sociale Infomigranti.“Casa mia? Ormai quella in Ucraina non è più casa mia ma neanche l’Italia è casa mia. Il viaggio continua sempre.”Valerija Saymova è partita dalla Russia per inseguire il proprio sogno: studiare storia dell’arte a Roma. E’ appassionata di bellezza in tutte le sue forme e proprio attraverso la sua bellezza multidimensionale, l’Italia è riuscita prima ad incantarla e poi a conquistarla.Infatti quello che era iniziato come un viaggio di piacere si è trasformato poi nell’inizio di una storia più importante.Valerija vive da ormai tre anni nella città eterna dove sta proseguendo gli studi iniziati in Russia.Grazie al suo carattere coraggioso e alla sua natura curiosa, sempre alla ricerca di bellezza e armonia, è riuscita a cogliere aspetti profondi della cultura italiana che continuano a farla sentire stimolata e decisa a proseguire sulla strada iniziata. Questa promettente ragazza ha dichiarato che “L’Arte è la salvatrice del mondo” e grazie alla consapevolezza che essere straniera per lei non è uno svantaggio, è determinata a continuare a fare della sua esperienza un continuo punto di forza tra ispirazione, bellezza e apprendimento.